Clemente Baroni Cavalcabò

(Sacco di Rovereto, 1726-1796)

Di famiglia aristocratica (con la pretesa di discendere dai marchesi Cavalcabò di Verona), arricchitasi sfruttando il locale porto fluviale, ebbe per padre Giovanni Battista e per madre Teodora Salvadori. Il fratello maggiore Cristoforo (1712-1786) aveva studiato a Bologna e a Padova, acquisendo una formazione scientifica e tecnica, non priva di interessi storici e giuridici. Un altro fratello, Teodoro († 1774) era monaco olivetano e pure lui studioso e letterato. Fu Cristoforo a educare Clemente il quale poi si legò a Girolamo Tartarotti, che lo avvicinò alla tradizione muratoriana.

Il suo primo intervento pubblico fu una traduzione dal latino di un testo dedicato ai Liberi Muratori, di cui facevano parti numerosi suoi amici e corrispondenti (ma non lui stesso, a quanto è dato sapere). Seguirono poi interventi in ambito antichistico, soprattutto su problemi cerimoniali.

Predilesse le scienze naturali e matematiche: questa sua propensione non mancò però di coniugarsi con il dibattito storico e giuridico. Vi aveva già partecipato promuovendo la prima traduzione italiana dell’opera di Pufendorf, De iure naturae et gentium, curata da Giovambattista Almici e pubblicata fra il 1757 e il 1759 in quattro tomi. Le sue riflessioni sul galleggiamento dei corpi umani (circa 1767) si connettevano all’uso, soprattutto germanico, dell’ordalia dell’acqua fredda per accertare la colpevolezza delle presunte streghe.

Opere puramente storiografiche sono un articolo per difendere l’italianità del Trentino, pubblicato nel 1779 sul Giornale enciclopedico, alcuni saggi vòlti a difendere i diritti degli zattieri e dei commercianti di Sacco, e soprattutto la nota Idea della storia e delle consuetudini antiche della Valle Lagarina ed in particolare del Roveretano, stampata anonima e senza data (ma sicuramente del 1776). L’opera, che raccoglie quattro saggi suoi e uno di suo fratello Cristoforo, era destinata a difendere le consuetudini locali, soprattutto in materia tributaria, contro i provvedimenti accentratori di Giuseppe II, secondo un’attitudine largamente condivisa nell’ambiente roveretano. Si trattava della fedeltà non solo e non tanto alle consuetudini e ai privilegi della piccola patria (fini per altro non estranei alla battaglia), quanto alla tradizione giuridica, riconosciuta bisognosa di riforme, ma rispettose, se non altro, delle linee fondamentali della tradizione stessa. Va da sé che queste erano anche le linee fondamentali dell’organizzazione politica e sociale e della prosperità economica – o almeno dell’organizzazione politica e sociale e della prosperità economica conosciute da Baroni e dai suoi amici.

A queste opere, che sul terreno della storia locale combattevano una battaglia ben più ampia, dovremo aggiungerne altre che si legano all’attività di Tartarotti: una Lettera ad un giornalista ultramontano sopra il Congresso notturno delle Lammie del Signor Abate Girolamo Tartarotti, pubblicata dal Tartarotti medesimo in appendice alla Apologia del Congresso notturno delle Lammie (1751); inoltre L’impotenza del demonio di trasportare a talento per l’aria da un luogo all’altro i corpi umani… dove anche si dimostra l’impossibilità di volare con artifizio umano (1753). Qui l’argomentazione filosofico-fisica si integra a quella storico-critica, secondo una tendenza costante nel suo pensiero. Anche in campo etico, egli cerca di conciliare Fede e Ragione, nel senso di ammettere la superiorità dell’etica cristiana (e quindi poggiante sulla Rivelazione), pur tentando di costruire un’etica che ne prescinda. Sembra così inserirsi nella tradizione groziana, che è anche quella di Muratori e Tartarotti perché è quella del maturo umanesimo giuridico, che pervade la migliore cultura europea almeno fino alla metà del Settecento. Appartengono a questa tradizione anche l’interesse per la matematica, la fisica e le scienze naturali, nella consapevolezza della intrinseca unità dei vari rami del sapere e quindi della necessità di arrivare a risultati che non siano reciprocamente contraddittori e nemmeno indifferenti, ma armonici, sempre sul terreno di una fedeltà critica alla tradizione, ricostruita con gli strumenti storici muratoriani.

Fitta fu la sua rete di relazioni, locali e non solo, a suo tempo ben descritte da Claudio Leonardi, nonché la collaborazione con riviste quali le “Novelle Letterarie”, di Firenze e Venezia, le “Memorie per servire all’istoria letteraria”, ma anche la “Gazzetta di Rovereto” e “Avvisi d’armi e di lettere”, altro giornale roveretano. Notevole fu soprattutto la sua attività nel seno dell’Accademia roveretana degli Agiati, di cui fu per quasi quarant’anni esponente di punta e animatore (insieme, e talora in contrasto, con Clementino Vannetti). Proprio l’Accademia, quale luogo di incontro di saperi e interessi diversi, dovette essere il luogo più congeniale alla sua attività, in un’atmosfera che potremmo definire (almeno con riguardo al Baroni stesso) storica e umanistica più che illuministica, e che doveva cessare di esistere con la fine dell’Antico Regime, fine che all’incirca coincide con quella della vita terrena del Baroni, nel 1796. Il legame con l’Accademia e la società roveretana spiega anche la conservazione di larga parte del suo carteggio e dei suoi manoscritti presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto.

 

Bibliografia di Clemente Baroni Cavalcabò (in ordine cronologico)

  • Dichiarazione dell’Instituto, e scopo de’ Liberi Muratori, dove si prende a confutare il Candeliere acceso de’ Liberi Muratori eretto di fresco, Rovereto, Marchesani, 1749.
  • Lettera intorno alle cirimonie e complimenti degli antichi Romani, Rovereto, Marchesani, 1750.
  • Lettera ad un Giornalista Oltrammontano sopra il Congresso notturno delle Lammie del Signor Abate Girolamo Tartarotti, in Gerolamo Tartarotti, Apologia del Congresso notturno delle Lammie, Venezia, Occhi, 1751.
  • L’impotenza del demonio di trasportare a talento per l’aria da un luogo all’altro i corpi umani, Rovereto, Marchesani, 1753 (rist. anast. a cura di R. Suitner, Sala Bolognese, Forni, 2013).
  • Lettere due di Clemente Baroni Cavalcabò da Sacco intorno all’inondazione dell’Adige accaduta nell’anno 1757, s.l., s.n., s.d. [1758?].
  • Lettere diverse concernenti alla religione naturale e alla morale filosofia de’ cristiani e degli stoici, Venezia, Pietro Valvasense, 1757.
  • Lettere due del signor Clemente Baroni Cavalcabò e del signor cav. Clementino Vannetti sopra un passo di Virgilio, s.l., s.n., s.d. [1772?].
  • Idea della storia e delle consuetudini antiche della Valle Lagarina ed in particolare del Roveretano, s.l., s.n., s.d. [1776].
  • Lettera dell’autore del Prospetto de’ correnti affari d’Europa a un’intimo [sic] suo amico, s.l., s.n., s.d. [1794?].
  • Prospetto de’ correnti affari d’Europa, in “Notizie universali – Rovereto” (1794), n. 1, pp. [1-3].

 

Bibliografia su Clemente Baroni Cavalcabò (in ordine cronologico)

  • Carlo Rosmini, Memorie intorno alla vita e agli scritti di Clemente Baroni Cavalcabò, Rovereto, Marchesani, 1798.
  • Claudio Leonardi, Baroni Cavalcabò, Clemente, in Dizionario Biografico degli Italiani, 6, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1964, ad vocem.
  • Diego Quaglioni, Pufendorf in Italia. Appunti e notizie sulla prima diffusione della traduzione italiana del “De iure naturae et gentium”, in “Il pensiero politico”, 32 (1999), pp. 235-250.
  • Diego Quaglioni, La cultura giuridica a Rovereto nel Settecento, in L’affermazione di una società civile e colta nella Rovereto del Settecento, Atti del Seminario di studio (Rovereto, 3-4 dicembre 1998), a cura di Mario Allegri, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 2000, pp. 7-19.
  • Stefania Stoffella, Assolutismo e diritto naturale in Italia nel Settecento, in “Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento”, 26 (2000), pp. 137-175.
  • Diego Quaglioni, L’eredità del pensiero tartarottiano, in Rovereto, il Tirolo, l’Italia: dall’invasione napoleonica alla belle époque, Atti del seminario di studio (Rovereto, 28-29 ottobre 1999), a cura di Mario Allegri, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 2001, pp. 9-19.
  • Stefania Stoffella, Il diritto di resistenza nel Settecento italiano. Documenti per la storia del “De iure naturae et gentium” di Pufendorf, in “Laboratoire italien. Politique et société”, 2 (2001), pp. 173-199.
  • Stefania Stoffella, Una teoria della libertà. Il pensiero politico di Clemente Baroni Cavalcabò (1726-1796), tesi di dottorato, relatrice Lea Campos Boralevi, Università degli Studi di Perugia, a. acc. 2002-2003.
  • Stefania Stoffella, Il diritto naturale nella corrispondenza e negli scritti di Giovanni Battista Graser e di Clemente Baroni Cavalcabò, in Aufklärung cattolica ed età delle riforme. Giovanni Battista Graser nella cultura europea del Settecento, a cura di Serena Luzzi, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 2004, pp. 191-205.
  • Gli illuministi e i demoni. Il dibattito su magia e stregoneria dal Trentino all’Europa, a cura di Riccarda Suitner, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2019, saggi: Antonio Trampus, Religione e superstizione: Gianrinaldo Carli, Clemente Baroni Cavalcabò e il tramonto del dibattito su magia e stregoneria in Italia, pp. 23-36; Riccarda Suitner, La demonologia di Clemente Baroni Cavalcabò nel contesto del dibattito europeo, tra Leibniz e Bekker, pp. 77-90; Christian Zendri, Clemente Baroni Cavalcabò e la stregoneria, pp. 127-143.

Christian Zendri