DBST Gatterer Claus

Sesto Pusteria, 27 marzo 1924 – Vienna, 28 giugno 1984

Primogenito di nove figli di una famiglia di piccoli contadini di montagna e di Dableiber (nel 1939 non optarono per la Germania), frequentò la scuola elementare italiana a Sesto, poi il ginnasio-liceo presso l’istituto vescovile Vinzentinum di Bressanone. Nell’autunno del 1943 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova e per lui, idealmente vicino alla resistenza sudtirolese dell’Andreas-Hofer-Bund, fu anche un modo per sottrarsi alla chiamata alle armi nella Wehrmacht.
Iniziò presto la propria carriera giornalistica: tra il 1945 e il 1947 collaborò con il “Volksbote” (organo della Südtiroler Volkspartei), il “Dolomiten” (quotidiano in lingua tedesca della provincia di Bolzano) e si impegnò politicamente nella SVP. Nel 1948 si trasferì a Innsbruck dove divenne redattore presso il “Tiroler Nachrichten” e più tardi corrispondente dall’Italia del “Salzburger Nachrichten” e del “Münchner Merkur”. Nel 1956 prese la cittadinanza austriaca e si sposò con Margit Friedrich. Nel 1957, trasferitosi definitivamente a Vienna, entrò nella redazione della rivista “Forum”, mensile di cultura e di politica di impronta anti-comunista. Tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta lavorò con altri periodici (“Die Zeit”, “Die Furche”, “Il Mondo”) e testate giornalistiche (“Bild-Telegraf”, “Express”, “Die Presse”). Dal 1972 fu collaboratore fisso dell’Österreichischer Rundfunk (producendo documentari dedicati anche alla questione sudtirolese) e dal 1974 conduttore e responsabile del TV Magazine “Teleobjektiv”, un programma che apriva al giornalismo d’inchiesta e che si seppe imporre all’attenzione della pubblica opinione austriaca.
I primi anni di soggiorno a Vienna furono determinanti per la sua formazione: soprattutto lo furono i contatti con i circoli della sinistra cattolica che si raccoglievano attorno alla rivista “Die Furche” nel clima di apertura al rinnovamento, all’ecumenismo e al dialogo del Concilio Vaticano II. Secondo lo storico Leopold Steurer, che ha raccolto e approfondito l’approccio critico di Gatterer allo studio della storia locale, ebbero su di lui grande influenza le tesi di Friedrich Heer (1916-1983) sul fallimento del cattolicesimo austriaco prima del 1914 e nel periodo tra le due guerre, per il contributo che le gerarchie ecclesiastiche diedero al nazionalismo, all’antiparlamentarismo e all’antisemitismo.
Sensibile al dialogo tra cristianesimo e marxismo, tra le prime opere spicca la traduzione in tedesco nel 1968 del libro del teologo della liberazione Giulio Girardi Marxismo e cristianesimo(1966). L’interesse per la storia del socialismo si intrecciò, come ebbe a sottolineare Enzo Collotti, con la naturale predisposizione di Gatterer a schierarsi a favore delle minoranze e dei deboli. Non si trattava solo di un’inclinazione: emergeva come vissuto dalla sua biografia di Dableiber e di sudtirolese, dal suo appartenere a una minoranza della minoranza. Si accostò al pensiero e agli scritti degli esponenti del meridionalismo e del regionalismo italiano: Guido Dorso, Gaetano Salvemini, Carlo Levi ed Emilio Lussu. Dal meridionalista Dorso mutuò lo stesso concetto di “autonomismo”, che costituì il filo rosso della sua più importante opera storiografica Im kampf gegen Rom (1968); un autonomismo – come Gatterer scrisse nella premessa al volume (pp. 23-24) – inteso come autogoverno: “come coscienza civica, come rifiuto di ogni autorità che non sia l’autorità della libertà, come diritto all’autodeterminazione in ogni ambito”. Nel ricostruire la vicenda delle minoranze linguistiche in Italia e il loro rapporto con il potere centrale, a partire dal Risorgimento fino al secondo dopoguerra, Gatterer compose una prima importante visione d’insieme del pensiero autonomistico che permise tra l’altro di collocare la storia sudtirolese nel più grande contesto nazionale ed europeo e, in tal modo, sottrarla alle anguste prospettive del caso particolare. Venne smontata per la prima volta la resistente immagine di un Sudtirolo vittima dei regimi; ne emersero i contorni di una realtà complessa e permeabile rispetto ai richiami delle dittature.
L’autobiografia Schöne Welt, Böse Leut. Kindheit in Südtirol, apparsa l’anno seguente (1969), offrì di quella stessa realtà il ritratto vivido e personale delle contraddizioni, dei pregiudizi e delle spaccature che la attraversavano. Gatterer divenne la coscienza critica dell’Alto Adige/Südtirol, sua terra d’origine; il suo lavoro di storico, giornalista e scrittore incise sul recupero di una memoria e di un passato mondati dalle incrostazioni della mitologia eroico-patriottica, soprattutto quella relativa alla rivolta antinapoleonica hoferiana (1809), impegnata a rappresentare piattamente i sudtirolesi come un popolo minacciato, ma unito e incorrotto, paladino delle libertà. Negli Sessanta e Settanta fu una figura di riferimento per associazioni giovanili e movimenti alternativi di lingua tedesca, critici nei confronti dell’establishmentpolitico-culturale locale.
Favorire il dialogo e la comprensione tra il mondo italiano e quello tedesco, esercitando una funzione di ponte tra le culture e le narrazioni storiografiche, fu il deciso tratto di Gatterer uomo di confine. Mantenne regolari contatti con ambienti culturali e giornalistici italiani. Negli anni in cui in Austria maturava l’ascesa al governo della SPÖ di Bruno Kreisky, la sua tensione ideale nei confronti del socialismo democratico lo spinse a tradurre in tedesco anche opere di Emilio Lussu e Angelo Tasca. Ma già nel 1967 si era occupato di un altro esponente della storia del socialismo, la cui figura era diventata l’emblema dell’inimicizia ereditaria tra italiani e austriaci: con Unter seinem Galgen stand Österreich. Cesare Battisti, Porträt eines “Hochverräters” Gatterer approfondì criticamente la vicenda battistiana, rimasta troppo a lungo ostaggio della propaganda nazionalistica di entrambi i fronti. Battisti, a suo avviso, andava riconsegnato alla storia del socialismo austriaco e dell’Austria che lo aveva cancellato bollandolo come “traditore”, perché anche a quelle apparteneva. Fu soprattutto attraverso quest’opera, dedicata a un uomo vissuto tra i due mondi nei travagli della fine della monarchia austroungarica e della prima guerra mondiale, che meglio si espresse l’intento pedagogico che accompagnò il suo lavoro di storico e che lui stesso racchiuse nell’invito a riconsiderare criticamente il proprio passato, per giungere a una maggiore verità su se stessi e sugli altri.
Gatterer ebbe modo di esercitare la sua funzione di ponte tra Austria e Italia anche sul terreno politico, in qualità di esperto sulle questioni altoatesine. In quanto persona vicina al Ministro degli Esteri austriaco Bruno Kreisky, che ne apprezzava la competenza, nel 1972 fece parte della delegazione incaricata per le trattative dell’elaborazione del nuovo statuto di autonomia per l’Alto Adige/Südtirol.
Nel corso della sua carriera di giornalista gli furono attribuiti numerosi riconoscimenti pubblici: tra gli altri i premi Dr. Karl Renner per il giornalismo (1967); Theodor Körner, città di Vienna per il giornalismo (1976); Stampa altoatesina (1981). Per la sua opera di giornalista, storico e scrittore nel 1970 il Ministero dell’istruzione austriaco gli conferì il titolo onorifico di “professore”. Mentre nell’area tedesca le sue opere furono presto recepite e diffuse, nel suo Sudtirolo ebbero solo un tardo riconoscimento ufficiale.
Il lascito e la biblioteca privata di Claus Gatterer sono conservati presso la biblioteca del Comune di Sesto Pusteria.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Unter seinem Galgen stand Österreich. Cesare Battisti, Porträt eines “Hochverräters”, Wien u. a., Europa Verlag, 1967 (traduzione dell’autore con alcune aggiunte al testo originale: Cesare Battisti: ritratto di un alto traditore, Firenze, La nuova Italia, 1975).
  • Im Kampf gegen Rom. Bürger, Minderheiten und Autonomien in Italien, Wien u.a., Europa Verlag, 1968 (In lotta contro Roma. Cittadini, minoranze e autonomie in Italia, Bolzano, Praxis 3, 1994).
  • Schöne Welt, böse Leut. Kindheit in Südtirol, Wien, Molden, 1969 (Bel paese, brutta gente. Romanzo autobiografico dentro le tensioni di una regione europea di confine, Bolzano, Praxis 3, 1989).
  • Erbfeindschaft Italien – Österreich, Wien u.a., Europa Verlag, 1972 (Italiani maledetti, maledetti austriaci. L’inimicizia ereditaria, Bolzano, Praxis 3, 1986).
  • Ein Einzelgänger, ein Dachs vielleicht. Tagebücher 1974-1984, hrsg. von Thomas Hanifle, Bozen, Raetia, 2011.

Bibliografia su Claus Gatterer (in ordine cronologico)

  • Claus Gatterer. Aufsätze und Reden, hrsg. von Michael-Gaismair-Gesellschaft, Bozen, Raetia, 1991.
  • Der Mensch, der Journalist, der Historiker. Ein Symposium über Claus Gatterer, hrsg. von Michael-Gaismair-Gesellschaft, Bozen, Raetia, 1993.
  • Thomas Hanifle, “Im Zweifel auf Seiten der Schwachen”. Claus Gatterer, eine Biographie, Innsbruck, StudienVerlag, 2005.
  • Peter Huemer, Ein Sieg im Scheitern. Erinnerung an Claus Gatterer, in Heimat. Lügen. Literatur. Texte zur gegenwärtigen Befindlichkeit, Wien, Der Apfel, 2006, pp. 6-10.
  • Enzo Collotti, Ricordo di Claus Gatterer, in Demokratie und Erinnerung. Festschrift für Leopold Steurer zum 60. Geburtstag, hrsg. von Christoph von Hartungen [et al.],
  • Innsbruck-Wien-Bozen, Studien Verlag, 2006, pp. 155-161.

Giorgio Mezzalira