Beatrice Rizzi, conosciuta come Bice,

San Bernardo di Rabbi, 26 agosto 1894 – Trento, 27 aprile 1982
(* immagine gentilmente fornita dalla Fondazione Museo storico del Trentino, Trento)

Beatrice Rizzi, conosciuta come Bice, nacque in val di Rabbi dove il padre Candido, nativo di Cavareno, era medico condotto. La sua famiglia aveva profondi legami ideali e di sangue con il Regno d’Italia: la mamma, Enrichetta Giupponi, era figlia e sorella di farmacisti originari del bergamasco, ed alcuni antenati avevano combattuto fra i garibaldini. Per di più, l’educazione che la giovane ricevette, sia in famiglia che a scuola, era chiaramente orientata in senso italiano. Nel 1913 Bice conseguì il diploma di maturità magistrale presso il Civico liceo femminile di Rovereto, diretto da un prete liberale, don Savino Pedrolli.
L’inclinazione per gli studi e l’agiatezza familiare le consentirono poi di proseguire iscrivendosi alla Facoltà di lettere e filosofia di Vienna. Era il 1914: Bice fece circa un trimestre in Austria, spostandosi quindi presso l’Università di Firenze per un soggiorno temporaneo di studi. Le frequentazioni avute nel periodo fiorentino, assieme alla militanza del padre nella sezione trentina della Lega nazionale e ad alcune corrispondenze private di dubbia interpretazione, le procurarono accuse molto gravi da parte dell’autorità militare austriaca: il 3 luglio 1915 Bice venne arrestata, trattenuta presso le carceri militari del Castello del Buonconsiglio, interrogata, infine sottoposta a processo. Il 27 gennaio 1916 giunse la sentenza per «alto tradimento […] e per crimine contro la potenza belligerante dello Stato»; i giudici le inflissero la pena di morte per impiccagione, che fu successivamente commutata in dieci anni di carcere duro.
Di questa lunga e severa condanna la Rizzi scontò all’incirca tre anni nel penitenziario femminile di Wiener Neudorf, vicino a Vienna.
La prigionia fu un periodo che mise particolarmente alla prova il fisico e il morale della studentessa trentina: nemmeno l’amnistia per i reati politici, concessa nel luglio 1917 dall’imperatore Carlo I, le permise di uscire dal carcere e riabbracciare i familiari. La liberazione della sua persona coincise con la fine della guerra e con il passaggio del Trentino al Regno d’Italia.
Al rientro in patria, con la sua vicenda, Bice Rizzi divenne simbolo femminile della rivendicazione da parte dei sudditi dell’Impero austro-ungarico di lingua italiana del diritto ad esprimere pienamente il proprio sentimento nazionale sia all’interno dell’Impero stesso sia, eventualmente, mediante il congiungimento con il Regno d’Italia quale espressione statuale della nazione italiana, nonché della strenua resistenza opposta dal Trentino agli abusi del pangermanesimo e del militarismo.
La giovane venne presto accolta nel mondo culturale cittadino e fu individuata come degna «madrina» delle memorie risorgimentali nazionali che il Comune di Trento e l’Associazione dei volontari nel Regio esercito italiano (Legione trentina) raccolsero a partire dal primo dopoguerra. Conseguentemente, dal 1923 al 1943 fu segretaria del Museo trentino del Risorgimento; nel 1945 ne fu nominata «commissaria» e di fatto ne assunse la direzione, coordinandosi con il presidente, i consiglieri espressi dal Comune e scelti dall’assemblea sociale. In quel ruolo si adoperò per ricostruire l’istituto dalla rovina materiale e morale in cui lo avevano ridotto il Ventennio e il Secondo conflitto mondiale. Risale al 1945 l’apertura della sezione museale dedicata alla Resistenza al nazi-fascismo; al 1946 il cambio del nome e la scelta della denominazione Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà.
Bice Rizzi si congedò ufficialmente dalla direzione nel 1964, ma rimase a guidare il museo con «incarico provvisorio» sino al 1972, anno in cui le subentrò ufficialmente il professor Sergio Benvenuti. Per tutti gli anni Sessanta continuò a vigilare sulle collezioni, sul patrimonio di memorie e valori risorgimentali, che univano, senza apparente discontinuità, le ragioni della scelta compiuta dai volontari trentini nel Regio esercito italiano a quella dei partigiani antifascisti nella Resistenza.
Fu intellettuale e animatrice culturale molto attiva, anche al di fuori dal perimetro museale. In particolare, offrì il suo contributo ad associazioni dedite agli studi storici, quali il Comitato trentino dell’Istituto nazionale per la storia del Risorgimento di cui fu socia e corrispondente sulla Rassegna storica del Risorgimento. Per l’Istituto curò l’edizione del diario e delle memorie di Vittorio Zippel, pubblicati nel cinquantesimo anniversario della fine della Grande Guerra (1968). Fece inoltre numerosi interventi sulla rivista della Società di studi trentini di scienze storiche, di cui era socia, per valorizzare le collezioni del Museo del Risorgimento, ricostruire le vicende della lotta nazionale e contribuire al dibattito civile e culturale.
I suoi scritti, in forma di articolo e saggio, sono conservati in diverse riviste e periodici, non esclusivamente storici e non esclusivamente trentini. Anche quando, su riviste di cultura come Il Ponte di Piero Calamandrei, si rivolgeva a destinatari di un pubblico nazionale, la Rizzi presentava comunque temi e questioni legate alla storia e all’identità regionale, convinta che il cammino della piccola patria trentina fosse inscindibile da quello della nazione. Guardava perciò con grande preoccupazione – espressa più volte al prof. Valentino Chiocchetti in un vivace scambio dialettico – alle spinte autonomiste e separatiste che erano emerse con prepotenza tra il periodo dell’Alpenverein e il Secondo dopoguerra.
Per il suo attaccamento religioso alle memorie nazionali ingaggiò una logorante «battaglia» con il Soprintendente alle belle arti, Nicolò Rasmo, per impedire la discussa ristrutturazione della mensa clesiana in Castelvecchio (Castello del Buonconsiglio, 1966), dove, nel corso della prima guerra mondiale, aveva avuto sede il tribunale militare che aveva condannato, tra gli altri, Battisti e Filzi; rivendicando – in continuità con la posizione assunta dal Museo trentino del Risorgimento nel periodo fra le due guerre – la natura sacra e inviolabile dei luoghi dove si era consumato il sacrificio dei «martiri per la patria».
Buona parte del suo lavoro di raccoglitrice, conservatrice e scrittrice di storia fu stimolato e maturò grazie agli scambi avuti nel sodalizio con Ezio Mosna, direttore di Trentino, il professor Giulio Benedetto Emert, direttore della rivista degli Studi trentini di scienze storiche, lo studioso Pietro Pedrotti, esperto di storia risorgimentale. Ma la Rizzi seppe coltivare pure amicizie oltre gli angusti confini della regione: corrispose con personalità intellettuali e politiche nazionali ed europee. Citiamo, a titolo di esempio, i carteggi con il giurista Piero Calamandrei e con lo storico Gaetano Salvemini.
Fra le amicizie da ricordare, quella forse più significativa fu tuttavia con una donna, Ernesta Bittanti Battisti, che le era maggiore di vent’anni: la Rizzi crebbe come personaggio pubblico e maturò una collocazione politica all’ombra della sua figura autorevole. Ne imitò lo stile sobrio e ne ereditò la vis polemica; ne difese le prese di posizione anticonformiste, in netta contrasto rispetto alle scelte e alle idee dominanti in regione, nel Ventennio e nel Secondo dopoguerra. Fu perciò laica nella terra dei Principi vescovi, criticando apertamente il mantenimento del Concordato nell’Italia repubblicana; difese il valore del sentimento nazionale nel Trentino degli autonomisti; davanti alla spinosa questione altoatesina rivendicò una politica di moderato decentramento amministrativo, prendendo le distanze dalle posizioni degli estremismi tedeschi ed italiani.
In conclusione è necessario un riferimento alla documentazione che Bice Rizzi ci ha lasciato di sé. L’archivio personale è conservato presso la Fondazione Museo storico del Trentino (Trento). La biblioteca personale è in possesso dei pronipoti; tuttavia diversi libri e opuscoli conservati nella biblioteca della Fondazione riportano il timbro personale della Rizzi, testimoniando come nei decenni la segretaria abbia contribuito ad arricchire le collezioni bibliografiche dell’Istituto con donazioni provenienti anche dal suo fondo privato.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • La Società del Museo Trentino del Risorgimento e della Lotta per la libertà nel cinquantenario della sua fondazione: 1923-1973, a cura di Bice Rizzi, Calliano (Tn), Manfrini, 1973
  • Di alcune pastorali del Principe Vescovo di Trento dal 1863-1870, in Atti del II convegno di studi risorgimentali: Cattolici e Liberali veneti di fronte al problema temporalistico e alla questione romana, Vicenza, Comune di Vicenza, 1972, pp. 381-402
  • Vittorio Zippel, Diario e memorie di Vittorio Zippel: ultimo podestà di Trento, primo sindaco di Trento italiana: 1915-1918, a cura di Bice Rizzi, Trento, Studi trentini di scienze storiche, 1968
  • Guglielmo Pecori Giraldi, La Venezia Tridentina nel periodo armistiziale: relazione del primo governatore (1919) ampliata di note ed allegati, a cura di Bice Rizzi, Trento, Comitato trentino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1964
  • Ergisto Bezzi, Irredentismo e interventismo nelle lettere agli amici: 1903-1920, a cura di Terenzio Grandi e Bice Rizzi, Trento, Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà, 1963
  • Il partito d’azione e i preparativi di nuovi moti al confine Lombardo Veneto Trentino nel 1865 secondo le fonti austriache, in Atti del primo convegno storico trentino, Rovereto, Manfrini, 1955, pp. 255-272Carteggio dei deputati trentini alle Costituenti di Francoforte, Vienna-Kremsier (1848-1849), in L’azione parlamentare del Trentino nel 1848-1849 a Francoforte e a Vienna, a cura di Pietro Pedrotti, Enrico Brol e Bice Rizzi, Trento, TEMI, 1948, pp. 213-376
  • Carteggio di Oreste Baratieri 1887-1901, con note biografiche a cura di Bice Rizzi, Trento, TEMI, 1936
  • Elisa Panizza Scari: la passione di patria nei versi e negli scritti di una donna trentina, in “Studi trentini di scienze storiche”, Trento, 17 (1936), 4, pp. 217-233
  • Pagine di guerra e della vigilia di legionari trentini: (con note biografiche), a cura di Bice Rizzi, Trento, TEMI, 1932

Bibliografia su Bice Rizzi (in ordine cronologico)

  • Bice Rizzi, Diario 1940-1944, in A quarant’anni: la Resistenza e il Trentino, a cura di Vincenzo Calì, Trento, Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà, 1985, pp. 71-108
  • Nicoletta Pontalti, L’archivio di Bice Rizzi, in “Bollettino: Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà”, 1986, 2, pp. 65-77
  • La sentenza di morte di Bice Rizzi, a cura di Patrizia Marchesoni, in “Bollettino: Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà”, 1988, 2, pp. 21-44
  • Vincenzo Calì et alii, In ricordo di Bice Rizzi, Trento, Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà [numero monografico di “Bollettino: Museo del Risorgimento e della Lotta per la libertà”, 1989, 2].
  • Paola Antolini, Vivere per la patria: Bice Rizzi (1894-1982), Trento, Museo storico in Trento, 2006
  • Paola Antolini, Una curatrice della memoria: Pagine di guerra e della vigilia di legionari trentini, in Volontari italiani nella Grande Guerra, a cura di Fabrizio Rasera, Camillo Zadra, Rovereto (Tn), Museo storico italiano della guerra, 2008, pp. 251-260

Paola Antolini