Giuseppe Papaleoni 
(Daone  1863 – Piano di Sorrento (NA) 1943)

Nacque il 18 agosto 1863, figlio di Giuseppe Papaleoni di Francesco e di Elisa Alimonta. Dopo un breve periodo a Condino, nel 1875 si stabilì con la famiglia a Trento. Intraprese gli studi medi a Cremona, frequentò poi il ginnasio a Trento e si diplomò nel 1882. Si iscrisse alla Facoltà di Lettere del Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze e conseguì il diploma in Archivistica e Paleografia sotto la guida di Cesare Paoli.

Dal 1886 al 1890 lavorò presso l’Archivio di Stato di Firenze, poi in quello di Massa Carrara. Lì conobbe Elvira Lupacchini, che in seguito sposò e dalla quale ebbe cinque figli. Nel 1890 ottenne la cattedra di “Storia-geografia, Diritti e doveri” presso la Scuola Normale maschile di Messina; nel 1892 fu nominato titolare di storia e geografia del Regio Istituto Tecnico di Napoli, città nella quale, salvo brevi periodi, si stabilì definitivamente. Intanto, nel 1888 era divenuto membro della Regia Deputazione di storia patria per la Toscana, l’Umbria e le Marche; nel 1890 socio dell’Accademia degli Agiati di Rovereto; nel 1892 socio corrispondente dell’Archivio Storico Italiano di Firenze; dal 1894 socio corrispondente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Venezie.

Dal 1911 al 1914 “il giovane studiosissimo, e facile scrittore di cose che si riferiscono alla storia patria”, come lo definì Francesco Ambrosi, fu chiamato a far parte della Giunta per l’istruzione media nel Consiglio Superiore della Pubblica istruzione a Roma. Dal novembre 1918 al dicembre 1920 operò a Trento in qualità di capo dell’Ufficio scolastico della Venezia Tridentina. Rientrò poi a Napoli e dal 1925 al 1933 ricoprì l’incarico di Direttore dell’Istituto Magistrale “Froebelliano”.

Papaleoni non si caratterizzò dunque soltanto per il lavoro di archivista e di storico della sua terra, valorizzandone l’identità materiale, sociale e culturale in un insieme di articoli pubblicati su “Archivio Trentino”, “Archivio per Trieste, l’Istria e il Trentino”, “Archivio Storico Italiano”, “Nuovo Archivio Veneto”, “Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati” e “Studi Trentini di Scienze Storiche”. Egli dedicò anche una parte considerevole del suo impegno alla scuola, alla formazione degli insegnanti e dei nuovi cittadini. Lo fece come docente e come membro della Commissione reale per la riforma della scuola secondaria presso il Ministero della Pubblica Istruzione a Roma, manifestando senza enfasi la sua visione politica. Ebbe modo di frequentare Gaetano Salvemini, condividendone in buona parte le idee e le azioni nell’ambito delle campagne sindacali della Federazione Insegnanti Scuola Media. La Prima guerra mondiale lo vide interventista, vicino alle posizioni di Cesare Battisti, soprattutto per favorire l’unione del Trentino all’Italia: un sentimento che aveva ereditato dalla famiglia e che aveva fortificato nelle frequentazioni successive. Questo afflato fece sì che la sua esperienza come provveditore agli studi di Trento, dal dicembre 1918 al 1920, sia stata caratterizzata dalla diffidenza verso coloro che reputava deboli nel sostenere un concreto cambiamento della scuola trentina diventata italiana. Lamentava l’ingerenza clericale, quella dei “separatisti”, di quanti si mostravano custodi delle antiche forme, di chi non voleva capire che “regolamenti e programmi, anche ottimi, erano antieducativi quando creavano differenze fra Verona e Trento, tra Vicenza e Bolzano, tra l’Italia antica e l’Italia nuova”, come scrisse a Ernesta Bittanti Battisti nel novembre 1922.

Morì il 22 febbraio 1943 a Piano di Sorrento. I resti mortali furono traslati al cimitero di Poggioreale a Napoli nel 1946. Donò parte della sua libreria alla Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto. Altre fonti sono conservate presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti”, la Fondazione Museo storico del Trentino, l’Archivio comunale di Trento, l’Archivio Scienziati Italiani, la Deputazione di storia patria di Firenze e alcuni privati.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Il codice Ashburnhamiano-Laurenziano delle poesie di Nicolò d’Arco, in “Archivio Trentino”, 5 (1886), pp. 219-250.
  • Contributi alla storia delle Giudicarie nel sec. XIII, in “Archivio trentino”, 6 (1887), pp. 121-154.
  • Gli statuti di Tione dal sec. XVI al XVIII. Contributo alla storia delle istituzioni comunali del Trentino, in “Miscellanea di Storia Veneta”, s. 2, 3 (1895).
  • Di un processo di stregoneria e di altri processi trentini del secolo XV, estratto da “Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”, 4 (1889-95).
  • La giustizia penale la delinquenza nelle Giudicarie ulteriori alla fine del Medio Evo, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 18 (1937), pp. 229-271; 19 (1938), pp. 139-173.
  • Figure trentine nei novellieri italiani, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 23 (1942), pp. 103-125.
  • Giuseppe Papaleoni, Tutte le opere, 1: Condino nella storia, a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1989; 2: Le chiese di Condino, a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1990; 3: I Lodron, a cura di Gianni Poletti, Trento, Il Chiese, 1994; 4: Per la Valle del Chiese, a cura di Franco Bianchini, Gianni Poletti, Trento, Il Chiese, 1999; 5: Le più antiche carte della Valle del Chiese. a cura di Franco Bianchini, Trento, Il Chiese, 1999 (in questi volumi sono state ripubblicate molte opere di Giuseppe Papaleoni relative alle Giudicarie).

Bibliografia su Giuseppe Papaleoni (in ordine cronologico) 

  • Francesco Ambrosi, Scrittori e Artisti trentini, Trento, Zippel, 1894, pp. 371-372, 534.
  • Giulio Benedetto Emmert, Giuseppe Papaleoni, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 24 (1943), pp. 121-122.
  • Ettore Tolomei, Giuseppe Papaleoni, in “Archivio per l’Alto Adige”, 38 (1943), p. 517.
  • Livio Fiorio, Papaleoni Giuseppe, in “Atti della Accademia roveretana degli Agiati”, s. 4, 18 (1951), pp. 199-200.
  • Antonio Di Seclì, Giuseppe Papaleoni (1863-1943). Storico delle Giudicarie (Contributo biografico e bibliografico con aggiunta di lettere inedite), Trento, Centro Studi Judicaria, 1985.

 

Mauro Grazioli