Corné di Brentonico, 22 aprile 1871 – 30 marzo 1933

Padre Ilario Dossi, al secolo Agostino, nacque al 22 aprile 1871 a Corné di Brentonico da Luigi e Giacinta Dossi: terzo di sette figli, era il primo figlio maschio della coppia. Nel 1887 entrò nel convento cappuccino di Santa Croce di Trento. Compiuti gli studi teologici, fu ordinato sacerdote nel 1894; e diede quindi avvio a un ventennio di zelante attività pastorale nei conventi di Rovereto, Condino e Ala. Risale già a questo periodo uno spiccato interesse per la storia locale, espressione di un forte senso di appartenenza alla comunità trentina che traeva alimento anche dal dibattito identitario che caratterizzava l’ultimo scorcio dell’Ottocento.
Estraneo ad ambizioni propriamente scientifiche, il giovane frate si fece piuttosto interprete di un approccio coerente con una sensibilità incline più a osservare dal basso la vita e le vicende del popolo che a frequentare la cultura alta del suo tempo. I suoi studi si svilupparono dunque negli archivi e nelle canoniche di paese, ma molto spesso si originavano o si precisavano attraverso conversazioni intrattenute con la gente comune, grazie alla cui testimonianza diretta egli raccoglieva elementi del folklore e delle leggende locali, oltre che detti e tradizioni popolari.
La sistemazione e la presentazione al pubblico delle sue ricerche tuttavia non fu immediata e, di fatto, solo a partire dal 1909 il suo nome iniziò ad apparire con regolarità tra gli autori della rivista “San Marco” di Rovereto, sulla quale pubblicò una serie di articoli dedicati alle fonti per la storia della Vallagarina. Seguì poi la collaborazione con la “Pro Cultura”, il bimestrale pubblicato dal 1910 al 1914 dall’omonima società e diretto da Francesco Menestrina e da Gino Onestinghel, su cui p. Dossi presentò innanzitutto i suoi lavori di tematica folklorica (il suo primo contributo, intitolato Credenze, superstizioni, leggende ed usi popolari a Condino, apparve sul sesto fascicolo dell’annata 1912). Nel preambolo precisò che il suo impegno di studioso scaturiva dalla scarsa affezione dei suoi contemporanei per le proprie tradizioni e costumi: una negligenza che lo aveva mosso a raccogliere quelle “fosforescenze della psiche popolare” prossime all’oblio, affinché esse “restino in prezioso retaggio almeno della storia scritta e passino ai più tardi nipoti” (p. 374).
Questa sensibilità era riflesso di un altro tratto del pensiero che egli condivise con la “Pro Cultura” e che probabilmente ebbe magna pars nel persuadere il frate a prestare la sua penna a una rivista che si presentava come espressione della cultura laica trentina: strenuo assertore dell’italianità della sua terra, egli vedeva nell’universo tradizionale e folklorico la dimostrazione della sostanziale estraneità del Trentino dal mondo tedesco tirolese.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale offrì a p. Dossi l’occasione per passare dalla teoria all’azione, dando pubblica prova del suo sentimento patriottico. Il 27 maggio 1915 il frate, che si trovava allora presso il convento di San Francesco d’Assisi di Ala, alla notizia dell’arrivo in paese delle truppe italiane si mise alla guida di una processione solenne che mosse loro incontro per manifestare la gratitudine delle genti trentine nei confronti dell’esercito “liberatore”. L’episodio non sfuggì alla propaganda nazionale italiana e avrebbe garantito al frate una certa notorietà, che lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni. Il suo gesto ispirò addirittura un dramma, scritto nel 1928 dallo studioso piemontese Alfonso Ricolfi e intitolato “Alla frontiera, 24 maggio 1915”, mentre nel 1937 venne celebrato da p. Imerio di Castellanza, che gli dedicò uno spazio importante nell’ambito della sua rassegna dell’eroismo testimoniato nei secoli dai cappellani militari cappuccini (Gli angeli delle armate, S. Alessandro, Bergamo, 1937, pp. 199-201).
La vicenda tuttavia non esaurì l’esperienza di guerra del frate trentino: poco tempo dopo l’arrivo dell’esercito italiano ad Ala egli fu chiamato a lasciare il paese per portare il suo servizio di cura d’anime nella nativa Corné, dove fu nominato vicario parrocchiale dal vescovo castrense mons. Angelo Bartolomasi. Dopo la Strafexpedition della primavera 1916 fu però costretto a lasciare anche quella sede e a seguire i suoi parrocchiani sfollati nel maggio 1916 a Santa Margherita Ligure: un’esperienza che raccontò poi in un articolo pubblicato nel 1921 su “Alba trentina”, la rivista fondata dal sacerdote trentino don Antonio Rossaro. Lo scritto testimoniava la generosa accoglienza riservata ai trentini dalla popolazione locale rimarcando per converso come la sorte delle popolazioni evacuate nel Regno d’Italia fosse stata assai “meno aspra e disagevole, che quella dei nostri conterranei che furono deportati e sbalestrati nell’interno dell’ex impero austro-ungarico”. Se pure non mancava qualche riferimento alle carenze della burocrazia italiana, nella valutazione del frate trentino ogni accento critico era smorzato dall’orgoglioso riconoscimento delle virtù dei suoi parrocchiani, testimoni di pietà religiosa e di una dignità laboriosa.
Nel 1917 fece ritorno in terra trentina, ma dovette partirsene nuovamente dopo i fatti di Caporetto, riparando a Cassano d’Adda, dove giunse il 17 novembre 1917 e rimase fino alla fine del conflitto. Risale a questi mesi l’elaborazione di alcuni scritti di forte rilievo politico, dedicati rispettivamente a difendere l’italianità del Trentino (Intorno ai nomi Tirolo e Trentino) e a narrare le vicende di guerra del vescovo di Trento Celestino Endrici (Il vescovo di Trento e l’Austria), che il frate assunse a emblema della difesa nazionale attuata dalla Chiesa trentina.
Dopo la guerra prese dimora presso il convento di Santa Croce di Trento, dove assunse l’incarico di bibliotecario: funzione che gli permise di proseguire i suoi studi, oltre che di raccogliere e ordinare numerosi documenti (circa 500 volumi tra fascicoli e libri) tuttora conservati presso la Biblioteca provinciale dei Padri Cappuccini. Iniziò anche la sua collaborazione con la rivista della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, dove pubblicò sia articoli memorialistici legati alla sua esperienza di guerra, sia contributi di interesse etnografico e folklorico.
Non trascurò l’impegno pastorale, che si rivolse in particolare a dare impulso alla riapertura del Santuario della Madonna delle Laste, sulla collina a est di Trento, soppresso nel 1810, di cui assunse la cura d’anime come cappellano. Il lavoro svolto presso la Biblioteca dei Cappuccini gli guadagnò un incarico di riordino della biblioteca vescovile e nel 1925 i suoi meriti culturali gli valsero anche la nomina a socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati.
Trasferito nel 1930 al convento di Santa Caterina di Rovereto, vi trascorse i suoi ultimi anni, fino alla morte, sopraggiunta il 30 marzo 1933. La notizia della sua scomparsa fu data anche da molti giornali nazionali, tra cui il “Corriere della sera”, a dimostrazione della fama conseguita dal frate trentino e in gran parte ascrivibile ai già citati fatti di guerra.
La Biblioteca provinciale dei padri Cappuccini di Trento (Fondo manoscritti) conserva numerosa documentazione appartenuta a p. Dossi, inclusi alcuni fondi in cui è presente la corrispondenza raccolta del frate tra il 1903 e il 1927 e numerosi appunti su temi di storia del Trentino.

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Documenta ad vallis Lagarinae historiam spectantia ex Archivi Episcopalis trid. Repertorio eruta, in “San Marco”, 1 (1909), pp. 125-134; 3 (1911), pp. 185-191; 4 (1912), pp. 115-130; 5 (1914), pp. 23-30; 6 (1914), pp. 7-38; 7 (1915), pp. 9-27.
  • Credenze superstizioni, leggende ed usi popolari a Condino, in “Pro Cultura”, 6 (1912), pp. 374-379.
  • Le pergamene dell’archivio comunale di Nago-Torbole, in “San Marco”, 5 (1913), pp. 213-224; 6 (1914), pp. 133-149.
  • Intorno ai nomi Tirolo e Trentino, in “Alba trentina”, 1 (1917), n. 5, pp. 161-170.
  • Il vescovo di Trento e l’Austria, Milano, Patria!, 1918.
  • Cronachetta ecclesiastica di Pilcante, Trento, Tridentum, 1922.
  • La Madonna delle Laste presso Trento: memorie, Trento, Tridentum, 1924.
  • Notizie storiche di Cornè, Trento, Scuola tipografica Artigianelli, 1925.
  • Un antico ruolo delle famiglie di Nago-Torbole e la selva comunale, in “Studi Trentini di Scienze Storiche, 8 (1927), pp. 105-117.
  • I cognomi di Brentonico, Trento, Scotoni, 1931.

Bibliografia su Ilario Dossi

  • Antonio Zandonati, Padre Ilario Dossi: necrologio, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 15 (1934), pp. 95-98.
  • Arcangelo Cologna, Premessa alla ristampa, in Ilario Dossi, I cognomi di Brentonico, Brentonico, Biblioteca, 1986.
  • Sergio Benvenuti, Storia del Trentino, 4: Personaggi della storia trentina, Trento, Panorama, 1998, p. 47.

Marco Odorizzi