DBST Vincenzo Casagrande

Cembra, 18 luglio 1867 – Trento, 2 febbraio 1943

Vincenzo Giacomo Casagrande nacque come secondogenito di Francesco e di Maria Gottardi il 18 luglio 1867. All’età di cinque anni era già orfano di padre e anche i suoi quattro fratelli e due sorelle morirono tutti in età infantile. Dal 1875 al 1880 frequentò le scuole elementari a Trento presso la “Scuola civico-popolare maschile” e successivamente, fino al 1888, l’“Imperiale Regio Ginnasio Superiore”, ottenendo la maturità il 23 luglio 1888. Entrò quindi nel Seminario teologico, dove assolse il quadriennio filosofico-teologico fino al 30 luglio 1892. Ancora prima di terminare gli studi venne ordinato sacerdote il 26 dicembre 1891 dal principe vescovo Eugenio Carlo Valussi. Nell’estate seguente, il 23 agosto 1892, fu nominato cooperatore della parrocchia di Cembra ma già un anno dopo, il 2 ottobre 1893, venne nominato cappellano e segretario del vescovo Valussi, incarico che tenne fino alla morte del vescovo stesso nell’ottobre 1903. In quegli anni don Casagrande apprese da Valussi l’interesse e la cura per i beni storico-artistici dell’episcopio, della cattedrale e della diocesi e, mediante lo studio privato e la trattazione concreta della materia, acquisì un’eccellente formazione nel campo della conoscenza, della conservazione e della tutela dei beni storico-artistici. Un primo lavoro consistette nell’ordinamento, catalogazione e restauro della raccolta vescovile di stampe, quindi promosse il restauro della preziosa raccolta di sette arazzi fiamminghi acquistati nel XVI secolo dal principe vescovo Bernardo Cles, che dopo il restauro vennero esposti in due sale dell’edificio del Collegio principesco vescovile. La collezione costituì il primo nucleo del Museo Diocesano Tridentino, eretto nel novembre-dicembre 1902 (provvisto di statuto nel gennaio 1907), del quale don Casagrande divenne direttore. Il nuovo vescovo Celestino Endrici (dal marzo 1904) lo confermò in quegli impieghi.
Nel 1905, in occasione delle celebrazioni diocesane per il XV centenario della morte di san Vigilio, Casagrande curò l’organizzazione di una mostra di arte sacra, con relativo catalogo. Nel dicembre di quell’anno fu istituita nel curricolo degli studi teologici del Seminario diocesano la cattedra di Arte sacra e Archeologia cristiana; si trattava di dare consapevolezza ai sacerdoti dell’importanza del patrimonio d’arte sacra che essi avrebbero dovuto custodire. Oltre che ai chierici in formazione, l’impegno di don Casagrande si indirizzò anche al clero in servizio, istituendo “corsi residenziali d’arte religiosa” con un programma mirante a incrementare nel clero diocesano conoscenze teoriche e capacità gestionali. Le realizzazioni di don Casagrande suscitarono presto l’attenzione di altri vescovi austriaci e cominciarono a fare scuola.
L’8 marzo 1908 venne nominato Conservatore per i monumenti nella sezione per il Tirolo e Vorarlberg della “Zentral-Kommission für Erforschung und Erhaltung der Kunst- und historischen Denkmäle”, dapprima con responsabilità per i distretti di Cles, Tione e Riva e, dal maggio 1913 fino alla fine della guerra mondiale, per l’intero Trentino. Don Casagrande dirigeva anche una Commissione diocesana “per la conservazione dei monumenti ecclesiastici e dei documenti”. La sua opera si esplicò non soltanto all’interno dell’ufficio di Curia, ma percorrendo il territorio e visitando chiese e canoniche fino a raggiungere una conoscenza capillare di tutto il patrimonio storico artistico – non solo degli enti diocesani ma anche di molte istituzioni civili e di privati cittadini.
Durante la guerra don Casagrande diede fondo a tutte le sue energie fisiche e spirituali e a tutta la sua capacità organizzativa per ricoverare in qualche modo in sicurezza pale d’altare, statue, suppellettili, argenteria sacra, ma anche campane (quelle che non vennero requisite dalle autorità militari), paramenti, come pure documenti e archivi. Nell’opera di salvataggio don Casagrande ottenne un’apprezzabile collaborazione da parte delle autorità militari che controllavano il territorio, cercando tuttavia di evitare il più possibile ogni trasferimento dei beni fuori provincia. Tanto lavoro venne riconosciuto con il conferimento il 19 dicembre 1917 della Croce di Cavaliere dell’Ordine di Francesco Giuseppe I.
All’indomani della guerra il Trentino, specialmente nella “zona nera”, mostrava ferite gravissime. Un aspetto spettrale avevano anche le fabbriche delle chiese. Ricostruire e ri-arredare era questione non soltanto pratica e funzionale, ma contributo essenziale alla ripresa morale e sociale degli individui e delle comunità. Venne costituita in diocesi una “Commissione per la riedificazione delle chiese” che aveva il compito sia della ricostruzione degli edifici sia del ricupero e ricollocazione degli oggetti di arredo e d’arte che esse ospitavano, come pure di rilevare e quantificare i danni in vista di eventuali indennizzi. La Commissione trentina si collegò già nel 1919 con l’“Opera di soccorso per le chiese rovinate dalla guerra” istituita per il Triveneto presso il Patriarcato di Venezia. Don Casagrande fu presidente anche di un analogo “Commissariato per i monumenti e i documenti ecclesiastici” voluto nel 1923 dalla Santa Sede in ogni diocesi. Riprese anche il funzionamento della cattedra di Arte sacra e Archeologia cristiana nel Seminario teologico.
Più difficile fu per don Casagrande ottenere riconoscimenti e impieghi istituzionali negli uffici di tutela storico-artistica del nuovo Stato italiano e della nuova Provincia della Venezia Tridentina. Accampando supposti motivi di differenze di impostazione e di modus operandi degli uffici italiani rispetto ai passati omologhi austriaci, don Casagrande non venne inserito nella Commissione statale italiana addetta al ricupero delle opere d’arte e storia di proprietà ecclesiastica, ignorando una esplicita richiesta del vescovo Endrici in tal senso. La persona e le competenze del sacerdote vennero però progressivamente riconosciute e valorizzate dai nuovi uffici statali e provinciali italiani, quanto meno a titolo di rappresentante diocesano e consulente vescovile. In effetti il rapporto di don Casagrande con i Commissari generali della Venezia Tridentina e con il nuovo capo dell’“Ufficio dei monumenti, delle belle arti delle antichità della Venezia Tridentina” Giuseppe Gerola, furono positivi e continuativi. Il 22 febbraio 1925 il “professore cavaliere Don Vincenzo Casagrande” venne nominato “Regio Ispettore onorario degli oggetti d’arte del circondario di Trento”. Il re Vittorio Emanuele III il 18 dicembre 1921 conferì a don Casagrande il titolo di “Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia”.
L’attività di don Casagrande si dispiegò assidua e puntuale nello svolgimento del suo ufficio di responsabile per l’Arte sacra in Curia diocesana, nell’impegno di sensibilizzazione e formazione del clero diocesano, nei corsi della cattedra di Arte sacra e Archeologia cristiana dello Studio Teologico e infine nella direzione e cura del Museo Diocesano, per il quale cercava una sede adeguata: un obiettivo che non vide realizzato. All’inizio degli anni Trenta le conoscenze teoriche e gli indirizzi gestionali da lui maturati trovarono la loro sistematizzazione nell’importante saggio L’arte a servizio della Chiesa (1931-1932).
A metà degli anni trenta don Casagrande rimase vittima in sequenza di due gravi incidenti stradali che ne minarono la salute e le capacità operative. Nell’ottobre del 1936 venne pertanto sollevato dai suoi incarichi, mantenendo soltanto – e a titolo poco più che nominale – l’appartenenza alla Commissione diocesana d’arte sacra e la direzione del Museo. Morì il 2 febbraio 1943 e fu sepolto nel cimitero di Trento. I necrologi dell’epoca riportano, accanto all’elencazione dei suoi uffici e realizzazioni e all’apprezzamento della sua laboriosità e competenza, il ricordo dell’amabilità del carattere, della profonda religiosità, della disponibilità all’aiuto pastorale dei confratelli sacerdoti, infine la carità verso tutti.
Il suo archivio si trova depositato presso il Museo Diocesano Tridentino (inventario a cura di Elena Bertagnolli e Cinzia Groff); altre carte si trovano presso l’Archivio Diocesano Tridentino (Fondo Sacerdoti e Archivio del Seminario Arcivescovile, fondi Archivio amministrativo e Archivio scolastico) e presso la Biblioteca Diocesana Vigilianum.

Bibliografia di don Casagrande (limitatamente alle opere di storia dell’arte)

  • Arazzi fiamminghi, preziose memorie dei principi vescovi di Trento, Trento, Artigianelli, 1903.
  • Catalogo illustrato degli oggetti ammessi alla Mostra di arte sacra tenuta a Trento in occasione del XV centenario della morte di S. Vigilio, (15 giugno-15 luglio 1905), Trento, Comitato diocesano, 1905.
  • La chiesa di S. Vigilio in Rendena eretta sul luogo del martirio, in XV centenario della morte di S. Vigilio vescovo e martire. Scritti di storia e d’arte, Trento, Comitato diocesano, 1905, pp. 201-226.
  • Catalogo del Museo Diocesano di Trento, Trento, Comitato diocesano, 1908.
  • Il Museo Diocesano di Trento, in “Arte Cristiana” 1 (1913), pp. 225-234.
  • Die Konzilstadt Trient,in Trient und die kirchliche Renaissance. Schauplatz, Verlauf und Ertrag des Konzils von Trient, hrsg. von Heinrich Swoboda, Wien, Holzhausen, 1915, terza ed., pp. 9-28.
  • Ricostruzione delle chiese rovinate dalla guerra nella diocesi di Trento, in Per il XXV° anno di episcopato di S. A. Rev.ma mons. Celestino Endrici. Note e ricerche di storia trentina, Trento, Tridentum, 1929, pp. 9-17.
  • L’arte a servizio della chiesa,Torino, SEI, 1931-1932 (1: La casa di Dio. Nozioni generali, costruzione, decorazione, arredamento, 1931; 2: Iconografia cristiana, 1932).

Bibliografia su Vincenzo Casagrande

  • Gualtiero Adami, Nobili figure scomparse: mons. Vincenzo Casagrande (1867-1943), in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 49 (1970), pp. 265-273.
  • Domenica Primerano, Vincenzo Casagrande, in Il Duomo di Trento tra tutela e restauro 1858-2008, a cura di Domenica Primerano, Sandro Scarrocchia, Trento, Museo Diocesano Tridentino, 2008, pp. 249-255.

Severino Vareschi