Mezzolombardo, 1772 – 1864

Francesco Antonio Filos nacque a Mezzolombardo dal nobile Giuseppe Antonio (1736-1784) e da Caterina Sevegnani (1743-1805). Dopo una prima educazione con un precettore privato, lo zio paterno don Francesco Antonio (1729-1785), intraprese il percorso di studi che lo portò a Bressanone, in Baviera nel collegio dei Canonici lateranensi di Pollingen, quindi a Trento e Innsbruck, dove cominciò gli studi legali, senza portarli a termine. Nella città enipontana, su influenza di lord Levett Hanson (1754-1814) e assieme a otto persone, fondò nel 1793 un club di stampo giacobino: l’iniziativa costò a lui e a diversi sodali l’arresto, il processo e un periodo di prigionia (1794-1795).
Durante la prima invasione francese tornò a Mezzolombardo e si distinse per il suo intervento in difesa del paese di Lavis, che il 5 settembre 1796 stava per essere dato alle fiamme dai Francesi, persuasi proprio da lui – che ne conosceva la lingua – a desistere dal proposito. Filos riuscì in questo modo a entrare in contatto con diversi generali dell’entourage di Napoleone Bonaparte, quali Louis Alexandre Berthier (1753-1815), Claude Henri de Belgrand de Vaubois (1748-1839) e Joachim Murat (1767-1815), che avrebbe poi sposato nell’anno 1800 la sorella di Napoleone, Carolina.
Filos maturò una breve esperienza come ufficiale dell’armata francese, segnalandosi come acceso sostenitore degli ideali rivoluzionari e napoleonici durante la Repubblica Cisalpina (1797-1802) e il Regno d’Italia (1805-1814), con spostamenti a Milano e Parigi, pur scegliendo Brescia come città dove stabilirsi: lì ottenne la cittadinanza onoraria e il posto di segretario comunale (fino al 1810). Come aderente alla Massoneria fu tra i soci fondatori della Loggia Regina Amalia Augusta di Brescia (1806) e aderì anche alla Loggia “Reale Gioseffina” di Milano. Nel Dipartimento dell’Alto Adige ricoprì l’incarico di viceprefetto a Cles (1810-1812), interessandosi in particolare al miglioramento della viabilità nelle valli del Noce. Ricoprì quindi lo stesso compito a Bolzano (1812-1813) e a Pavia (1813-1816), dove Murat donò a Filos una spada da cerimonia, oggi conservata presso il Municipio di Mezzolombardo.
Con la Restaurazione Filos ottenne gli ultimi incarichi amministrativi a Piacenza, Parma e Brescia. I suoi trascorsi politici gli permisero però di continuare una carriera nell’amministrazione imperiale solo ai livelli più modesti. Mentre si trovava in Lombardia Filos ebbe modo d’incontrare personaggi di spicco come Vincenzo Monti (1754-1828) e Ugo Foscolo (1778-1827); intrattenne scambi epistolari per esempio con Giusto de Vigili von Freyenfeld (1808-1895), suo figlioccio e poi primo biografo, Andreas Alois Dipauli (1761-1839), Antonio Mazzetti (1784-1841), Agostino Perini (1802-1878), Gioseffo Pinamonti (1783-1848). Ebbe molti contatti anche con i Thun di Castel Thun, in particolare con Violante Martinengo Cesaresco e suo figlio Matteo: a loro dedicò le opere pubblicate rispettivamente nel 1836 e nel 1839.
Dal 1825 al 1855 rimase a Rovereto come cassiere circolare prima, come ricevitore del censo poi. Ascritto all’Accademia degli Agiati nel 1831, ne fu vicepresidente (1848-1852) e presidente (1852-1855). Nel 1835 aderì al progetto di Francesco Antonio Marsilli (1804-1863) di pubblicare un giornale letterario, che però non fu realizzato. Grazie alla mediazione di Filos, ci si rivolse a Pietro Estense Selvatico (1803-1880), critico e storico dell’arte fra i protagonisti dell’Ottocento italiano, per consulenze relative alla facciata della chiesa di San Pietro a Trento e in merito al progetto di San Giovanni Battista a Mezzolombardo. Ritiratosi in quiescenza, morì nella sua casa natale a Mezzolombardo a 92 anni.
Le Memorie e confessioni di me stesso (complete in manoscritto nel 1842), pur destinate alla ristretta cerchia familiare, suscitarono un interesse più ampio, visto l’intreccio tra la biografia di Filos e le vicende del periodo napoleonico (si concludono nel 1825, al suo ritorno a Rovereto). Filos presenta i grandi fatti del suo tempo, all’interno dei quali colloca se stesso cercando di presentarsi in modo obiettivo, anche se gli accenni alla campagna di Russia e alla battaglia di Lipsia sono sfumati e trascolorano in una ristretta visione locale. Nelle copie manoscritte dell’opera e nelle edizioni a cura di Bruno Emmert (1924 e 1927) mancano i documenti che Filos aveva aggiunto al manoscritto.
Le Notizie storiche di Mezzolombardo, ultimate in manoscritto nel 1830, ma con aggiunte fino al 1836 (edite nel 1912 con un apparato critico a cura di Desiderio Reich), sono la seconda opera di rilievo di Filos, composta con l’aiuto di don Elia Callisto de Varda von Wardhof (1779-1869). La narrazione segue l’ordine cronologico e ciò rende difficoltoso seguire i molti rivoli della storia locale, contraddistinta per esempio da vertenze trascinatesi per secoli, esposte in più punti dell’opera in modo frammentario. L’opera è in tre parti, seguite da un “Epilogo” nel quale spicca soprattutto la vivida descrizione dell’epidemia di colera del 1836, che aveva colpito anche Mezzolombardo e da un’appendice, dove l’autore discettava della “Denominazione di Mezolombardo”, fornendo anche “Notizie storiche del Castello di Mezolombardo”. Il manoscritto costituì un punto di riferimento per diversi autori locali, che lo richiamarono nelle loro opere: Carlo Nicola de Vigili von Freyenfeld (1851), Pietro Donati (1887), Marco Morizzo (1888). L’autore aderisce a un certo campanilismo nell’opporre Mezzolombardo a Mezzocorona, un’impostazione corretta dalle successive precisazioni di Reich.
Documentazione inerente a Filos è conservata a Trento, presso la Biblioteca comunale, l’Archivio provinciale (Archivio Thun di Castel Thun), la Fondazione Museo storico del Trentino; a Rovereto alla Biblioteca civica e nell’Archivio dell’Accademia degli Agiati; altri documenti sono in proprietà privata.

 

Opere principali di Francesco Filos

  • Sopra qualche punto della storia trentina. Discorsi, Rovereto, Marchesani, 1839.
    Notizie storiche di Mezolombardo (con note del prof. Desiderio Reich), Mezzolombardo, Moser, 1912 (rist. 1974, 1998).
  • Memorie e confessioni di me stesso. Autobiografia di Francesco Filos, a cura di Bruno Emmert, Rovereto, Grandi, 1924.
  • Memorie e confessioni di me stesso. Autobiografia di Francesco Filos, a cura di Bruno Emmert, in “Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati”, s. 4, 8 (1927), pp. 3-252.

Bibliografia su Francesco Filos (in ordine cronologico)

  • Ludwig Rapp, Eine Jakobiner Verschwörung in Tirol. Episode aus der neuern Tiroler Geschichte, Innsbruck, Wagner, 1876.
  • Giusto de Vigili, Cenni sulla vita di Francesco de Filos, in “Il Trentino”, 30 aprile-5 maggio 1873; rist. Rovereto, Tipografia roveretana colla Ditta V. Sottochiesa, 1881; rist. Trento, Scotoni e Vitti, 1887; rist. in Nozze Donati-Pangrazi, Trento, Scotoni e Vitti, 1887; e in Francesco Filosi, Notizie Storiche di Mezolombardo, Mezolombardo, Moser, 1912, pp. I-XIII.
  • Francesco Ambrosi, Profili di una storia degli scrittori e artisti trentini, Borgo Valsugana, Marchetto, 1879, p. 77; Scrittori ed artisti trentini, Trento, Zippel, 1883, pp. 118-119; 18942, pp. 199-200.
  • Anatalone Bettanini, Filos, Francesco, in Memorie dell’I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto pubblicate per commemorare il suo centocinquantesimo anno di vita, Rovereto, Grigoletti, 1901, pp. 576-577, n. 714.
  • Pietro Pedrotti, Francesco Filos viceprefetto di Bolzano, in “Archivio per l’Alto Adige”, 6 (1911), pp. 155-170.
  • Pietro Pedrotti, Francesco Filos e le sue memorie autobiografiche, in “Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati”, s. 4, 5 (1922), pp. 107-117.
  • Antonio Zieger, Bagliori unitari ed aspirazioni nazionali (1751-1797), Milano, All’Insegna di Pallade, 1933, pp. 135-138.
  • Pietro Pedrotti, Due lettere del conte G. Manci a Francesco Filos, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 16 (1935), pp. 135-138.
  • Bice Rizzi, Un invito al Foscolo dal Trentino, in “Il cristallo”, 4 (1962), pp. 61-66.
  • Antonio Pranzelores, Storia Tradizioni Arte del Trentino, Trento, Pranzelores, 1981.
  • Giovanni Gozzer, Il bicentenario 1799-1800 attraverso le Memorie e le Confessioni di un liberal-rivoluzionario: Francesco Filos agli albori dell’identità del Trentino, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 78 (1999), pp. 559-606.
  • Maria Garbari, Francesco Filos (1772-1864). Dalla vita come avventura alla quiete degli studi, in “I buoni ingegni della patria”. L’accademia, la cultura e la città nelle biografie di alcuni agiati tra Settecento e Novecento, a cura di Marcello Bonazza, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 2002, pp. 133-163.
  • Paolo Dalla Torre, Francesco Filos tra epigrafia e studi patri, in “Civis”, 34 (2010), pp. 161-163.

[Per l’immagine si ringrazia l’Accademia roveretana degli Agiati]

Paolo Dalla Torre