23 marzo 1875 – 3 gennaio 1941

Nacque a Milano nel 1875, figlio di Giuseppe Fogolari, di origini roveretane, e Giuseppina Biraghi. A seguito della morte della madre visse durante l’adolescenza a Trento, nella casa dello zio Cesare Battisti, assieme all’omonimo cugino, futuro uomo politico socialista e irredentista. Nonostante in seguito Fogolari non abbia risieduto né operato stabilmente in Trentino, tale legame biografico segnò i suoi interessi intellettuali.
Dopo una prima formazione nella città natale – si laureò presso l’Accademia scientifico-letteraria di Milano con Francesco Novati, filologo – seguì un biennio di corso di perfezionamento presso l’Istituto superiore di Firenze, diretto da Pasquale Villari, e si trasferì quindi a Roma (1900), dove diventò allievo di Adolfo Venturi. Con Venturi si laureò presso la Scuola di perfezionamento per gli studi di storia dell’arte medievale e moderna. Su sollecitazione del suo maestro e mentore professionale si interessò all’opera del pittore quattrocentesco veronese Cristoforo Scacco, cominciando così la sua attività pubblicistica e di ricerca; la maggior parte della sua produzione su artisti e su opere d’arte trentine è di questi anni giovanili. Una prima ricerca sul collezionismo milanese del Seicento lasciava già trasparire l’inclinazione del Fogolari per temi legati alla conservazione e tutela dei beni culturali.
Fogolari svolse la sua prima esperienza professionale a Napoli, collaborando con l’antichista Ettore Pais nel riordinamento del Museo nazionale di Capodimonte. All’inizio del 1904 fu assegnato alla direzione del Regio Museo archeologico di Cividale del Friuli, succedendo ad Alvise Pietro Zorzi. Vi rimase fino al 30 giugno 1905, quando passò a Venezia, divenendo direttore delle Gallerie dell’Accademia (successore di Guido Cantalamessa); mantenne tale carica fino alla sua scomparsa. In questi anni divennero prevalenti le indagini sulla pittura veneta (sui dipinti belliniani e guarienteschi a Bassano, sul ciclo dei mesi al Castello di Trento).
La carriera fu molto rapida: nel 1910, quando il Cantalamessa fu trasferito a Roma, venne nominato primo Soprintendente alle Gallerie, ai musei medievali e moderni e agli oggetti d’arte di Venezia (con competenza sull’intera regione, Friuli compreso). Ebbe poi un ruolo rilevantissimo nella quantificazione dei danni al patrimonio culturale causati dalla Grande guerra e dall’occupazione austro-tedesca del Friuli e del Veneto orientale. Di sentimenti irredentisti, come buona parte dell’intellettualità d’origine trentina che aveva studiato in Italia, il Fogolari era stato infatti incaricato della salvaguardia delle opere d’arte sul teatro di guerra, in collaborazione con Corrado Ricci, Ugo Ojetti ed altri. Nel 1919-20 fu membro (con Giuseppe Gerola, che si occupava del Trentino) della Commissione militare che trattò, a Vienna, la restituzione all’Italia di parte delle opere d’arte e dei beni archivistici e culturali di interesse italiano: non a caso aveva scritto nel 1916 la propria monografia storico-artistica su Trento.
Tra il 1924 e il 1935 sovraintese anche ai monumenti, col titolo di Soprintendente all’arte medievale e moderna, per riassumere poi la funzione di Soprintendente alle opere d’arte nel Veneto dopo il 1937. Restò a Venezia fino alla morte (1941), salvo un biennio (1935-1937) durante il quale fu comandato a Palermo.
Nella funzione di Soprintendente incrementò il patrimonio artistico delle gallerie veneziane (Ritratto di gentiluomo del Lotto) e lo difese (ad esempio, con l’opposizione allo spostamento della Tempesta di Giorgione). Sul terreno museografico curò il nuovo ordinamento delle Gallerie dell’Accademia e iniziò il restauro della Ca’ d’Oro. La sua produzione scientifica si allargò fino a spaziare su tutto l’arco plurisecolare della storia dell’arte veneziana e veneta, sino all’Ottocento, alternando un approccio archivistico-erudito (legato ai suoi studi giovanili di filologia) a quello estetico-valutativo. Ciò nonostante, non trascurò di scrivere ancora pezzi relativi al Trentino, alla storia dell’arte di altre regioni d’Italia (la Campania), o ad arti “minori” (oreficeria, ex voto). Scrittore prolifico, il Fogolari si applicò infine in una intensa attività di divulgazione e di descrizione museale, con volumi e articoli dedicati al palazzo ducale, alla Ca’ d’Oro, ai Frari, a Tiziano.
Secondo Gian Maria Varanini, che ne ha indagato la carriera professionale, “fu degno esponente della generazione di funzionari educati alla ‘scuola storica’ del Venturi (…): uomini che con il loro servizio nelle istituzioni di tutela, animato da coscienza nazionale e da ‘cultura’ regionale, diedero alla cultura italiana nel suo insieme un contributo complessivamente di grande rilievo, non meno significativo rispetto a quello dato – nel momento in cui la storia dell’arte acquisiva una propria autonomia disciplinare, un proprio statuto scientifico – da coloro che professarono la disciplina dalle cattedre universitarie, rinnovando concezioni estetiche e metodologie di lettura”.
Notizie e fonti sul suo operato si trovano disperse in numerosi istituti di conservazione del Nord Italia. L’Archivio della Soprintendenza ai beni artistici di Venezia non conserva un carteggio autonomo del Soprintendente, ma numerose notizie sull’attività professionale del Fogolari sono disseminate nei singoli fascicoli d’Ufficio. Il carteggio col maestro e mentore, Adolfo Venturi, è conservato a Pisa, presso l’Archivio della Scuola normale superiore; altrettanto importante il carteggio con Corrado Ricci, conservato a Ravenna, presso la Biblioteca Classense. Altre informazioni sulla sua attività si trovano negli archivi delle istituzioni museali con le quali egli ebbe rapporti funzionali (l’Archivio del Museo e Biblioteca di Bassano del Grappa, l’Archivio del Civico Museo di Castelvecchio di Verona, la Biblioteca civica di Verona). Per i rapporti con Francesco Novati si possono rinvenire notizie alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano; per la documentazione relativa ai rapporti con Cesare Battisti si rimanda alla Guida all’archivio e alla biblioteca Battisti, a cura di Vincenzo Calì, Trento 1983, pp. 24, 56, 405, 410. Si segnalano tracce di rapporti con altre istituzioni museali del territorio, tra cui il Museo Storico Italiano della Guerra, negli anni della sua fondazione: Museo storico italiano della guerra (onlus). Inventario dell’archivio (1919-1994), a cura di Mirko Saltori, Rovereto, Museo Storico Italiano della Guerra, 2018, pp. 38, 45.

 

Opere principali relative al Trentino (in ordine cronologico)

  • Il quadro attribuito al Moretto in S. Maria Maggiore a Trento, in “Tridentum”, 1 (1898), pp. 407-415.
  • L’allegoria dipinta sopra una facciata di casa in piazza del Duomo a Trento, in “Tridentum”, 5 (1902), pp. 1-4.
  • La piastra dorata sulla tomba del Vescovo Adalpreto nel Duomo di Trento, in “Tridentum”, 6 (1903), pp. 18-24.
  • L’elezione di Aldrighetto di Campo vescovo di Trento (31 ag. 1232), in “Tridentum”, 8 (1905), pp. 302-306.
  • Il ciclo dei mesi nella Torre dell’Aquila a Trento e la pittura di costume veronese del principio del quattrocento, in “Tridentum”, 8 (1905), pp. 173-186.
  • Gli affreschi del Castello di Sabbionara di Avio, in “Tridentum”, 10 (1907), pp. 49-63.
  • La scala della virtù (pittura allegorica su una facciata in piazza del Duomo a Trento), in “Tridentum”, 13 (1910), pp. 232-235.
  • Trento, Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche, 1916.

 

Bibliografia su Gino Fogolari

  • Vittorio Moschini, Gino Fogolari, in “Archivio Veneto”, 71 (1941), pp. 180-191 (con bibliografia).
  • Paolo Maria Tua, Gino Fogolari, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 22 (1941), pp. 163-169.
  • Bruno Emert, Scritti di Gino Fogolari d’argomento trentino, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 22 (1941), pp. 169-171.
  • Luigi Messedaglia, Gino Fogolari, in “Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti”, (1940-41), pp. 83-87.
  • Luigi Marangoni, Commemorazione di Gino Fogolari, in “Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti”, (1941-42), pp. 99-115.
  • Cesare Battisti geografo. Carteggi 1894-1916, a cura di Vincenzo Calì, Trento, TEMI, 1988, pp. 87, 160, 162, 191-192, 247, 288.
  • Gian Maria Varanini, Formazione e percorsi di un erudito trentino tra Otto e Novecento: G. Gerola tra medievistica, archeologia e storia dell’arte (1895-1910), in La ricerca archeologica nel Mediterraneo: P. Orsi – F. Halbherr – G. Gerola, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 1991, pp. 79, 94, 96.
  • Adolfo Venturi, Memorie autobiografiche [1927], a cura di Gianni Carlo Sciolla, Torino, Allemandi, 1991, pp. 15, 88.
  • Gian Maria Varanini, Fogolari, Gino, in Dizionario Biografico degli Italiani, 48, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1997, pp. 500-503.
  • Gian Maria Varanini, Tiziana Franco, “Bella Venezia, non ti lascio più”. Formazione e carriera di Gino Fogolari sino al 1910, in Altrove, non lontano. Scritti di amici per Raffaella Piva, a cura di Giuliana Tomasella, Saonara (Pd), Il Prato, 2007, pp. 153-170.

Francesco Frizzera