Arsiero, 2 aprile 1877 – Trento, 21 settembre 1938

Figlio di Domenico ed Augusta Cofler; crebbe a Rovereto in una famiglia di orientamento filo-risorgimentale. Nel 1894 si iscrisse alla facoltà di lettere di Padova dove entrò in contatto con importanti personalità del mondo accademico quali Giuseppe de Leva, Vincenzo Crescini, Francesco Flamini, maestri autorevoli del metodo positivo. Proseguì la carriera universitaria a Firenze presso l’Istituto superiore di studi storici (1895-1898), dove acquisì solide basi metodologiche nello studio della storia e delle fonti documentarie. Furono suoi insegnanti, fra gli altri, il paleografo e diplomatista Cesare Paoli, lo storico delle istituzioni medievali Alberto Del Vecchio e l’archeologo Luigi Adriano Milani, allievo di Domenico Comparetti.
Nel 1898 ottenne il diploma di Magistero in storia e di archivista-paleografo. Completò la sua formazione a Berlino con un semestre di perfezionamento, durante il quale frequentò i corsi del diplomatista e storico berlinese Paul Scheffer-Boichorst, e presso l’Albert Ludwig Universität di Friburgo in Brisgovia (1898-1899). Qui ampliò i suoi orizzonti scientifici al campo architettonico e artistico grazie anche alle lezioni del celebre medievista Heinrich Finke.
Già durante il periodo universitario pubblicò contributi e recensioni su varie riviste dimostrando interesse soprattutto per gli aspetti politico-istituzionali e letterari della storia medievale.
Nel 1899 il Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, grazie all’intervento dell’archeologo roveretano Federico Halbherr, gli propose una missione di studio a Creta volta a documentare le testimonianze monumentali e architettoniche della dominazione veneziana. Questo incarico, che comportava notevoli difficoltà logistiche, lo impegnò dal gennaio del 1900 al luglio del 1902.
Rientrato in Italia, venne nominato direttore del Museo civico di Bassano del Grappa (1903-1906), per il quale fondò il “Bollettino”. Poi, dal 1907 (anno del suo matrimonio con Ernesta Cena), diresse il Museo civico di Verona (1907-1910). Nell’ambito di quest’ultimo incarico pubblicò “Madonna Verona. Bollettino del Museo civico di Verona” – cui collaborarono studiosi quali Adolfo Venturi, Tancred Borenius, Paul Kristeller, Carlo Cipolla, Hans Semper – e mise a punto una rigorosa catalogazione del patrimonio artistico museale. Nel 1908 nacque il suo primo figlio, Berengario.
Nel 1909 con il Venturi e Pietro Toesca partecipò per l’Italia al IX Congresso internazionale di Storia dell’Arte a Monaco di Baviera. Nello stesso anno divenne ispettore effettivo presso la Soprintendenza dei Monumenti di Venezia, Verona e Mantova; nel 1910 fu trasferito a Ravenna e nominato direttore del locale Museo nazionale, quindi soprintendente ai Monumenti della Romagna (ruolo che ricoprì per un decennio) con competenza su Ravenna, Forlì e Ferrara. A Ravenna affinò le sue conoscenze teoriche e pratiche nell’ambito del restauro delle architetture, con particolare riguardo ai mosaici e al ripristino di tessiture murarie mediante l’uso di materiali neutri. Promosse interventi in San Vitale, nel Battistero degli Ariani, in Sant’Apollinare Nuovo, nel Mausoleo di Teodorico, nella cappella di Sant’Andrea presso il Palazzo Vescovile. A Forlì curò il restauro della facciata di San Mercuriale e di San Donato a Polenta. I resoconti di alcuni suoi importanti restauri furono pubblicati sulla rivista “Felix Ravenna”, fondata nel 1911 con Corrado Ricci, direttore generale delle Belle Arti, e Santi Muratori, bibliotecario della Classense.
Dal novembre del 1918, su incarico della Direzione generale delle Belle Arti, si recò più volte a Vienna e Innsbruck per recuperare beni artistici, archeologici e bibliografici trentini portati in Austria dopo la secolarizzazione del principato vescovile di Trento. Dal 1920 divenne direttore dell’Ufficio regionale per i Monumenti, le Belle Arti e le Antichità a Trento e nel 1923 fu nominato Soprintendente con competenza sulla provincia di Trento e, fino al 1926, sulle province di Mantova e di Verona.
Nel periodo postbellico Gerola si impegnò a fondo per far restaurare molti ed importanti monumenti: edifici sacri, il Castello di Rovereto e Castel Tirolo. A Trento furono oggetto del suo intervento la Torre Vanga, San Lorenzo e soprattutto il Castello del Buonconsiglio, il cui restauro può essere considerata la sua opera principale in questo campo. Collaborarono con lui Gustavo Giovannoni, ingegnere e teorico della cultura del restauro, ma anche gli architetti Giorgio Wenter Marini ed Ettore Sottsass senior.
Nel 1924 fondò a Trento il Museo Nazionale dove espose non solo le raccolte del Museo civico ma anche opere di artisti trentini contemporanei; l’apprezzamento per la loro arte lo portò ad accogliere decorazioni nuove in edifici antichi.
Come intellettuale ‘nazionale’ e conservatore dei beni storico-artistici visse come proprio dovere la difesa dell’italianità e del patrimonio culturale del Trentino e fu sostenitore del nuovo confine al Brennero. Tale posizione non lo allontanò però dalla convinzione che la cultura autoctona della regione dovesse essere difesa e quindi, in aperto dissenso con il regime fascista, si schierò per il mantenimento della toponomastica storica di Bolzano e la tutela delle forme architettoniche tradizionali del Tirolo meridionale.
Unanime fu il cordoglio per la sua morte, avvenuta a Trento il 21 settembre 1938. Fu sepolto a Montagnaga di Piné; nel 2000 le sue spoglie sono state traslate al famedio del cimitero di Trento.
Numerose furono le sue collaborazioni con riviste e quotidiani del panorama regionale e nazionale fra le quali “Tridentum”, “Studi Trentini di Scienze Storiche”, “Pro Cultura”, “Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati”, “Archivio per l’Alto Adige”, “Il Brennero”, “L’Arte” di Venturi, “Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti”, “La Lettura”, “Architettura e Arti decorative” di Giovannoni. Curò alcune voci dell’Allgemeines Lexikon di Thieme-Becker e della Enciclopedia italiana di Scienze, Lettere ed Arti dell’Istituto Treccani.
Intraprese molti studi in diverse discipline specialistiche come la numismatica (divenendo nel 1934 commissario italiano per la Commissione internazionale di numismatica), la sfragistica, l’epigrafia, l’araldica, l’archivistica, l’agiografia e la toponomastica. Si dedicò anche all’iconografia storica e divenne commissario dell’apposito Comitato internazionale nella Sezione italiana presieduta da Pietro Fedele.
Ebbe numerosi riconoscimenti e affiliazioni: nel 1902 entrò a far parte dell’Accademia roveretana degli Agiati e nel 1919 del comitato promotore della Società per gli Studi Trentini. Dal 1928 fu membro del comitato di redazione della rivista “Studi Trentini di Scienze Storiche” quale rappresentante della Soprintendenza e, dall’anno successivo, entrò a far parte della direzione della Società in qualità di Vicepresidente. Nel 1931 su sua proposta il sodalizio cambio nome in “Società di Studi per la Venezia Tridentina”.
L’archivio personale di Giuseppe Gerola è conservato a Trento presso la Fondazione Biblioteca San Bernardino. L’ordinamento e l’inventariazione sono stati oggetto della tesi di laurea di Elisa Ninz, L’archivio personale di Giuseppe Gerola presso la Fondazione Biblioteca San Bernardino di Trento (a.a. 2007-2008).
Ulteriore documentazione sull’attività di Gerola si trova presso l’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti a Venezia (Fondo Giuseppe Gerola), l’Archivio Centrale dello Stato a Roma (Ministero della pubblica Istruzione, Direzione Generale delle Antichità e delle Belle arti, Personale, Divisione I e Divisione II) e l’Archivio provinciale di Trento (Archivio della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, serie 1 e serie 3).

Opere principali:

  • Scritti di Giuseppe Gerola: Trentino Alto Adige, a cura di Ezio Chini, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 1995, 3 voll. [Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda, 67-69, 1988-1990].
  • Il Castello del Buonconsiglio e il Museo Nazionale di Trento, Roma, Libreria dello Stato, 1934.

Bibliografia su Giuseppe Gerola

  • Carlo Piovan, Giuseppe Gerola, in “Studi Trentini di Scienze Storiche” 14 (1933), pp. 97-102.
  • Giulio Benedetto Emert, Giuseppe Gerola, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 19 (1938), pp. 333-335.
  • Gino Fogolari, Commemorazione del M.E. Prof. Giuseppe Gerola, estratto dagli “Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti” 98, a. acc. 1938-1939, 1.
  • Ezio Chini, Aspetti dell’attività di Giuseppe Gerola primo soprintendente a Trento, in  La ricerca archeologica nel Mediterraneo. P. Orsi – F. Halbherr – G. Gerola, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 1991, pp. 107-114.
  • Gian Maria Varanini, Formazione e percorsi di un erudito trentino tra Otto e Novecento: Giuseppe Gerola tra medievistica, ricerca archeologica e storia dell’arte (1895-1910), in La ricerca archeologica nel Mediterraneo. P. Orsi – F. Halbherr – G. Gerola, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 1991, pp. 75-106.
  • Rita Romanelli, Giuseppe Gerola fra Ravenna e Trento. Restauro, architettura e “arte nova”, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda” 72-73 (1993-1994), pp. 89-140.
  • Ezio Chini, Giuseppe Gerola (1877-1938), in Scritti di Giuseppe Gerola, 1, pp. XIII-XXII.
  • Gian Maria Varanini, Giuseppe Gerola e il Castello del Buonconsiglio. Il documento e il monumento, in Il Castello del Buonconsiglio dimora dei Principi Vescovi di Trento. Persone e tempi di una storia, 2, a cura di Enrico Castelnuovo, Trento, TEMI, 1996, pp. 321-331.
  • Gian Maria Varanini, Giuseppe Gerola, in Dizionario Biografico degli Italiani, 53, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2000, pp. 460-463.
  • Francesca de Gramatica, Giuseppe Gerola e le collezioni del Castello del Buonconsiglio: 1924-1938, in Muse trentine. Materiali per la storia di collezioni e di musei, a cura di Laura Dal Prà, Marina Botteri, Trento, Provincia. Soprintendenza per i beni storico-artistici, librari e archivistici, 2013, pp. 180-231.

Cinzia Perlot