Amelia (Terni), 13 maggio 1904 – Velletri (Roma), 9 agosto 1988

Ultimogenito di sette figli (cinque fratelli e due sorelle), nasce ad Amelia da una famiglia di possidenti di antiche radici locali. Trascorre però infanzia e adolescenza a Terni, dove il padre Ruggiero, in seguito a traversie finanziarie, ha dovuto trovare occupazione come contabile. Durante la Prima guerra mondiale il fratello Leonello, arruolato in marina, muore nell’Adriatico in uno scontro navale. A diciott’anni, dopo il diploma classico e la morte del padre, Canali interrompe gli studi. A Roma lavora presso una libreria e poi in un istituto di credito. Tornato a Terni nel 1927, redige materiali pubblicitari per i cinematografi, poi è scritturale presso la locale Fabbrica d’Armi dell’Esercito (FAET). Nel frattempo coltiva da autodidatta i propri interessi storico-artistici collaborando con articoli divulgativi a quotidiani e periodici. Nel 1928 fonda e dirige la rivista di varia umanità “Vita Umbra”, esperienza che dura però poco più di un anno.
Vinto un concorso statale come archivista, assume nel 1932 il suo primo incarico a Zara, sede scelta anche perché vi insegna da qualche anno il fratello maggiore Ampelio. Qui collabora, con spigolature, effemeridi e curiosità storiche, al bisettimanale “Il littorio dalmatico” e comincia la redazione di un’antologia di autori italiani della Dalmazia. Il soggiorno zaratino dura poco più di un anno; già nel luglio 1933 si trasferisce a Bolzano, dove rimarrà fino al 1949, con l’unica interruzione relativa agli anni 1943-45. Il periodo bolzanino rimarrà il più importante per la sua attività archivistica e di studioso. Retto allora da Antonio Zieger, che vi si recava da Trento qualche giorno in settimana, l’Archivio di Stato di Bolzano, eretto in direzione autonoma nel 1927 (quando era stata creata la Provincia), aveva sede a Castel Mareccio e lamentava gravi carenze di spazi, organico e competenze, soprattutto dopo la partenza di Leo Santifaller per Berlino. Dal 1920 al 1930 vi era confluita una gran mole di materiale documentario proveniente da Vienna e da Innsbruck.
Nei primi anni gli sforzi di Canali vengono pertanto assorbiti dalle mansioni organizzative nonché dall’esigenza di migliorare le proprie carenti conoscenze della lingua tedesca. Dal 1937 però cominciano ad apparire i primi risultati delle sue ricerche, dedicate soprattutto all’esplorazione dell’enorme archivio del Magistrato Mercantile di Bolzano, versato all’ASBz nel 1927. È proprio da qui che hanno origine quasi tutti i suoi più importanti lavori. La produzione di Canali spazia dalle monografie ai saggi in riviste specialistiche fino ai numerosi articoli divulgativi in quotidiani e periodici. La caratteristica principale che vi si può individuare è l’utilizzo poliedrico delle acquisizioni archivistiche, che vengono fatte interagire tra loro in più direzioni: storia economica, artistica, letteraria, di costume e così via. Il primo esempio in tal senso è la minuziosa ricerca che lo porta nel 1937 ad attribuire al Guercino la paternità di una pala di San Domenico custodita nel Duomo bolzanino.
Inserendosi perfettamente nel generale orientamento volto alla documentazione in chiave nazionale della “nuova provincia”, la sua collaborazione viene ben presto sollecitata non solo da Ettore Tolomei per il suo “Archivio per l’Alto Adige” (sul quale pubblicherà i suoi più ampi studi monografici) ma anche dal prefetto Agostino Podestà, subentrato nel febbraio 1940 a Giuseppe Mastromattei. Canali collabora regolarmente alla rivista “Atesia Augusta” (talvolta con l’anagramma “Linaca”) e alle iniziative editoriali che in quegli anni il prefetto mette in campo per contrastare idealmente l’azione della commissione culturale germanica. Nell’ambito degli accordi relativi alle Opzioni, quest’ultima raccoglieva ogni tipo di documentazione della cultura sudtirolese, interpretata come espressione della Ur-Kultur germanica. L’obiettivo dei tre volumi promossi dal prefetto, Alto Adige: Alcuni documenti del passato (1941-43), è di documentare la continua compresenza nella storia atesina dell’elemento latino-italico. Quasi interamente attribuibile a Canali è la realizzazione del secondo volume, incentrato sulle attività mercantili e sugli archivi privati.
Dopo l’occupazione della provincia (settembre 1943), l’ASBz ricade sotto la gestione commissariale di Franz Huter e di altri funzionari dell’archivio di Innsbruck. Ottenuto un temporaneo congedo, Canali si reca a Roma per informare il Ministero della nuova situazione. L’Ufficio Centrale degli Archivi di Stato era allora dipendente dall’Amministrazione Civile del Ministero dell’Interno. Qui gli viene consigliato di non fare rientro a Bolzano (ormai annessa alla Zona di Operazioni delle Prealpi) bensì di aggregarsi ai funzionari in procinto di partire per il Nord, dove il Ministero sta per trasferire sede e uffici. Nel periodo trascorso a Mompiano (Brescia) collabora a mettere in salvo i materiali degli Archivi di Stato di Bologna e di Trento.
Finita la guerra, nel luglio 1945 viene nominato direttore dell’ASBz dal Governo militare alleato per le Venezie e si dedica al recupero dei materiali dispersi in varie località del territorio provinciale. L’ASBz può tornare in funzione, superata l’emergenza, verso la fine del 1946. Nel 1948 esso collabora alla solenne inaugurazione della Fiera campionaria di Bolzano con un proprio stand di cimeli archivistici, dedicati alla tradizione mercantile della città. Continua nel frattempo la collaborazione di Canali con diverse riviste nazionali e regionali, in particolare con “Cultura Atesina” di Nicolò Rasmo, per la quale tra il 1947 e il 1965 scriverà una ventina di contributi di storia dell’arte regionale.
Nell’aprile 1949 si sposa a Milano con una collega conosciuta nel periodo bresciano e insieme si trasferiscono a Roma (dal matrimonio nasce una figlia). Nel 1950 è nominato direttore dell’ufficio economato dell’Archivio di Stato di Roma e dal 1957 della Soprintendenza archivistica di Lazio, Umbria e Marche. Nel 1969 termina con la pensione la sua lunga attività di archivista, mentre continua la sua collaborazione a riviste e periodici. Dal 1978 si trasferisce a Velletri, dove si spegne nel 1988.

Opere principali (in ordine cronologico):

  • L’antica cappella mercantile nella chiesa dei Domenicani in Bolzano, in “Archivio per l’Alto Adige”, 32 (1937), pp. 515-571.
  •  Una rappresentazione lirica italiana nella Bolzano del Settecento, in “Archivio per l’Alto Adige”, 33 (1938), pp. 155-175.
  •  I trasporti sull’Adige da Bronzolo a Verona e gli spedizionieri di Sacco, in “Archivio per l’Alto Adige”, 34 (1939), pp. 273-402.
  •  Il magistrato mercantile di Bolzano e gli statuti delle Fiere. Prima parte, in “Archivio per l’Alto Adige”, 37 (1942), pp. 5-197.
  •  Attività commerciali, in Alto Adige. Alcuni documenti del passato, 2, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche Editore, 1942, pp. 125-229.
  •  Il magistrato mercantile di Bolzano e gli statuti delle Fiere. Seconda parte, in “Archivio per l’Alto Adige”, 38 (1943), pp. 257-376.
  •  Mercanti lucchesi alle fiere di Bolzano nei secoli XVII e XVIII, in “Archivio per l’Alto Adige”, 42 (1948), pp. 147-200.
  •  Bolzano e il contrastato sviluppo del porto di Trieste, in “Archivio per l’Alto Adige”, 43 (1949), pp. 293-303.
  • Voci e Memorie nell’Alto Adige, Roma, Chillemi, 1951 (raccolta di articoli).
  •  Tre quarti di secolo: avventure nel tempo di un uomo qualunque, Roma, Edizioni Italiane di Letteratura e Scienza, 1985.

Bibliografia su Guido Canali (in ordine cronologico)

  • Sandro Guarneri, Guido Canali: “Tre quarti di secolo. Avventure nel tempo di un uomo qualunque”, in “Il Cristallo” 27 (1988), n. 2, pp. 154-156.
  • Carlo Romeo, Un limbo di frontiera. La produzione letteraria in lingua italiana in Alto Adige, Brunico, Assessorato alla cultura in lingua italiana, 1998, pp. 36-37, 153-157.
  •  Carlo Romeo, Politiche culturali nel ventennio fascista in Alto Adige, in Tra Roma e Bolzano. Nazione e Provincia nel ventennio fascista, a cura di Andrea Bonoldi, Hannes Obermair, Bolzano, Città di Bolzano, 2006, pp. 127-128.

Carlo Romeo