Trento, 1776-1846

Nacque il 2 settembre 1776, figlio di Giovampietro Giovanelli, conte di Gertsburg, e di Anna Triangi, contessa di Madernburg. Nella più schietta tradizione nobiliare fu avviato agli studi elementari sotto la guida del precettore Martin, abate e già parroco nella chiesa di Aix-en-Provence, per poi intraprendere gli studi di grammatica presso il Ginnasio di Merano, del quale lo stesso Giovanelli ricorda i dotti insegnamenti del benedettino Benedetto Langer. Passò quindi a Noventa Padovana per apprendere gli studi filosofici nel collegio per nobili diretto dall’abate veneziano Giovanbattista Garganego e successivamente all’Accademia di scienze lettere e arti di Padova per seguire gli insegnamenti di fisica di Simone Stratico. Prima di proseguire gli studi legali e politici all’Università di Innsbruck, fu mandato dal padre in giro per l’Italia a maturare esperienze culturali sotto la tutela dell’abate Donati. Al termine degli studi si portò in Germania per il perfezionamento della lingua tedesca e al rientro si fermò per due anni di praticantato negli uffici del giudice distrettuale di Merano Francesco Wieser. 
Giovanelli fu nominato console della città di Trento nel 1801, in uno dei momenti più critici per le sorti della città e del principato vescovile stesso. Assunse anche il comando di una delle compagnie di milizia della Guardia nazionale attivata per il mantenimento della sicurezza in città dopo la partenza delle truppe napoleoniche e in attesa dell’ingresso di quelle austriache, che sarebbero giunte solo nel novembre dell’anno seguente. Non sono note le posizioni politiche del Giovanelli nei tormentati anni dei continui cambi di governo tra il 1802 e il 1813, quando infine l’intero Tirolo ritornò sotto il governo dell’Austria. Era probabilmente condizionato dalle emergenti idee di rinnovamento intellettuale che lo avevano fatto entrare in contatto nel 1806 con gli affiliati della loggia massonica “Il Nettuno”, che in quegli anni si relazionava con il Grande Oriente di Parigi. Gli anni del governo bavarese furono quelli che lo misero in contatto con Antonio Mazzetti, al tempo ancora studente universitario prima a Vienna e poi a Innsbruck; ne nacque una profonda amicizia, destinata a durare fino alla fine dei loro anni, costellata da comuni interessi culturali che coinvolsero sempre più un discreto numero di intellettuali ed eruditi al di qua e al di là delle Alpi.
In una lettera scritta nel marzo del 1807 all’amico Mazzetti, appena partito per Innsbruck, si leggono interessi, desideri e aspirazioni che si sarebbero progressivamente concretizzati in un programma intellettuale di vita. Gli pesava la ristrettezza culturale dell’ambiente cittadino, privo di biblioteche tanto necessarie all’istruzione della “bramosa gioventù”; sollecitava quindi Mazzetti a interessarsi presso il governo bavarese, magari per il tramite del consigliere Andreas Dipauli, per l’apertura di un’istituzione di questo genere per la città e per favorire l’introduzione di una scuola Normale. Per la realizzazione del primo dei due desiderata spese energie per tutto l’arco di tempo in cui fu podestà di Trento (1816-1846), affidando all’amico Mazzetti il compito di formare una raccolta libraria e documentaria, già dal 1823 da quest’ultimo destinata alla città di Trento. Ma la missiva del 1807 verteva soprattutto sugli interessi del Giovanelli per l’archeologia; egli fin dagli anni giovanili era impegnato nella “raccolta e spiegazioni delle lapidi e monumenti romani in Trento tuttora esistenti” con l’intento esplicito di allargare la ricerca a “tutti li monumenti ed iscrizioni romane ed antiche del Tirolo sino a tempi d’Eraclio e formare in tal guisa ad imitazione di Maffei un Museo tirolese”.
Se prescindiamo da un paio di operette “di amena letteratura” – come le definì Francesco Ambrosi nel 1894 –, la prima opera significativa che inaugurò il suo percorso disciplinare vide la luce nel 1810 (Trento città d’Italia per origine, per lingua e pei costumi). Opera sicuramente condizionata dal momento storico in cui fu scritta, come ricordò con fine sensibilità intellettuale l’amico Camillo Sizzo nel suo necrologio nel 1846. Ma essa, se prescindiamo dalle ingenue divagazioni sull’origine di alcuni toponimi locali forzatamente ricondotti alla civiltà etrusca, nel ripercorrere le tappe principali della storia trentina dall’età romana fino alla caduta del principato vescovile nel 1803, toccava una molteplicità di tematiche che la storiografia dei seguenti duecento anni avrebbe lentamente affrontato con tutt’altri approcci euristici. Forse troppo ignorato per la fragilità delle argomentazioni, lo scritto meriterebbe tuttavia di essere oggi meglio meditato e studiato, almeno per evidenziare bibliografia e fonti documentarie che dimostrava ampiamente di conoscere e padroneggiare. Analoghe considerazioni si potrebbero avanzare per lo scritto pubblicato due anni dopo (Intorno all’antica zecca trentina e a due monumenti reti), risposta erudita alla circolare del prefetto del Dipartimento dell’Alto Adige Agucchi, che invitava podestà e sindaci a raccogliere e studiare “lapidi e monumenti” e a depositarli nel regio Liceo. Mosso dalla passione per la numismatica – al tempo era già in possesso di un buon numero di monete del secolo XIII – il Giovanelli riprese i temi dei rapporti di potere tra la città e il vescovo proprio sulla base di una analisi comparata tra lo studio delle monete e la documentazione, avanzando in questo modo teorie di cui si sarebbe poi appropriata, enfatizzandole, la storiografia risorgimentale trentina.
Due brevi scritti di archeologia (Intorno un monumento mitriaco e Sopra una pietra letterata di Romeno) anticipano l’interesse per le popolazioni che abitavano le terre della regione alpina in età preromana e romana. Fu, infatti, una serie di studi pubblicati subito dopo ad accendere il dibattito. Con il Discorso sopra un’iscrizione trentina del tempo degli Antonini (1824) descrisse la nota epigrafe di Caio Valerio Mariano, da poco trasportata presso il palazzo del Comune di Trento, sbilanciandosi in alcune tesi contestategli immediatamente da Bartolomeo Giuseppe Stoffella con uno scritto che integrava l’opera rimasta incompiuta dell’abate roveretano Girolamo Tartarotti Illustrazione del monumento eretto dalla città di Trento al suo patrono Cajo Valerio Mariano. Il botta e risposta tra i due, al di là degli spunti polemici, arricchì il dibattito, allargando l’indagine all’estensione territoriale dell’agro trentino verso il territorio veronese, alla conformazione dei distretti diocesani e alle capacità espansive della tribù Papiria, ascritta al municipio tridentino, e della tribù Polibia, cui apparteneva Verona. La risposta fu data alle stampe nel 1825 (Trento città de Rezj e colonia romana, appendice al discorso sopra un’iscrizione trentina del tempo degli Antonini). Nel dibattito, l’amico Mazzetti riuscì a trascinare Giovanni Labus e poi anche Giovanni Acerbi, che nel 1826 accettò di far recensire entrambi i contributi nella “Biblioteca Italiana o sia giornale di letteratura, scienze ed arti” di Milano.
Giovanelli proseguì nei suoi studi di archeologia, storia e numismatica trovando spazio anche nelle pubblicazioni tirolesi in lingua tedesca. Ciò lo portò a ricevere numerose onorificenze, tra le quali si segnalano quelle rilasciate dall’Accademia degli Agiati di Rovereto (1813), dal Museo Ferdinandeum di Innsbruck (1825), dall’Ateneo di Brescia (1827), dall’Accademia delle Scienze di Monaco (1839), dall’Accademia delle Scienze di Torino (1841); fu corrispondente dell’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Padova (1843) e collaboratore dell’Archivio Storico Italiano (1843).
Alla sua morte lasciò alla città la sua biblioteca, le carte personali e i propri studi, la raccolta di monete antiche e un discreto numero di suppellettili che costituirono il primo nucleo della collezione archeologica del Museo nella sua fase costitutiva.

Opere principali (in ordine cronologico):

  • Trento città d’Italia per origine, per lingua, e per costumi. Ragionamento istorico, Trento, Monauni, 1810.
  • Intorno all’antica zecca trentina e a due monumenti reti, lettere tre, Trento, Monauni, 1812.
  • Discorso sopra un’iscrizione trentina del tempo degli Antonini, Trento, Monauni, 1824.
  • Trento città de’ Rezj e colonia romana. Appendice al discorso sopra un’iscrizione trentina del tempo degli Antonini, Trento, Monauni, 1825.
  • Das römische Strassen-Monument von Maretsch: eine antiquarische Abhandlung, Innsbruck, Wagner, 1825.
  • Considerazione di alcune cose contenute nel saggio del sign. Professor Stoffella sopra i confini del Veronese e del Trentino, Trento, Monauni, 1826.
  • Dell’origine dei sette e tredici comuni e d’altre popolazioni alemanne abitanti fra l’Adige e la Brenta nel Trentino, nel Veronese e nel Vicentino, memoria, Trento, Monauni, 1826.
  • Ueber den Saturn-Dienst in den tridentinischen Alpen und andere zur vaterländischen Alterthumskunde gehörigen Gegenstände, in “Zeitschrift des Ferdinandeums für Tirol und Vorarlberg”, 1828, pp. 1-152.
  • Dei Rezj, dell’origine de’ popoli d’Italia e d’una iscrizione rezio-etrusca, pensieri, Trento, Monauni, 1844.
  • Le antichità rezio-etrusche scoperte presso Matrai nel maggio 1845: memoria per servir di giunta al libro dei Rezj, dell’origine de’ popoli d’Italia, ed una iscrizione rezio-etrusca, pensieri, Trento, Monauni, 1845.

Bibliografia su Giovanni Benedetto Giovanelli (in ordine cronologico)

  • Camillo Sizzo, Conte Benedetto Giovanelli, in “Archivio Storico Italiano”, 3 (1846), Appendice, pp. 765-772.
  • Camillo Sizzo, Della vita e degli scritti del conte Benedetto Giovanelli di Trento: cenni, Padova, Crescini, 1847.
  • Francesco Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento, Zippel, 1894, pp. 221-223.
  • Giacomo Roberti, Per due benemeriti della ricerca archeologica, in “Bollettino Schola del R. Provveditorato agli studi per la Venezia Tridentina”, 4 (1927), n. /1-3, pp. 6-11.
  • Giovanni Benedetto Emert, Fonti manoscritte inedite per la storia dell’arte nel Trentino, Firenze, Sansoni, 1939, pp. 16-18.
  • Antonio Zieger, Benedetto Giovanelli podestà di Trento (Nel primo centenario della morte), in “L’Avvenire d’Italia”, 13 dicembre 1946.
  • Adolfo Cetto, La biblioteca comunale di Trento nel centenario della sua apertura, Firenze, Olschki, 1956.
  • Gian Paolo Marchini, Il problema dei confini fra il territorio veronese e trentino in età romana nella letteratura erudita dell’Ottocento, in “Atti della Accademia degli Agiati di Rovereto”, s. 6, 19 (1979), pp. 95-104.
  • Maddalena Guiotto, Tre studiosi del secolo decimonono soci dell’Accademia bavarese delle scienze: Giovanni Benedetto Giovanelli, Antonio Mazzetti, Tommaso Gar, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 66 (1987), pp. 353-385.
  • Chiara Zuanni, Nazionalismi e archeologia: il caso trentino, in SGAB 1. Seminari dei giovani archeologi dell’Università di Bologna, Bologna, aprile-maggio 2012, on line, http//books.bradypus.net.

Franco Cagol