DBST Gerola Berengario

Verona, 24 febbraio 1908 – Trento, 29 luglio 1953

Berengario Gerola nacque a Verona il 24 febbraio 1908, primo figlio di Giuseppe, allora direttore del Museo civico della città, e di Ernesta Cena. Iniziò gli studi medi a Ravenna, dove il padre era divenuto nel 1910 soprintendente ai monumenti della Romagna, e nel 1924 si diplomò al Liceo ginnasio di Trento, città in cui il padre nel 1920 era stato nominato dirigente dell’Ufficio regionale per i monumenti, le belle arti e le antichità. Si iscrisse quindi alla facoltà di lettere dell’Università di Firenze dove si laureò col massimo dei voti e la lode nel 1929, discutendo una tesi sui nomi di luogo del comune di Miola di Piné. Nello stesso anno a Torino iniziò un corso di perfezionamento in linguistica indoeuropea con Matteo Bartoli, che poi proseguì a Firenze con Giacomo Devoto e Giorgio Pasquali fino al diploma conseguito nel 1931. Socio dell’Accademia roveretana degli Agiati nel 1933, l’anno seguente, dopo aver vinto una cattedra al Liceo classico “Giosuè Carducci” di Bolzano, fu chiamato da Carlo Battisti all’Istituto di glottologia di Firenze per lavorare al progetto del Dizionario toponomastico atesino e, ottenuta la libera docenza nel 1935, per insegnarvi glottologia romanza. Furono anni di lavoro intenso ma difficile per la ferrea determinazione di Gerola a non aderire al Partito fascista: nonostante nel 1938 avesse ottenuto l’idoneità all’insegnamento universitario per la cattedra di glottologia a Cagliari, solo le richieste di Battisti ai ministri De Vecchi prima e Bottai poi gli consentirono di prolungare il suo distacco a Firenze fino al settembre del 1939. Verso la fine di quell’anno però decise di lasciare l’Italia trasferendosi a Copenaghen, nella cui università tenne il lettorato di lingua e letteratura italiana fino al dicembre del 1943. Dopo l’armistizio, per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti, lasciò la Danimarca riparando in Svezia, dove riprese a lavorare come lettore di lingua e letteratura italiana all’università di Göteborg. Lì rimase fino al 1951 quando, già colpito da un male incurabile, rientrò in Italia dove morì a Trento il 29 luglio 1953 e fu sepolto accanto al padre nel cimitero di Montagnaga di Piné.

Dal punto di vista della ricerca, il periodo fiorentino fu caratterizzato dal predominio dell’indagine toponomastica, di cui è testimonianza il suo contributo sui nomi di Laiòn (comune nel Basso Isarco) nel quinto volume e i suoi Indici etimologici nel primo volume del Dizionario toponomastico atesino: nel saggio Correnti linguistiche e dialetti neolatini nell’area retica, sulla base del materiale raccolto nel Dizionario, riprese poi in esame l’intero problema della posizione che occupano fra di loro i tre gruppi ladini, giungendo a conclusioni innovative circa la loro presunta unità e i loro rapporti con i dialetti settentrionali.
Il volontario esilio in Danimarca segnò però una cesura nella sua attività di ricerca nel campo della linguistica: il periodo nordico appare infatti segnato da nuovi interessi per più ampi problemi di stilistica, sintassi e morfologia romanza, come provano ad esempio i due articoli del 1950 sul Nominativo plurale in -as nel latino e il plurale romanzo e sugli Aspetti della sintassi del nominativo e dell’accusativo. Nello stesso anno uscì peraltro il saggio Sul rapporto logico fra etimo e toponimo, che sembra quasi un bilancio fra l’esperienza fiorentina e l’apporto della scuola svedese.
Il trasferimento nel Nord Europa ovviamente pesò in maniera determinante sulla sua attività di storico del territorio trentino, che si interruppe pressoché del tutto dopo il 1939. Come la tesi di laurea anche i suoi primi articoli furono dedicati ad alcuni aspetti della storia bassomedievale dell’altopiano di Piné e di altre zone limitrofe, terre a lui consuete – e già care anche agli studi di suo padre – per le frequenti vacanze trascorse nella casa di famiglia a Montagnaga, ma pure territori in cui poteva osservare, in piccolo, un tardo esempio di quella concorrenza tra “substrato neolatino” e “soprastrato tedesco” che a Firenze sarebbe stata al centro dei suoi studi toponomastici. Lavori come I confini storici di Pinè o Gli stanziamenti tedeschi sull’altopiano di Pinè conservano ancora oggi la loro validità e sono la testimonianza della tempra di ricercatore che avrebbe poi dimostrato nella sua carriera universitaria, interrotta purtroppo da una morte precoce.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Sull’origine del documento perginese del 1166, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 10 (1929), pp. 72-79.
  • I nomi di luogo del Trentino documentati prima del 1000, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 12 (1931), pp. 3-21.
  • I confini storici di Pinè, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 12 (1931), pp. 335-347.
  • Gli stanziamenti tedeschi sull’altopiano di Pinè nel Trentino orientale, in “Archivio Veneto”, 62 (1932), pp. 1-147, 129-188.
  • Il più antico testo neolatino dell’Alto Adige. Ricerche linguistiche e questioni di metodo in una zona mistilingue, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 14 (1933), pp. 255-274; 15 (1934), pp. 126-153, 331-351.
  • Sul neolatino medievale di Bolzano e del tratto atesino, in “L’universo”, 16 (1935), pp. 895-611, 1045-1079; 17 (1936), pp. 33-48.
  • I nomi locali del comune di Laion. Terzo contributo al Dizionario Toponomastico Atesino, in “Archivio per l’Alto Adige”, 30 (1935), pp. 623-734; 31 (1936), pp. 169-259.
  • Indici etimologici al primo volume del Dizionario Toponomastico Atesino, Firenze, Tipocalcografia classica, 1938.
  • Correnti linguistiche e dialetti neolatini nell’area retica, in “Archivio per l’Alto Adige”, 33 (1938), pp. 477-589; 34 (1939), pp. 143-272.
  • Introduzione allo studio della toponomastica nella Venezia Tridentina, Firenze, Le Monnier, 1939.

 

Bibliografia su Berengario Gerola (in ordine cronologico)

  • Gerola Berengario, in Antonio Rossaro, Dizionario degli uomini illustri trentini (dattiloscritto inedito conservato presso la Biblioteca Civica “G. Tartarotti”, Rovereto, Ms. 20.6, 1950 circa).
  • Umberto Tomazzoni, Ricordo di Berengario Gerola, in “L’Adige”, 28 ottobre 1953.
  • Carlo Battisti, Gli studi di Berengario Gerola sulla toponomastica alto-atesina, in “Alto Adige”, 31 ottobre 1953.
  • Giulio Tomasini, Berengario Gerola, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 32 (1953), pp. 505-510.
  • Carlo Battisti, In memoria di Berengario Gerola (Verona, 1908-1953, Montagnaga, Pinè), in “Archivio per l’Alto Adige”, 48 (1954), pp. III-XVI.
  • Giorgio Caragață, Berengario Gerola (Verona, 1908-1953, Montagnaga di Pinè-Trento), in “Orbis, Bulletin Internationale de Documentation Linguistique”, 3 (1954), pp. 347-354.
  • Umberto Tomazzoni, Carlo Berengario Gerola, in “Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati”, 203 (1954), pp. XXVII-XXX.
  • Gisela Framke, “Una documentazione granitica dell’italianità atesina” – Zur Geschichte des “Dizionario Toponomastico Atesino” in seinem Anfängen, in Sive Padi ripis Athesim seu propter amoenum. Studien zur Romanität in Norditalien und Graubünden. Festschrift für Giovan Battista Pellegrini, hrgs. v. Johannes Kramer, Hamburg, Buske, 1991, pp. 103-113.
  • Gerola Carlo Berengario, in Un secolo di vita dell’Accademia degli Agiati (1901-2000). I Soci, a cura di Gauro Coppola, Antonio Passerini, Gianfranco Zandonati, Rovereto,
  • Accademia roveretana degli Agiati, 2003, pp. 562-563.

Marco Bettotti