Cles, 22 settembre 1921 – Trento, 12 giugno 1996

Primo dei sei figli di Alfredo, un “viaggiatore di commercio” di Trento, e di Maria Helfer, di Mezzolombardo, Aldo Gorfer frequentò le scuole elementari a Trento dove i genitori si erano trasferiti poco dopo la sua nascita. La famiglia, di radicata fede cattolica, lo mandò a studiare nel Seminario minore arcivescovile dove frequentò le medie e il ginnasio. Superato il liceo classico, nel 1940 si diplomò pure all’Istituto Magistrale. Nell’autunno del 1941 si iscrisse all’università a Milano. Concluderà gli studi universitari a metà degli anni Cinquanta, a Urbino, discutendo una tesi di antropo-geografia con il prof. Giovanni Maria Villa, celebre glaciologo.
Nel dicembre 1941 fu chiamato sotto le armi nei “battaglioni universitari”. Vi restò sino all’8 settembre 1943 quando, raggiunto dall’armistizio in Friuli, lasciò in tutta fretta la divisa militare e attraverso le montagne raggiunse, a piedi, il Trentino. Per non finire arruolato nel CST o nella FLAK (i corpi militari dell’Alpenvorland) si allontanò da Trento e finì “imboscato” in una canonica nel Lomaso. Fu in quei mesi che Gorfer cominciò a rovistare fra gli archivi parrocchiali, a compiere lunghe camminate nelle valli Giudicarie e sui monti, a maturare quella vocazione di antropo-geografo che avrebbe trasferito, in età matura, nei suoi reportage e nei libri.
Passata la guerra, gli fu proposto un impiego da giornalista. Avrebbe potuto andare all’“Alto Adige” di Bolzano, controllato dal Comitato di Liberazione nazionale; preferì “Il Popolo Trentino”, un foglio di chiara impronta cattolica, fondato e diretto da Flaminio Piccoli. Quando “Il Popolo Trentino” divenne “L’Adige” (1° marzo 1951), Aldo Gorfer diventò “redattore viaggiante” (inviato speciale), qualifica che mantenne fino al 1977 quando, superato un infarto cardiaco, chiese di essere collocato in pensione. In redazione peraltro c’era raramente: seguiva quelle inchieste che poi, condensate in fortunati libri, lo avrebbero reso celebre e amato dai lettori. A partire dal marzo 1952 cominciò a pubblicare su “L’Adige” una lunga serie di “Itinerari Alpini” e approdò a un impegno di giornalista-ecologista ante litteram; per quanto scrivesse sul giornale del partito di governo non fu mai pesantemente intralciato nel suo lavoro di cronista anche perché, prima di scrivere, si documentava con puntiglio. Mai tenero con se stesso, spesso critico con gli uomini di potere, intervistava gli amministratori comunali e provinciali con la competenza di chi, prima, si era documentato a fondo. Timido e schivo, diventava un leone quando sapeva di combattere la giusta battaglia. Fece anche qualche sortita in Europa per l’agenzia nazionale ASCA di Roma: seguì la “primavera di Praga” (1968) e le rivolte studentesche di Parigi (1968-1969).
Aldo Gorfer fu testimone delle storie della gente di montagna, dei villaggi abbandonati, delle tradizioni scomparse o accantonate, delle migrazioni cicliche, in una Provincia che con fatica cercava un riscatto e un’autonomia piena; quelle descrizioni dei villaggi e delle valli, di popolazioni e di abitudini, le calava in un contesto comunitario, descrivendo così l’evoluzione moderna del Trentino-Alto Adige.
Fin dalla fondazione, nel 1948, fece parte della “Società di Scienze Naturali del Trentino” (fu anche componente della Direzione); fu membro dell’Accademia roveretana degli Agiati (dal 1964) e di quella del Buon Consiglio (antica Accademia degli Accesi), nonché socio di “Studi Trentini di Scienze Storiche”. Nel 1985 fu designato presidente del Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige, carica che tenne poco più di anno. Fu direttore del suo giornale, “l’Adige”, dal 21 al 28 maggio 1994: non ottenne però la fiducia dei redattori e rassegnò subito le dimissioni.
La sua morte, a 74 anni, lasciò in sospeso alcuni lavori, come il quinto volume della sua monumentale Guida ai castelli del Trentino.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • I castelli del Trentino, con introduzione di Antonio Zieger, Trento, Monauni, 1958.
  • Trento città del Concilio: ambiente, storia e arte di Trento e dintorni, Trento, Monauni, 1963; 2. ed.: Trento, Arca, 1995.
  • Guida dei castelli del Trentino, Trento, Saturnia, 1965.
  • Solo il vento bussa alla porta, Trento, Saturnia, 1970.
  • Gli eredi della solitudine. Viaggio nei masi di montagna del Tirolo del sud, Calliano, Manfrini, 1972.
  • Le valli del Trentino. 1: Trentino occidentale, Calliano, Manfrini, 1975; 2: Trentino orientale, Calliano, Manfrini, 1977.
  • Emigrazione trentina (con Renzo Gubert e Umberto Beccaluva), Calliano, Manfrini, 1978.
  • Terra mia. Paesaggio sacro, paesaggio contadino, quando la gente si trovava assieme, Trento, Saturnia, 1980; Terra mia. Storia e paesaggio, comunità e paesaggio, Trento, Saturnia, 1981.
  • Il pane di Sant’Egidio. Genti e paesaggi dell’Alto Adige, Trento, Saturnia, 1983.
  • I castelli del Trentino. Guida, Trento, Provincia. Servizio beni culturali, 1985-1994.

Bibliografia su Aldo Gorfer

  • Per Aldo Gorfer. Studi, contributi artistici, profili e bibliografia in occasione del settantesimo compleanno, Trento, Provincia. Assessorato all’istruzione, attività e beni culturali, 1992 (a pp. 73-130, catalogazione di 443 interventi sulla stampa).
  • Giorgio Grigolli, Ricordo di Aldo Gorfer, in “L’Adige”, 13 giugno 1996.
  • Gino Tomasi, Aldo Gorfer, in “Natura Alpina”, 47 (1996), n. 1, pp. 39-41.
  • Alberto Folgheraiter, Aldo Gorfer, un giornalista senza padroni, in “Strenna Trentina”, 1997, pp. 184-185.
Alberto Folgheraiter