Tamion, fraz. di Vigo di Fassa, 11 febbraio 1920 – Trento, 22 aprile 2014

Figlio di Marino ed Elisabetta Weiss, Alberto Antonio Ghetta (de Martin) lasciò la valle natia a 11 anni per frequentare le scuole medie e il biennio ginnasiale presso i collegi francescani di Villazzano e di Campo Lomaso (1931-1938). Il 31 luglio 1938 vestì il saio francescano assumendo il nome di Frumenzio e trascorse l’anno di noviziato nel convento della Madonna delle Grazie ad Arco. Nel 1939 fece la professione temporanea e nel 1942 quella solenne. Tra il 1942 e il 1943 prese gli ordini minori, nel biennio successivo il suddiconato, il diaconato ed il sacerdozio. La sua formazione, umanistica e poi teologica, si compì interamente all’interno dell’Ordine.
Dopo un ventennio in cui padre Frumenzio rivestì diversi incarichi presso conventi della provincia francescana, in Trentino e temporaneamente anche a Gorizia, nel 1966 fu assegnato al convento di San Bernardino a Trento: in quell’anno ebbe il suo primo contatto con i documenti trentini, adoperandosi fattivamente, assieme ai confratelli studenti di teologia, nel recupero dei fondi storici degli archivi cittadini sommersi dal fango e dai detriti nell’alluvione dell’Adige.
Padre Frumenzio divenne da allora presenza costante negli archivi locali, curando la descrizione di alcuni fondi diplomatici (Pergamene della Biblioteca comunale di Trento, Comuni di Mortaso, Borzago, Bolentina, Cinte Tesino ecc.), riordini (Fondo Giuseppe Dal Bosco in BCTn) e trascrizione di documenti, solo in minima parte pubblicati (tra cui l’Inventario dei documenti della cancelleria del principato di Trento e l’Inventario dei beni della Torre franca di Mattarello). In questo modo continuò e alimentò con indefesso fervore di studi la tradizione francescana trentina, che, a partire dal Settecento (Giangrisostomo Tovazzi, Giuseppe Ippoliti, Angelo Maria Zatelli), ha fornito determinanti contributi alla conoscenza storica locale; tradizione che volle onorare curando, assieme al confratello p. Remo Stenico, l’edizione dell’Urbario della Pieve di Calavino e la verifica e la trascrizione dei regesti dei documenti della sezione latina dell’Archivio Principesco Vescovile di Trento, compilati fra il 1759 e il 1762 dai padri Ippoliti e Zatelli, integrata con i regesti della miscellanea della stessa sezione.
Personalità ricca nella sua dimensione spirituale e umana, seppe coniugare l’adesione convinta alla vita conventuale, l’impegno pastorale, dedicato soprattutto agli infermi e agli anziani, con lo studio appassionato della storia locale, che coglieva nei suoi risvolti più minuti, episodici, nelle voci più sommesse. Un posto d’eccezione, nei suoi interessi di studio, fu sempre riservato alla storia del popolo ladino e della sua valle natia, la valle di Fassa, che scandagliò, nelle fonti d’archivio ma anche nel colore delle tradizioni popolari e dell’idioma locale, dalla preistoria all’età moderna. Rivolse il suo impegno di studioso alla dimostrazione dell’antichità della comunità ladina; le sue ricostruzioni (La Valle di Fassa), le sue trascrizioni di fonti (don Luigi Baroldi, Memorie storiche della Val di Fassa; Documenti per la storia della Comunità di FassaLe pergamene dell’archivio parrocchiale di Alba) e i numerosi approfondimenti su aspetti linguistici e toponomastici ladini, la sua presenza attenta e attiva nel dibattito per il riconoscimento della dignità comunitaria del popolo di Fassa, fornirono a esso elementi di legittimazione storica e un legante duraturo. Sostenne e partecipò, dal 1975, alla nascita in valle di un’istituzione culturale deputata allo studio e al consolidamento della tradizione culturale ladina, l’Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” di Vigo di Fassa, e rimase attivo come consulente e membro del comitato di redazione della rivista “Mondo Ladino” sinché le forze glielo permisero.
Lontano dal mondo e dal metodo accademico, e anzi non sottraendosi dall’entrare con esso talvolta in vivace contrasto, profuse il suo impegno nel dare alle comunità del territorio trentino, da lui profondamente amato, l’accesso immediato a strumenti conoscitivi di interpretazione e di nobilitazione del proprio passato, contribuendo a far nascere o a consolidare una tradizione locale di studio e di ricerca storica.
Prodigo di consigli, di esortazioni, ha sempre condiviso le proprie conoscenze con generazioni di studenti e con quanti seguivano paralleli percorsi di ricerca. Coerente con la sua intima convinzione di nulla voler trattenere a proprio beneficio esclusivo, Frumenzio Ghetta ha lasciato una mole considerevole di materiali di studio (moltissimi quaderni fitti di appunti e trascrizioni, regesti di documenti, fotocopie, fotografie, microfilm), depositati per suo volere parte presso la Biblioteca San Bernardino di Trento (circa 630 unità archivistiche, fondo riordinato), parte presso la Biblioteca dell’Istitut Cultural Ladin di Vigo, oggi a lui dedicata (circa 200 unità archivistiche, in corso di riordino). Presso la stessa biblioteca si conserva anche l’archivio della famiglia Rizzi, da lui recuperato e riordinato, e costituito da 20 faldoni e circa 25 “libri di bottega”. Una parte circoscritta degli esiti delle sue ricerche relative alla Comunità generale di Fassa è stata consegnata al Comun General de Fasha, a consolidamento della continuità delle istituzioni comunitarie della valle.
La sua bibliografia completa conta 155 titoli (1966-2012); solo una parte minima dei suoi studi e ricognizioni d’archivio, documentate nel suo lascito, raggiunse dignità di stampa. Dai suoi scritti emerge la sua curiosità, talvolta aneddotica, per le micro-storie della gente di paese, “il suo modo di leggere e vivere la storia, fatta di persone più che di fatti, fatta di gente, della sua gente” (Bernard). Riservò a “La Veis”, a “Mondo Ladino” o a “Strenna trentina” le spigolature d’archivio, i suoi scritti di interesse più locale, a “Studi Trentini” o a indipendenti monografie quelli di interesse più trasversale per la storia trentina. Tra le sue ultime opere la trascrizione del Libro conti della Fabrica del Duomo di Trento, con introduzione storica e prestigiosa riproduzione in facsimile.
Fu convinto assertore della nobiltà dell’espressione nella sua lingua madre, come veicolo di coscienza identitaria: nella sua copiosa produzione scritta – sotto gli pseudonimi di Chimpl da TamionTonin del Lis de Tòne, Tonin da Tamion o Paster dale Feide –compaiono anche numerose composizioni liriche e prose in una lingua ladina dalle cadenze musicali e ritmiche, che attraverso di lui ha raggiunto dignità letteraria.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Presentazione, note e appendice in Luigi Baroldi, Memorie storiche della Val di Fassa, s.l, s.n., 1966; seconda ed.Vigo di Fassa, Istituto culturale ladino Majon di Fascegn, 1980.
  • La Valle di Fassa. Preistoria, romanità e medioevo. Contributi e documenti, Trento, Biblioteca PP. Francescani, 1974.
    (con Remo Stenico) Urbario della Pieve di Calavino 1491 e 1496, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 62 (1983), pp. 135-203.
  • Il libro dei forestieri della città di Trento, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 64 (1985), pp. 439-493.
  • Inventario dei documenti della cancelleria del principato di Trento 1463, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione prima”, 67 (1988), pp. 169-183.
  • Inventario dei beni della Torre franca di Mattarello, 1657,in Per Aldo Gorfer. Studi, contributi artistici, profili e bibliografia …, Trento, Provincia. Assessorato all’istruzione, attività e beni culturali, 1992, pp. 501-513.
  • Cura di Documenti per la storia della Comunità di Fassa: sedute e delibere dei rappresentanti della Comunità di Fassa, 1550-1780, s.l., Familia cooprativa Val de Fascia,1998.
  • L’aquila stemma di Trento e del Trentino, Trento, Comune, 2000.
  • Cura (insieme a Remo Stenico) di Archivi Principatus Tridentini regesta. Sectio Latina (1027-1777), Trento, s.n., 2001.
  • Cura (con Cesare Bernard e Guntram A. Plangg) di Le pergamene dell’archivio parrocchiale di Alba 1410-1772, Vich, Istitut cultural ladin majon di Fascegn, 2010.
  • Libro conti della Fabrica del Duomo di Trento, 1471-1475, Trento, Fondazione Biblioteca San Bernardino, 2010.

Bibliografia su Frumenzio Ghetta (in ordine cronologico)

  • Per padre Frumenzio Ghetta O.F.M. Scritti di storia e cultura ladina, trentina, tirolese e nota bio-bibliografica in occasione del settantesimo compleanno, Trento,Comune; Vigo di Fassa, Istitut cultural ladin, 1991 (con bibliografia dal 1966 al 1990).
  • P. Frumenzio Ghetta: profilo e bibliografia, in L’aquila stemma di Trento (con bibliografia dal 1966 al 1998).
  • En recordanza de p. Frumenzio Ghetta, Vich/Vigo di Fassa, Istitut cultural ladin, 2015 (miscellanea di testi commemorativi pubblicati in “Mondo Ladino” 38 [2014], ove compaiono anche le prime due edizioni postume, con commento critico e storico, di fonti d’archivio tratte dal suo lascito).

Angela Grazia Mura