Clemens Wenceslaus von Brandis

(Lana 1798 – Schleinitz (oggi Slivnica pri Mariboru, Slovenia) 1863)

Discendente da una famiglia di antichissima nobiltà attestata in bassa Venosta fin dal XII secolo, studiò diritto e scienza dell’amministrazione. Tali studi non gli impedirono di coltivare un forte interesse per la storia se, poco più che ventenne, fu in grado di comporre e pubblicare il suo opus primum dedicato alle turbolente vicende tirolesi nell’epoca di Federico IV “Tascavuota”. Vi sono descritti con erudizione gli avvenimenti politici e militari, è bene illustrata l’intricata situazione istituzionale (con in primo piano i conflitti con il vescovado di Trento), sono riportati con scrupolo molti dati economici, mentre le troppo rapide sintesi mancano di originalità. Lo stesso autore avvertì, con modestia eccessiva, che il suo lavoro andava inteso come preparatorio per le ricerche di futuri e migliori storici. Anche a questo fine inserì in appendice al volume 165 documenti coevi a Federico di varia natura e provenienza (diplomi, contratti, corrispondenza, ecc.).

Con questo lavoro storiografico, che gli valse ipso facto l’accesso fra gli Agiati dell’Accademia di Rovereto, il giovane Clemens si era posto sulla scia di due suoi illustri avi: Jakob Andrä, Capitano del Tirolo (1609-28) che aveva composto una cronaca sulla formazione dei ceti tirolesi (Ausführliche Geschichte der Tiroler Landesstände, 1609), e Franz Adam, autore della prima organica storia provinciale del Tirolo (Des Tirolerischen Adels immergrünendes Ehrenkränzl, 1678), nonché di diverse altre opere minori.

Nel 1824 Clemens entrò nella vita pubblica con la nomina a Commissario circondariale (Kreiskommissar) di Bolzano – senza stipendio, di cui non aveva bisogno, ma alla condizione, valida per i nobili tirolesi, di poter essere promosso a più alti incarichi superando funzionari di ruolo anche “più anziani e più abili”. Sposò nel 1831 Adrienne Des Enffans d’Avernas (un casato quasi al livello di quello dei Brandis) dalla quale ebbe due figli di cui uno, Anton, diventerà Capitano del Tirolo e l’altro, Erich, entrerà nell’ordine di Sant’Ignazio. Nel 1836 divenne a Capitano circondariale (Kreishauptmann) di Bolzano e nel gennaio 1841 raggiunse i massimi vertici provinciali con la nomina imperiale a Governatore (Gouverneur) e, a distanza di pochi giorni, anche a Capitano del Tirolo. Ricoprì queste prestigiose cariche fino alla primavera del 1848. Fu l’ultimo a unirle in una sola persona e l’ultimo a portare il titolo di Governatore, sostituito poi con quello di Luogotenente (Statthalter).

Di convinzioni sociali e politiche conservatrici, ispirate non dalla paura del nuovo o dallo scetticismo metternichiano ma da un profondo senso religioso di stampo cattolico, resta negli annali del Land soprattutto per il forte impulso che diede alla viabilità stradale e fluviale (fra le altre cose iniziò durante il suo capitanato la regolamentazione dell’Adige), ponendo con ciò le basi per lo sviluppo economico. Appoggiò, anzi, stimolò, con donazioni e provvidenze la ricerca scientifica e i letterati. Fu lui a inaugurare l’imponente edificio del Museo Ferdinandeum (1845), costruito in appena tre anni. In una prolusione davanti ai soci del Museo invitò coloro che ne avevano i mezzi a favorire l’avanzamento degli studi in tutti i campi, sottolineando in particolare l’importanza di quello storiografico. Nell’occasione rilevò che in Tirolo ci si era spesso “cimentati con la storia ma evitando il modesto lavoro di raccogliere e riordinare le fonti”. A suo parere erano “i contributi in centesimi che arricchiscono di più la scienza”.

Si dimise da Capitano del Tirolo nell’aprile del 1848 sotto la (blanda) pressione dei rivoluzionari di Innsbruck che, nel quadro dell’ammodernamento delle istituzioni provinciali, richiedevano la separazione delle due massime cariche del Land. Due mesi più tardi Brandis dovette però lasciare anche il posto di Governatore. Fu messo a riposo dall’Imperatore Ferdinando per avere sabotato la pubblicazione del decreto di soppressione dei Gesuiti deciso dal governo di Vienna e valido anche per il Tirolo – benché qui l’Ordine fosse tutt’altro che malvisto. Al di là del motivo occasionale era però evidente che in epoca di rivolgimenti Brandis, per il suo carattere assai rigido e per la sua altrettanto rigida concezione della legalità, era destinato a lasciare in ogni caso la scena. Egli poteva personalmente apprezzare la riconoscenza del popolo, ma non ricercarne programmaticamente il consenso, cosa che, a suo parere, nulla aveva a che fare con l’origine e con l’esercizio dell’autorità di governo.

Pur rimanendo legatissimo al Tirolo si trasferì, piuttosto amareggiato, in Stiria, dove viveva dal secolo precedente un ramo della famiglia, soggiornando per brevi intervalli a Vienna. Lì poté aggiungere ai suoi titoli quello onorifico di Oberhofmeister (amministratore dei beni della famiglia imperiale), segno che non aveva poi perso per davvero il favore della Corte. Conclusesi le drammatiche vicende del 1848-9 trovò più tempo per i suoi studi e diede alle stampe un interessante lavoro sull’epoca napoleonica in Tirolo sullo sfondo di una biografia dedicata a Johann von Welsperg. Politicamente assecondò in pieno le tendenze confessionali del neo-assolutismo che culminarono nella firma del Concordato del 1855. Esse corrispondevano nel modo migliore alle “fondamenta della società da un punto di vista storico” (così il titolo della monografia da lui pubblicata appena un anno prima) e parevano la conferma di quel principio che egli aveva apoditticamente premesso alla sua ricerca giovanile su Federico IV e che recitava: “fra il potere ecclesiastico e quello statale non può esistere alcuna vera contraddizione”, avendo entrambi lo stesso fine ovvero “l’autentico bene spirituale e corporale dei sudditi”.

Dell’epoca neo-assolutista Brandis disapprovò invece apertamente il centralismo promosso dal regime, troppo penalizzante per le Province. Gli esperimenti costituzionali di Francesco Giuseppe posteriori alla sconfitta in Italia ridiedero fiato alle aspirazioni autonomiste tirolesi, tanto che proprio Brandis fu nominato dall’Imperatore a capo della commissione incaricata di riscrivere lo Statuto della Provincia alpina. In tale funzione egli cercò di superare gli aspetti più pesanti dell’assolutismo, non però in direzione del moderno costituzionalismo e della rappresentanza politica bensì in quella dell’ampliamento anche in campo legislativo delle competenze degli istituti locali tradizionali, personificati dai quattro ceti della Dieta, tra l’altro mantenendo fisso il secolare principio tirolese dell’unità della fede. La proposta Brandis, con alcune profonde modifiche, venne alla fine approvata da Francesco Giuseppe.

Nel 1860 fu assegnato a Brandis un seggio vitalizio nella Camera alta del Parlamento imperiale appena istituito. Nello stesso anno egli pubblicò il suo ultimo lavoro ossia una ponderosa ricognizione sulle fondamenta cristiane dello Stato. Esso vale come la summa del suo pensiero politico che risulta largamente ispirato – caso forse unico fra gli studiosi di politica del tempo – alle encicliche di Gregorio XVI.

Morì nel maggio 1863 nella residenza dei possedimenti Brandis in Stiria (passati poi nel 1918 al Regno jugoslavo). Chiese d’esser sepolto con lo scapolare. Con un lascito speciale destinò la somma di 100 mila fiorini allo sviluppo delle scuole dei Gesuiti in Tirolo.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

    • Tirol unter Friedrich IV von Österreich, Wien, Schaumburg, 1823.
    • Johann Nepomuk, Graf von Welsperg. Ein Beitrag zur vaterländischen Geschichte in den letzten Jahren des vorigen und in den ersten des gegenwärtigen Jahrhunderts, in “Zeitschrift des Ferdinandeums für Tirol und Vorarlberg“, III F., 4 (1854), pp. 1-161.
    • Die Grundlagen der Gesellschaft vom historischen Standpunkt, Regensburg, Manz, 1854.
    • Der Staat auf christlicher Grundlage, Regensburg, Manz, 1860.

    Bibliografia su Clemens Wenceslaus von Brandis

    • Allgemeine Deutsche Biographie, Berlin, Dunker & Humblot, 1878, 3, pp. 245-247.
    • Anton Bundsmann, Die Landeschefs von Tirol und Vorarlberg in der Zeit von 1815-1913, Innsbruck, Wagner, 1954, pp. 25-30.
    • Richard Schober, Storia della Dieta tirolese. 1816-1918, Trento, Regione autonoma Trentino Alto Adige, 1987, pp. 128-134.
    • Andreas M. Kramp, Clemens Graf Brandis (1798-1863). Eine Biographie, diss., Universität Innsbruck, 2000.

    Davide Zaffi