Giuseppe Papaleoni

Giuseppe Papaleoni 
(Daone  1863 – Piano di Sorrento (NA) 1943)

Nacque il 18 agosto 1863, figlio di Giuseppe Papaleoni di Francesco e di Elisa Alimonta. Dopo un breve periodo a Condino, nel 1875 si stabilì con la famiglia a Trento. Intraprese gli studi medi a Cremona, frequentò poi il ginnasio a Trento e si diplomò nel 1882. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere del Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze e conseguì il diploma in Archivistica e Paleografia sotto la guida di Cesare Paoli.

Dal 1886 al 1890 lavorò presso l’Archivio di Stato di Firenze, poi in quello di Massa Carrara. Lì conobbe Elvira Lupacchini, che in seguito sposò e dalla quale ebbe cinque figli. Nel 1890 ottenne la cattedra di “Storia-geografia, Diritti e doveri” presso la Scuola Normale maschile di Messina; nel 1892 fu nominato titolare di storia e geografia del Regio Istituto Tecnico di Napoli, città nella quale, salvo brevi periodi, si stabilì definitivamente. Intanto, nel 1888 era divenuto membro della Regia Deputazione di storia patria per la Toscana, l’Umbria e le Marche; nel 1890 socio dell’Accademia degli Agiati di Rovereto; nel 1892 socio corrispondente dell’Archivio Storico Italiano di Firenze; dal 1894 socio corrispondente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Venezie.

Dal 1911 al 1914 “il giovane studiosissimo, e facile scrittore di cose che si riferiscono alla storia patria”, come lo definì Francesco Ambrosi, fu chiamato a far parte della Giunta per l’istruzione media nel Consiglio Superiore della Pubblica istruzione a Roma. Dal novembre 1918 al dicembre 1920 operò a Trento in qualità di capo dell’Ufficio scolastico della Venezia Tridentina. Rientrò poi a Napoli e dal 1925 al 1933 ricoprì l’incarico di Direttore dell’Istituto Magistrale “Froebelliano”.

Papaleoni non si caratterizzò dunque soltanto per il lavoro di archivista e di storico della sua terra, valorizzandone l’identità materiale, sociale e culturale in un insieme di articoli pubblicati su “Archivio Trentino”, “Archivio per Trieste, l’Istria e il Trentino”, “Archivio Storico Italiano”, “Nuovo Archivio Veneto”, “Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati” e “Studi Trentini di Scienze Storiche”. Egli dedicò anche una parte considerevole del suo impegno alla scuola, alla formazione degli insegnanti e dei nuovi cittadini. Lo fece come docente e come membro della Commissione reale per la riforma della scuola secondaria presso il Ministero della Pubblica Istruzione a Roma, manifestando senza enfasi la sua visione politica. Ebbe modo di frequentare Gaetano Salvemini, condividendone in buona parte le idee e le azioni nell’ambito delle campagne sindacali della Federazione Insegnanti Scuola Media. La Prima guerra mondiale lo vide interventista, vicino alle posizioni di Cesare Battisti, soprattutto per favorire l’unione del Trentino all’Italia: un sentimento che aveva ereditato dalla famiglia e che aveva fortificato nelle frequentazioni successive. Questo afflato fece sì che la sua esperienza come provveditore agli studi di Trento, dal dicembre 1918 al 1920, sia stata caratterizzata dalla diffidenza verso coloro che reputava deboli nel sostenere un concreto cambiamento della scuola trentina diventata italiana. Lamentava l’ingerenza clericale, quella dei “separatisti”, di quanti si mostravano custodi delle antiche forme, di chi non voleva capire che “regolamenti e programmi, anche ottimi, erano antieducativi quando creavano differenze fra Verona e Trento, tra Vicenza e Bolzano, tra l’Italia antica e l’Italia nuova”, come scrisse a Ernesta Bittanti Battisti nel novembre 1922.

Morì il 22 febbraio 1943 a Piano di Sorrento. I resti mortali furono traslati al cimitero di Poggioreale a Napoli nel 1946. Donò parte della sua libreria alla Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto. Altre fonti sono conservate presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti”, la Fondazione Museo storico del Trentino, l’Archivio comunale di Trento, l’Archivio Scienziati Italiani, la Deputazione di storia patria di Firenze e alcuni privati.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Il codice Ashburnhamiano-Laurenziano delle poesie di Nicolò d’Arco, in “Archivio Trentino”, 5 (1886), pp. 219-250.
  • Contributi alla storia delle Giudicarie nel sec. XIII, in “Archivio trentino”, 6 (1887), pp. 121-154.
  • Gli statuti di Tione dal sec. XVI al XVIII. Contributo alla storia delle istituzioni comunali del Trentino, in “Miscellanea di Storia Veneta”, s. 2, 3 (1895).
  • Di un processo di stregoneria e di altri processi trentini del secolo XV, estratto da “Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”, 4 (1889-95).
  • La giustizia penale la delinquenza nelle Giudicarie ulteriori alla fine del Medio Evo, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 18 (1937), pp. 229-271; 19 (1938), pp. 139-173.
  • Figure trentine nei novellieri italiani, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 23 (1942), pp. 103-125.
  • Giuseppe Papaleoni, Tutte le opere, 1: Condino nella storia, a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1989; 2: Le chiese di Condino, a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1990; 3: I Lodron, a cura di Gianni Poletti, Trento, Il Chiese, 1994; 4: Per la Valle del Chiese, a cura di Franco Bianchini, Gianni Poletti, Trento, Il Chiese, 1999; 5: Le più antiche carte della Valle del Chiese. a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1999 (in questi volumi sono state ripubblicate molte opere di Giuseppe Papaleoni relative alle Giudicarie).

Bibliografia su Giuseppe Papaleoni (in ordine cronologico) 

  • Francesco Ambrosi, Scrittori e Artisti trentini, Trento, Zippel, 1894, pp. 371-372, 534.
  • Giulio Benedetto Emmert, Giuseppe Papaleoni, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 24 (1943), pp. 121-122.
  • Ettore Tolomei, Giuseppe Papaleoni, in “Archivio per l’Alto Adige”, 38 (1943), p. 517.
  • Livio Fiorio, Papaleoni Giuseppe, in “Atti della Accademia roveretana degli Agiati”, s. 4, 18 (1951), pp. 199-200.
  • Antonio Di Seclì, Giuseppe Papaleoni (1863-1943). Storico delle Giudicarie (Contributo biografico e bibliografico con aggiunta di lettere inedite), Trento, Centro Studi Judicaria, 1985.

 

Mauro Grazioli

Innocenzo a Prato

Paolo Carli,
Ritratto di Innocenzo a Prato,
olio, Seregnano, Castello, 1594;
da: Carlo Piovan, Polemiche “a solo” di un umanista patriotta del ’500.
Innocenzo a Prato
, in “Trentino”, 8 (1932), pp. 8-11, p. 8.

 

Innocenzo a Prato
(Segonzano 1550 – Trento 1615)

Nacque il 20 maggio 1550 nel castello di Segonzano da Giuseppe e Margherita Castelletti Busio di Nomi. Tra i suoi fratelli si ricordano Silvio (1542-1610), canonico del duomo di Trento e vicario generale della diocesi, e il gemello Germano (1550-1584). Con quest’ultimo Innocenzo frequentò a Gargnano sul Garda la scuola del maestro di grammatica Antonio de Lava; trascorsero anche un periodo a Innsbruck per imparare la lingua tedesca, come attesta una lettera del 1567 di Innocenzo al fratello Carlo (APTn, AP, n. 1414); nel 1569 si spostarono a Padova laureandosi entrambi nel 1575 in diritto civile e canonico. Una lettera spedita nello stesso anno da Marco Mantova Benavides, professore di diritto all’università patavina, al cardinale e principe vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo ricorda l’esito brillante della loro discussione. Nel 1582 Innocenzo sposò Isabella contessa Lodron (APSMM, 2.2.1 [registro dei matrimoni, 1581-1611], c. 50r), dalla quale non ebbe discendenza. In occasione del matrimonio Innocenzo provvide a commissionare l’affresco visibile sulla parete destra della chiesa dell’Immacolata di Piazzo, dove compaiono anche gli stemmi a Prato e Lodron.

Patrizio colto e civilmente consapevole, promosse a Trento diverse iniziative rimaste senza attuazione: da console, nel 1582, auspicò per esempio la nascita di una tipografia stabile, invitando lo stampatore padovano Luigi Portelli a spostarsi in città (Hausberger, Volendo, p. L). Dispose la fondazione della “Societas Angelica”, una congregazione maschile composta da secolari, con una scuola dello stesso nome, stilandone statuti e piano di studi.

Scrisse alcune opere, in parte andate perdute: un trattato De feudis, uno Specchio delle virtù morali e cristiane, delle Tavole delle istituzioni civili; gli si può attribuire anche il discorso incompiuto De Mosaica lege (BCTn, BCT1-4, cc. 23r-52v). Ma si ricorda in particolare la trattazione della storia della città di Trento e del principato vescovile dalle origini al 1539, con aggiunte e integrazioni. ll titolo di Historia Tridentinae civitatis et totius episcopatus, che viene comunemente attribuito a tale opera, non compare nell’originale (BCTn, BCT1-4), ma è assegnato sulla base delle copie settecentesche (BCTn, BCT1-5-8). Il volume rappresentò una ricercata fonte d’informazioni per molti studiosi di storia locale, per esempio Michelangelo Mariani e Giangrisostomo Tovazzi, che definì l’a Prato “vir illustris doctrina, et scriptis” (FBSB, ms. 22, p. 441, n. 922). Sono poi da citare le sue memorie, nelle quali ricorda anche un incendio al castello di Segonzano nel 1588 (APTn, AP, n. 1549). Anche la carta di regola di tale comunità, stampata a Salò nel 1609, vide l’intervento del nobile: nella prima delle due parti in cui si articola, traduce in volgare 36 capitoli ripresi dal libro dei sindaci dello “Statuto di Trento”.

Morì il primo settembre 1615; volle essere sepolto nella chiesa della Santissima Trinità, nella tomba di famiglia (APTn, AP, n. 1433).

Nella sua abitazione in città, posta nell’edifico all’angolo fra via Roma e via delle Orfane, possedeva una raccolta di libri, nota dall’inventario rogato dal notaio Antonio Bernardelli senior nel 1616 (APTn, AP, n. 1453); intendeva lasciarla all’Ordine Angelico, a beneficio dell’istituto d’istruzione collegato (APTn, AP, n. 1328). Libri riferibili a Innocenzo sono conservati presso la Fondazione Biblioteca San Bernardino e la Biblioteca Diocesana Vigilianum.

 

Sigle archivistiche
APSMM = Trento, Archivio della parrocchia di Santa Maria Maggiore
APTn, AP = Trento, Archivio Provinciale, Archivio a Prato
BCTn = Trento, Biblioteca comunale

 

Opere principali di Innocenzo a Prato

  • Carta di regola di Segonzano (prima sezione intitolata Regole, ordini, statuti, transazioni, e convenzioni della Giurisdizione, e Communità di Segonzano), Salò, Comincioli, [1609].
  • Historia Tridentinae civitatis et totius episcopatus (manoscritto: BCTn, BCT1-4).
  • Memorie (composte fra il 1568 e il 1600; l’originale non è stato rinvenuto durante l’intervento di riordino dell’Archivio a Prato, ultimato nel 2012; copia dattiloscritta in APTn, AP, n. 1549).

Bibliografia su Innocenzo a Prato (in ordine cronologico) 

  • Francesco Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento, Zippel, 18942, pp. 24-25.
  • Ludovico Oberziner, La libreria di un patrizio trentino del secolo XVI, in Miscellanea di studi in onore di Attilio Hortis, 1, Trieste, Caprin, 1910, pp. 371-412.
  • Carl Ausserer, Geschichte der Familie Prato, pp. P13-P17, manoscritto: BCTn, BCT26-15/1.
  • Carlo Piovan, Polemiche “a solo” di un umanista patriotta del ’500. Innocenzo a Prato, in “Trentino”, 8 (1932), pp. 8-11.
  • Adolfo Cetto, Appunti per biografie di personaggi trentini. Bozze per il Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana di Roma, pp. 75-76, manoscritto: BCTn, BCT1-5793.
  • Elio Antonelli, Segonzano e Sevignano con notizie su Piazzole, Lona, Lases in Valle di Cembra, Trento, Saturnia, 1982, pp. 147-150.
  • Lia de Finis, Dai maestri di grammatica al ginnasio liceo di via S. Trinità in Trento, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 1987 (Monografie, 44), pp. 90-92.
  • Luciano Borrelli, Studi antiquari in Trentino. Appunti biobliografici (sec. XV-XIX), in Giangrisostomo Tovazzi, Varie Inscriptiones Tridentinae, a cura di Remo Stenico, Trento, Biblioteca Padri Francescani, 1994, pp. 63-64.
  • Sergio Benvenuti, Prato (a) Innocenzo, in Storia del Trentino, 4. Personaggi della storia trentina, Trento, Panorama, 1998, p. 96.
  • Mauro Hausberger, “Volendo questo illustrissimo Magistrato Consolare”. Trecento anni di editoria pubblica a Trento, Trento, Provincia, 2005. (Beni librari e archivistici del Trentino. Quaderni, 6), p. L.
  • Massimo Negri, “Sudditi tanto valorosi che le faranno honore né men chari saranno alla sua patria”. I gemelli Innocenzo e Germano a Prato negli anni universitari a Padova e un’inedita lettera di Marco Mantova Benavides a Cristoforo Madruzzo, in “Studi Trentini. Arte”, 97 (2018), pp. 437-457.

 

Paolo Dalla Torre

Angelo Orazio Dellantonio


Cirillo Dell’Antonio,
Ritratto di padre Angelo Orazio Dellantonio OFM,
disegno a matita, 1921, ubicazione ignota

Angelo Orazio Dellantonio

(Moena, 1877 – Rovereto, 1958)

Vigilio Dellantonio nacque a Moena da Andrea e Caterina Croce. Ricevette la prima formazione scolastica dal padre, maestro elementare, e dal cappellano di Moena. Nel 1893 entrò nell’Ordine dei Frati Minori, proseguendo gli studi ginnasiali e liceali nel convento di Rovereto e quelli teologici a Trento. Fu ordinato sacerdote nel 1901. Padre Orazio, come da allora fu chiamato, insegnò letteratura italiana e storia in diverse scuole della Provincia Francescana: Rovereto (1902-1906; 1909-1915; 1920-1934), Villazzano (1906-1909, dove ricoprì anche l’incarico di rettore del Collegio serafico), Cles (1917-1920). La Provincia Francescana lo elesse vicario a Rovereto (1909), definitore nella stessa città (1909), prefetto degli studi (1934-1935) e presidente della Commissione Vigiliana per le ricerche di storia francescana trentina. Nel 1940 l’Accademia roveretana degli Agiati – su proposta di don Antonio Rossaro – lo aggregò come socio ordinario. Nel 1955 divenne anche membro della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche.

In alcuni scritti di padre Orazio affiorano dei riferimenti al sentire nazionale. All’indomani della morte, il quotidiano “L’Adige” si soffermò su questo aspetto della personalità del francescano: “Italiano fino alle midolla, non si vergognò di apparir tale anche quando ciò poteva esser pericoloso. E questo suo amore alla patria italiana dovette provarlo anche col confino oltre Brennero nel 1916 quando per due anni preferì l’esilio [nel convento di Schwaz] all’abbandono delle proprie convinzioni politiche”.

Padre Orazio fu uno dei più significativi docenti del collegio francescano di Rovereto, assieme ai confratelli Riccardo Varesco (1872-1956), Emilio Chiocchetti (1880-1951), Ottone Tonetti (1912-1999), Cristoforo Endrizzi (1919-1980). Con padre Chiocchetti, suo coetaneo e compaesano, intrattenne uno stretto rapporto epistolare (edito in Due frati a colloquio); ne scrisse il necrologio, nel quale traspare la stima reciproca (“Studi Trentini di Scienze Storiche”, 1951, pp. 451-458; “Studi Francescani”, 1953, pp. 127-131). Fra gli altri corrispondenti di padre Orazio si ricordano Giulio Benedetto Emert, Alfredo Degasperi, Giuseppe Gerola, Francesco Menestrina, Gino Onestinghel, don Antonio Rossaro e anche il direttore della rivista letteraria “La Voce” Giuseppe Prezzolini e il poeta e scrittore Umberto Saba, che nel 1912 ringraziò “Vigilio d’Andrea” (era uno pseudonimo che talvolta p. Orazio usava) per l’articolo pubblicato su di lui (“La Voce Trentina”, 1 [1912], n. 10, p. 40), sottolineando “la cura messa nel leggere e nel giudicare”. Si ricordano infine i ripetuti scambi epistolari con lo scultore Cirillo Dell’Antonio da Moena (1876-1971).

Le numerose pubblicazioni di padre Orazio si rivolgono a due ambiti principali. Nel periodo antecedente il primo conflitto mondiale si dedicò agli studi letterari; manifestò particolare predilezione per Giosuè Carducci, cosa notevole al suo tempo; nel 1914 scrisse un profilo di Antonio Gazzoletti, poeta e patriota. Nel dopoguerra si dedicò invece a ricerche di storia regionale, focalizzando il proprio interesse a vicende legate all’Ordine dei Frati Minori. Nel 1926, in occasione del settimo centenario della morte di san Francesco, scrisse l’articolo L’attività storica dei Francescani trentini, nel quale – dopo alcuni cenni allo stato della storiografia trentina prima del XVIII secolo – sottolineò che “spetta ai francescani il merito di aver compiuto il più diligente e più vasto lavoro di esplorazione dei nostri archivi, di aver effettuata la più ingente raccolta di materiale documentario, di aver salvato e conservato al Trentino la parte maggiore e migliore del suo patrimonio storico” (p. 62). Padre Orazio è ricordato però soprattutto per il volume I Frati Minori nel Trentino, predisposto già nel 1943 per il terzo centenario della fondazione della Provincia francescana trentina di san Vigilio, ma edito nel 1947. Il testo, articolato in tre parti, presenta sei secoli di storia francescana (1221-1810), con l’attenzione rivolta anche “a particolari che per la loro minutezza appaiono più convenienti alla cronaca spicciola che a un libro di storia”; ma l’opera era pensata, come precisava lo stesso padre Orazio, per gli stessi Frati Minori.

 

Opere principali di Angelo Orazio Dellantonio

  • Le teorie letterarie in Italia, in “Rivista Tridentina”, 13 (1913), pp. 64-74, 159-166, 327-334 (rubrica: “Bollettino di letteratura”).
  • Angelo De Gubernatis, in “Rivista Tridentina”, 13 (1913), pp. 89-92. Anche in “L’Educatore”, 3 (1913), pp. 134-136.
  • Antonio Gazzoletti dilettante di poesia, in “Rivista Tridentina”, 14 (1914), pp. 14-29.
  • Notiziario. I nostri morti, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 1 (1920), pp. 164-165 (su padre Marco Morizzo).
  • Un altro centenario [dei Frati Minori del Trentino], in “Il Nuovo Trentino”, 21 settembre 1921, pp. 1-2.
  • L’attività storica dei Francescani trentini, in Contributi alla storia dei Frati Minori della Provincia di Trento, Trento, Tridentum, 1926, pp. 57-133.
  • Il Giansenismo nel Trentino, in F.U.C.I. Federazione Universitaria Cattolica Italiana XXI Congresso Nazionale, tenuto a Trento, settembre 1934, Trento, Artigianelli, 1934, pp. 43-47.
  • Viaggio scientifico di due francescani trentini nel 1700, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 19 (1938), pp. 275-290.
  • I Frati Minori nel Trentino, Trento, Tipografia interna francescani, 1947.
  • Le peripezie di un libro trentino del ’700, in “Atti della Accademia Roveretana degli Agiati”, s. 5, 3 (1954), pp. 63-76.

Fonti su Angelo Orazio Dellantonio

  • Trento, Archivio Storico della Provincia Tridentina dei Frati Minori, Archivio Curia Provinciale, b. VIII A, ff. 458, 458b.
  • Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino, ms. 993.
  • Rovereto, Archivio dell’Accademia roveretana degli Agiati, scatola 117, f. 709.2.

Bibliografia su Angelo Orazio Dellantonio (in ordine cronologico)

  • È morto il francescano padre Orazio Dellantonio, in “L’Adige”, 3 gennaio 1958, p. 5.
  • È deceduto padre Orazio Dellantonio, in “Il Gazzettino”, 3 gennaio 1958, p. 5.
  • Religioso defunto, in “Vita Trentina”, 9 gennaio 1958, p. 5.
  • Un devoto e commosso ricordo di padre Orazio Dell’Antonio, in “L’Adige”, 17 gennaio 1958, p. 6.
  • Cristoforo Endrizzi OFM, necrologio di padre Orazio Dellantonio, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 37 (1958), pp. 164-165.
  • Ferruccio Trentini, Necrologie dei soci dell’Accademia Roveretana degli Agiati scomparsi negli anni 1958-1964, in “Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati”, s. 6, 4 (1964), fasc. B, p. 145.
  • Eliseo Onorati OFM, I frati di Cavalese con la gente di Fiemme, Trento, Biblioteca Padri Francescani, 1990, pp. 116 (fotografia), 117-119 (profilo biografico).
  • Due frati a colloquio, a cura di Raffaele Centi OFM, Trento, Artigianelli, 1999.
  • Remo Stenico OFM, I Frati Minori a san Rocco di Rovereto, Trento, Biblioteca san Bernardino, 2004, p. 312.

 

Paolo Dalla Torre

Josef Kögl

Josef Kögl

(Bolzano 1898-1979)

Nacque a Bolzano il 6 giugno 1898, figlio di Leopold e di Creszenz Gaiser, in una famiglia di modeste origini (il padre era un fabbro). Venne ordinato sacerdote nel 1923 e compì poi studi filosofici e teologici a Roma (Università Gregoriana). Tornato a Trento fu prima segretario del vicario generale, quindi lui stesso vicario per la parte tedesca della diocesi (1931-1948) e infine vicario generale dell’intero territorio (1948-1964). Fu anche canonico (dal 1932) e arcidiacono (dal 1949) della cattedrale.

La sua opera amministrativa si compì in un periodo non facile per la storia diocesana e regionale, anche perché egli era specificamente incaricato dell’amministrazione della parte tedesca della diocesi (che corrispondeva a due terzi del territorio altoatesino). La sua fu una attività discreta e poco appariscente; fu apprezzato dai vescovi per i quali operò (soprattutto Endrici e de Ferrari). Si ricorda la sua collaborazione con il vescovo Endrici contro il diffondersi del nazionalsocialismo e le Opzioni del 1939; nel 1946 prese posizione – lui che era di lingua e cultura tedesca – contro le manifestazioni per l’autodeterminazione e ricordò che la venerazione al Sacro Cuore e l’odio nazionale erano come l’acqua e il fuoco. Dopo la ridefinizione dei confini diocesani e la nascita della diocesi di Bolzano-Bressanone (1964) il suo ruolo amministrativo ebbe termine e si stabilì a Bolzano, dove fu nominato canonico onorario della concattedrale e dove proseguì la sua azione pastorale fino alla morte, avvenuta il 19 ottobre 1979.

Kögl non era uno storico; a suo nome uscirono, oltre a uno studio d’occasione sul concilio di Trento, due rassegne statistiche (non prive però di interessanti parti cronistiche) sulla parte tedesca della diocesi. La sua presenza nel Dizionario Biografico degli Storici Trentini è motivata però dal fatto che nel 1964 pubblicò anche un robusto volume dal titolo La sovranità dei vescovi di Trento e di Bressanone, i cui obiettivi erano specificati dal sottotitolo: Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione. Egli riteneva infatti che il fatto di essere subentrato, nel 1919, all’Austria nel governo del territorio trentino-sudtirolese obbligasse lo Stato italiano a farsi carico degli oneri di mantenimento del clero che l’Impero si era a sua volta assunto un secolo prima. Tale convinzione lo portò a redigere la lunga monografia (oltre 600 pagine), divisa in due parti. Nella prima si fa la “storia della sovranità” dei vescovi (“documentata” fino al 1218; “offuscata” fino al 1418; “confederata” fino al 1567; “salvaguardata” fino al 1803), per dimostrare che all’inizio del XIX secolo essa era ancora perfettamente operante. Nella seconda si descrivono la procedura di secolarizzazione dei principati e, appunto, gli oneri che ne erano derivati. Tali oneri, a dire dell’autore, avrebbero continuato a esistere ancora nel 1964: “non si pretende una concessione o un privilegio, ma solo l’adempimento di un onere riconosciuto da ogni stato di diritto” (p. 556).

La sovranità dei vescovi era basata su un’ampia bibliografia, in gran parte in lingua tedesca, e su documentazione archivistica conservata a Trento, Bressanone, Innsbruck e Vienna; presentò agli studiosi – e in modo particolare a quelli di lingua italiana – i risultati della ricerca dei due secoli precedenti, recuperando nell’impostazione sia le posizioni filo-vescovili settecentesche sia l’ostilità verso il giurisdizionalismo (“giuseppinismo”) ancora viva fino all’episcopato di Endrici. Non è un caso che Mainardo II sia definito “usurpatore prepotente”, che siano contestate le “falsificazioni” degli Asburgo e che si descrivano come “spire di Laocoonte” le decisioni dello Stato settecentesco.

Il fatto che vi fosse una tesi da difendere e che alcuni passaggi fossero venati di anacronismo non impedì al volume di avere una notevole diffusione e importanza; per alcuni decenni “il Kögl” fu uno dei pilastri bibliografici nelle ricostruzioni della storia medievale e moderna del territorio. Ed è ancora uno strumento utile, non solo per le fonti che pubblica, ma anche perché affronta la storia da un punto di vista particolare, non adottato da altre ricerche interessate invece soprattutto ai destini nazionali o alle peculiarità autonomiste.

 

Opere di Josef Kögl  (in ordine cronologico)

  • Breve diarium S. Concilii Tridentini. Conspectus decretorum, additis rationibus selectis temporis loci personarum, Trento, Artigianelli, 1947, 100 pp. (estratto dal supplemento a Folium diocesanum tridentinum”, 1945 e 1947).
  • Der Bozner Anteil der Kirche des hl. Vigilius im Spiegelbild der Zahlen. Mit Daten über das gänze Erzbistum Trient, Vergleichen und Anhängen, Trento, Artigianelli, 1956, 159 pp. (numero monografico di “Folium diocesanum tridentinum”, 1956).
  • La sovranità dei vescovi di Trento e di Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione, Trento, Artigianelli, 1964, 660 pp.
  • Statistische Analysen der geistlichen Berufe in der Diözese Bozen-Brixen: über Ersuchen des 4. Arbeitskreises der Diözesan-Synode zusammengestellt, Bozen, Athesia, 1970, 28 pp.

Opere nelle quali si fa riferimento a Josef Kögl  (in ordine cronologico)

  • Josef Gelmi, Geschichte der Kirche in Tirol. Nord-, Ost- und Südtirol, Innsbruck-Wien-Bozen, Tyrolia-Athesia, 2001, ad indicem.
  • Severino Vareschi, La Chiesa cattolica trentina fra radici cristiano-sociali e confronto con i tempi nuovi, in Storia del Trentino, 6: L’età contemporanea. Il Novecento, a cura di Andrea Leonardi, Paolo Pombeni, Bologna, Il Mulino, 2005, pp. 291, 310.
  • Josef, Gelmi, Bischof Joseph Gargitter (1917-1991): der Friedensstifter : einer der bedeutendsten Bischöfe unseres Landes, Bressanone, Weger, 2016, ad indicem.
  • Luigi Bressan, Celestino Enrici contro il Reich. Gli archivi svelano, Bolzano, Athesia, 2019, ad indicem.

 

Emanuele Curzel

Franco Tauffer

Franco Tauffer

(Imer, 1890 – Milano, 1979)

Nacque a Imer, figlio di Giuseppe, proprietario dell’albergo Ancora, e di Caterina Rigoni. Fu battezzato con il nome di Francesco Giuseppe. Di lui si hanno in realtà poche altre notizie. Conseguito il diploma di maestro elementare, probabilmente a Rovereto, insegnò per qualche tempo a Mezzano di Primiero. Allo scoppio della Prima guerra mondiale combatté sul fronte orientale nelle file dell’esercito austro-ungarico. Fatto prigioniero in Russia, al termine del conflitto riuscì a riparare in Svezia e da lì in Francia. A Parigi, in una data imprecisata, si laureò in ingegneria mineraria. Rientrato in Italia si stabilì prima a Torino e poi, almeno dalla fine degli anni Trenta, a Milano, dove trovò impiego presso la Montecatini. Tra le mansioni che gli furono affidate vi era la traduzione, da varie lingue straniere, di articoli di riviste specializzate.

Verosimilmente a far data dal suo pensionamento si dedicò a ricerche di storia della valle di Primiero, con la quale aveva sempre mantenuto legami. Curiosamente si firmò sempre “Tauffer”, pur essendo la grafia corretta del cognome, ancora diffuso in valle, “Taufer”. Morì a Milano il 23 aprile 1979.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Monete, misure e pesi in uso nella valle di Primiero nei secoli passati, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 34 (1955), pp. 28-41.
  • Prestazioni dovute dalla comunità di Primiero nei tempi passati, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 35 (1956), pp. 195-211.
  • La valle di Primiero nel 1809, in “Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore”, 28 (1957), pp. 81-90, 148-164.
  • La valle di Primiero al tempo di Napoleone (1796-1799), in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 20 (1957), pp. 87-100.
  • Operazioni militari nel distretto di Primiero durante la prima guerra mondiale, in “Studi Trentini di Scienze Storiche, 39 (1960), pp. 73-87.
  • Sull’origine di alcuni toponimi nella Valle di Primiero, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 40 (1961), pp. 166-174.
  • Ancora sul toponimo Siror, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 41 (1962), pp. 98-103.
  • Notizie storiche di Primiero, in “Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore”, 36 (1965), pp. 81-92.
  • Le antiche miniere del distretto di Primiero (Trento), in “L’industria mineraria”, 16 (1965), pp. 307-313.
  • Breve storia del “Consorzio agricolo Vederna”, in “Terra trentina”, 3 (1965), pp. 119-124.

 

Ugo Pistoia

Quirino Bezzi

Quirino Bezzi

(Cusiano di Ossana, 1914 – Trento, 1989)

Figlio di Ergisto Bezzi junior e Giulia Cogoli, doveva chiamarsi “Guerrino”, in omaggio alla tradizione risorgimentale e repubblicana della famiglia: tuttavia le circostanze (la Prima guerra mondiale era in corso da circa quattro mesi), suggerirono, come sottolinea Udalrico Fantelli, “un ripiego meno battagliero”. Nel novembre di quattro anni dopo entrò nella sua Ossana in groppa al cavallo di un ufficiale degli alpini.

Frequentò le scuole elementari a Cusiano e quindi per un breve periodo un istituto religioso di Rovereto; quindi da privatista conseguì il diploma di maestro elementare, abilitandosi a Milano. Intraprese così la carriera di insegnante a Cortaccia/Kurtatsch, Gardolo, Dimaro, Rabbi e Caderzone e infine, dopo essersi trasferito a Trento nel 1952, alle scuole Crispi e Sanzio.

Il pensiero politico di Bezzi era quello di un fervente mazziniano, che esaltava lo spirito laico di impronta garibaldino-mazziniana, confermata nei valori della patria, della giustizia, del progresso, del dovere e della libertà di pensiero, attento alla natura e alla salvaguardia dell’ambiente. Uomo religioso, attento alle tradizioni popolari, fu protagonista della costruzione della chiesa sul Vioz, la più alta d’Europa.

Uomo di scuola, seppe nel corso della propria esistenza impegnarsi su numerosi altri fronti, sia nella dimensione di valle che in quella provinciale. Fu storico, studioso del Risorgimento trentino, autore di componimenti poetici e narrativi, montanaro e alpinista, gestore di rifugi, giornalista: un mestiere quest’ultimo che lo impegnò dai primi anni Quaranta del XX secolo fino ai suoi ultimi giorni.

Fu straordinario animatore culturale, fondatore nel 1967 del Centro Studi per la Val di Sole e suo presidente fino al 1988, oltre che direttore del suo notiziario La Val dalla fondazione nel 1973, fino al 1986; presidente della SAT dal 1985 al 1987, oltre che direttore del “Bollettino”. “Alla Sat Quirino Bezzi – scrisse Franco De Battaglia nel 2009 – si ritagliò un ruolo del tutto particolare: per lunghi anni fu nel Consiglio Centrale, ma non ricopriva incarichi direttivi. Era però il riferimento della memoria, della storia, dell’identità, della progettualità”. Fu inoltre vicepresidente del Museo Trentino del Risorgimento e della Lotta per la Liberta in Trento, presente nei consigli del Comitato Trentino della Dante Alighieri, Sezione Trentina dell’Associazione Mazziniana Italiana, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Museo degli Usi e Costumi delle Genti trentine. Fu direttore di riviste culturali, come “Ciàcere en trentin” e “Strenna Trentina”, autore di studi sulla rivista della Società di Studi Trentini si Scienze storiche. Fu inoltre membro della Accademia Roveretana degli Agiati e Socio accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (GISM), commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica.

Morì dopo breve malattia a Trento il 25 febbraio 1989; gli ultimi anni lo videro colpito negli affetti più cari, con la tragica scomparsa del figlio, della nuora e del nipote. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Ossana, sul colle Tomino.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

  • L’aprile 1848 nella storia e nella tradizione della Val di Sole, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 27 (1948), pp. 69-74.
  • Uomini illustri della Val di Sole, Trento, Scuola Tipografica Arcivescovile Artigianelli, 1953.
  • Racconti e leggende della Val di Sole, Trento, Artigianelli, 1954
  • La guerra e la vittoria nelle lettere di Ergisto Bezzi, in “Bollettino del Museo Trentino del Risorgimento”, 1958, n. 3-4, pp. 35-39.
  • La Valle di Sole: “perla delle valli alpine del Trentino”. Guida per il turista e la popolazione, Trento, Artigianelli, 1959.
  • Le lapidi commemorative d’uomini o di avvenimenti nella Valle di Sole, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 38 (1959), pp. 201-208.
  • La Val di Sole, Calliano, Manfrini, 1974.
  • Valle di Sole, Trento, Panorama, 1983.
  • L’arresto nel Trentino di Pietro Fortunato Calvi attraverso documenti inediti, Trento, Museo del Risorgimento e della Lotta per la Libertà; 1985.
  • Lungo le rive del Noce, Malé, Centro Studi per la Val di Sole, 1986.

 

Bibliografia su Quirino Bezzi (in ordine cronologico)

  • Sergio Benvenuti, In memoria di Quirino Bezzi, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 67 (1988), pp. 541-542.
  • Udalrico Fantelli, Quirino Bezzi, in La Val 1990, Malé, Centro Studi per la Val di Sole, 1990, pp. 5-7 e 9-16 (con bibliografia).
  • La Val. Indici (1973-2008), a cura di Danilo Mussi, 2008 (a pp. 40-44 elenco di articoli di Quirino Bezzi pubblicati su “La Val”).
  • “La Val”, 2009, n 2 (numero monografico dedicato alla figura di Quirino Bezzi).
  • Udalrico Fantelli, Quirino Bezzi, in Dizionario Biografico dei Solandri, 1, a cura di Salvatore Ferrari, Alberto Mosca, Malé, Centro Studi per la Val di Sole, 2022.

Alberto Mosca