Antonio Mazzetti

(Trento, 1784 – Milano, 1841)

Figlio di Bartolomeo (artigiano di modesta estrazione, originario di Ala) e di Anna Phanzelter vedova Berti. Compì i primi studi presso il seminario di Trento; abbandonata la carriera ecclesiastica, si trasferì a Vienna, dove dal 1802 si dedicò allo studio del diritto. Dopo la pace di Presburgo e il passaggio del Tirolo sotto il governo bavaro, si trasferì a Innsbruck per concludere gli studi, laureandosi nel giugno del 1806. Tornato in Trentino, qui effettuò il tirocinio necessario, secondo il codice bavaro, per esercitare l’avvocatura: prima a Lavis presso lo studio del fratellastro Bartolomeo Berti e poi a Rovereto presso l’ufficio pretorio. Si dimostrò tanto capace che gli fu permesso, in via eccezionale, di concludere il praticantato in un solo anno. Superato nel maggio 1807 l’esame e prestato giuramento, avviò una brillante carriera di avvocato, che proseguì in periodo italico, lavorando presso la Corte di giustizia civile e criminale del Dipartimento dell’Alto Adige. Pur essendo avvocato di provincia, nel gennaio del 1812 ottenne il permesso dal ministro della giustizia di arringare presso la Corte d’appello di Brescia, dalla quale dipendeva la Corte di Trento. Con l’insediamento della sovranità asburgica a Trento, abbandonò l’avvocatura per passare alla magistratura – ramo senz’altro più promettente per una eventuale ascesa di carriera, dal momento in cui l’ordinamento giudiziario austriaco concedeva pochissimo spazio al ruolo stesso dell’avvocato (specialmente in campo penale, dove la figura del difensore era del tutto assente): nel novembre 1813 venne dunque nominato procuratore generale presso la Corte civile e criminale (per qualche mese anche Corte d’appello provvisoria) di Trento. Dopo un breve periodo ad Innsbruck come consigliere del Tribunale d’appello tirolese, nel maggio del 1816 fu promosso consigliere del Senato Lombardo-Veneto del Supremo Tribunale di Giustizia, sedente a Verona, e in queste vesti fu direttamente coinvolto, come relatore di terza istanza, nei celebri processi per alto tradimento dei primi anni Venti istruiti dapprima a Venezia e poi a Milano contro gli aderenti alla Carboneria e alla Federazione Italiana. Nel marzo del 1824 venne scelto per presiedere il Tribunale civile di Milano e nel novembre 1832 il Tribunale d’Appello lombardo. Nel luglio 1833 fu elevato alla dignità di consigliere intimo dell’imperatore e nel gennaio 1836 assunse anche la presidenza del Superiore Tribunale di Finanza. Nel settembre 1838, in occasione dell’incoronazione di Ferdinando I a re del Regno Lombardo-Veneto, venne insignito del cavalierato della Corona di ferro di seconda classe che gli valse l’annesso titolo di barone, con il predicato di Roccanova.

Tra i principali esponenti di quella generazione che, nonostante la modesta estrazione, fu capace di costruirsi una prestigiosa carriera nell’amministrazione asburgica, Mazzetti fu dunque una figura di primissimo piano dell’apparato giudiziario lombardo-veneto, di cui arrivò ai vertici. Le permanenze giovanili a Vienna e Innsbruck, il periodo a Trento (nella cui élite cittadina si inserì anche grazie al matrimonio con un’esponente della nobiltà locale, Lucia Sardagna di Hohenstein) e poi le residenze lombardo-venete negli anni della maturità – Verona e ancor più Milano – gli permisero di entrare in contatto con diversi milieu e tradizioni culturali, di accedere a molteplici letture di carattere giuridico, ma anche storiografico, letterario e filosofico, come pure di ampliare sempre più le sue reti di conoscenze, riverberate nel fittissimo carteggio – conservato, con il suo archivio, nella Biblioteca comunale di Trento. Fu inoltre membro di numerose accademie e società, tra le quali il Ferdinandeum di Innsbruck, l’Accademia roveretana degli Agiati, l’Accademia Bavarese delle Scienze.

Accanto all’attività professionale egli coltivò sempre una passione storiografico-erudita, che si tradusse specialmente nella raccolta di libri, documenti e manoscritti: una raccolta di carattere tematico, relativa cioè soprattutto alla storia medievale e moderna del Trentino, di cui Mazzetti rivendicava l’identità culturale italiana. Mazzetti, come del resto altri funzionari asburgici che come lui si erano formati tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo e che pure si erano dedicati a studi storici e letterari, mostra bene come a questa altezza cronologica fosse possibile concepire il Trentino quale territorio culturalmente italiano e farsi promotori di tale nesso culturale, senza per questo mettere in alcun modo in discussione l’assetto politico-statuale entro cui si collocavano i territori italiani dell’impero austriaco; come, insomma, non vi fosse alcuna contraddizione tra l’assoluta fedeltà alla corona asburgica e una tensione culturale orientata verso sud.

L’attività di Mazzetti come autore di testi storici fu invero piuttosto modesta: pubblicò un solo volume, sulle relazioni tra Trento e Cremona (1831), di cui sono state rilevate diverse ingenuità metodologiche. Una biografia di carattere marcatamente agiografico di Carlo Firmian, ministro plenipotenziario della Lombardia in periodo teresiano e originario di Trento, rimase inedita ancorché relativamente nota, mentre il suo più ambizioso proposito di scrivere una “storia ecclesiastica, civile, militare e letteraria della città, del ducato, principato e vescovado di Trento” non venne mai realizzato. Eppure, più che nella sua scarsa e qualitativamente non eccelsa produzione editoriale, la indubbia rilevanza di Mazzetti per la storiografia sul Trentino e, più in generale, nel panorama culturale del primo Ottocento va ricercata in prima battuta proprio nella sua instancabile (e molto dispendiosa) attività di collezionista e “conservatore”. Il primo impianto della sua raccolta di manoscritti e della sua vastissima biblioteca prese forma negli anni trentini (1807-1815), per poi essere arricchita da sempre nuove acquisizioni lungo tutto il corso della sua vita, anche grazie ai rapporti con varie figure: prima fra tutte il futuro podestà di Trento Benedetto Giovanelli, con cui Mazzetti condivideva gli interessi storiografici e la passione antiquaria, ma pure altri collezionisti, studiosi o uomini di cultura (come l’ex console di Trento Gaudenzio Antonio Gaudenti, il giurista Francesco Vigilio Barbacovi, il giudice bolzanino Andreas Dipauli). Tale collezione documentaria e bibliografica conta oltre 6500 volumi, molti dei quali raccolgono fonti provenienti dall’archivio della cancelleria del Principato vescovile, allora considerato in gran parte disperso: già a disposizione di chiunque volesse consultarla nella sua casa milanese, essa fu donata da Mazzetti al comune di Trento per volontà testamentaria, assieme al suo archivio personale (carteggi, diari, documenti prodotti nel corso della sua attività di giudice). La Raccolta mazzettiana andò così a costituire uno dei primi e principali nuclei della Biblioteca comunale – in quegli anni in fase di formazione e aperta un quindicennio dopo la morte di Mazzetti –, dove è tuttora conservata (come parte del fondo miscellaneo BCT1; una porzione più esigua dell’archivio costituisce il fondo BCT47).

 

Opere di Antonio Mazzetti 

Accanto a diverse pubblicazioni giuridiche e a vari componimenti poetici d’occasione, che qui non si menzionano, l’unica opera storica edita da Mazzetti è Pel solenne ingresso nella Diocesi di Cremona di monsignor vescovo Carlo Emmanuele Sardagna de Hohenstein da Trento: cenni storici sulle antiche relazioni fra queste due città, con lettere inedite del cardinale Francesco Sfondrati cremonese, Milano, Rivolta, 1831. Oltre ad essa, va segnalato il manoscritto inedito Vita e reggimento del Conte Carlo di Firmian, Ministro plenipotenziario della Lombardia sotto Maria Teresa e Giuseppe II Augusti, con notizie storiche di quell’epoca austriaca (conservato in: Biblioteca comunale di Trento, BCT1-1405–1407).

 

Bibliografia su Antonio Mazzetti (in ordine cronologico)

  • Sergio Benvenuti, Il carteggio di Antonio Rosmini con Antonio Mazzetti, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 67 (1968), pp. 422-452.
  • Francesca Bertoni, Il lascito del barone Antonio Mazzetti alla Biblioteca comunale di Trento, in “Civis. Studi e testi”, 13 (1981), pp. 3-44.
  • Maddalena Guiotto, Tre studiosi trentini del secolo decimonono soci dell’Accademia bavarese delle scienze, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 66 (1987), pp. 353-385.
  • Erica Sfredda, Un funzionario trentino della Restaurazione, Antonio Mazzetti, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 68 (1989), pp. 581-637.
  • Marica Roda, Mazzetti Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, 72, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2008, pp. 563-565.
  • Marco Bellabarba, Il giudice come ispettore: Antonio Mazzetti e la “visita” ai tribunali lombardi (1822-1823), in “Acta Histriae”, 17 (2009), pp. 411-434.
  • Massimo Scandola, Bibliografia antiquaria e ricerca documentaria in Antonio Mazzetti, in Per una storia degli archivi di Trento, Bressanone e Innsbruck, Ricerche e fonti (secoli XIV-XIX), a cura di Katia Occhi, Bologna, Il Mulino, 2015, pp. 87-102.
  • Francesca Brunet, “Per atto di grazia”. Pena di morte e perdono sovrano nel Regno Lombardo-Veneto (1816-1848), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2016.
  • Franco Cagol, Una città senza archivio: le concentrazioni documentarie nella Biblioteca civica di Trento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di Andrea Giorgi [et al.], 1, Firenze, University Press, 2019, pp. 573-611.
  • Franco Cagol, “Sic itur ad astra”. Antonio Mazzetti, strategie, clientele e favori nella carriera di un giudice, in Il Paese sospeso. La costruzione della Provincia tirolese (1813-1816), a cura di Marcello Bonazza, Francesca Brunet, Florian Huber, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2020, pp. 133-160.

 

Francesca Brunet