DBST Santifaller Leo

Castelrotto/Kastelruth [Bz], 24 luglio 1890 – Vienna, 5 settembre 1974

Nacque in un paese di montagna, posto ai piedi dell’Alpe di Siusi, ma non era di estrazione sociale modesta: il padre era un affermato notaio e la famiglia abitava in un monumentale maso adibito a residenza, il Lafayhof. L’ambiente familiare era caratterizzato da un orientamento strettamente cattolico, colto e borghese, e fra i quattro fratelli di Santifaller spiccano ben due scrittori e artisti, Maria Christina e Pius. L’ambiente prettamente rurale, ancora dominato dal clero e dal regime monarchico, si impresse in modo indelebile sulla vasta opera storiografica di Santifaller, il quale si dedicò in modo quasi esclusivo a temi medievali e d’antico regime: i documenti ecclesiastici, gli ordini religiosi, il papato e il Sacro Romano Impero (nonché l’Impero bizantino). Dopo aver frequentato il ginnasio-liceo dei Francescani a Bolzano e la scuola tedesca a Trento, Santifaller optò per lo studio di matematica e fisica all’Università di Vienna; ma nel 1911, sotto l’influsso dello storico tirolese Oswald Redlich, rettore a Vienna e futuro presidente dell’Accademia delle scienze austriaca, abbandonò le scienze naturali e decise di dedicarsi agli studi storici. Dopo un semestre a Friburgo (ove seguì i corsi dello storico ecclesiastico e paleografo Heinrich Finke), e un breve periodo a Bonn (ove conobbe lo storico renano Aloys Schulte), Santifaller proseguì gli studi all’Università di Innsbruck, dovendoli però interrompere dal 1915 al 1918, quando militò come ufficiale sul fronte italo-austriaco.
Santifaller concluse con successo i suoi studi a Vienna nell’immediato dopoguerra, presentando una tesi di dottorato sulla prosopografia del Capitolo di Bressanone sino al 1500 (la storia sociale della Chiesa rimarrà uno dei suoi ambiti di ricerca preferiti). Concluse il suo curriculum universitario con un biennio presso il rinomato Institut für österreichische Geschichtsforschungdi Vienna, approfondendo le sue conoscenze di scienze ausiliari, di archivistica e di diplomatica.
Nel 1921 Santifaller assunse, grazie anche agli interventi di Redlich e dell’ispettore generale del regio Archivio italiano a Roma, Giovanni Battista Rossano (coinvolti per i rispettivi governi nelle trattative per la riconsegna del materiale archivistico d’oltralpe), la direzione del neonato Archivio di Stato di Bolzano. Esso fu istituito dalla prima amministrazione italiana, ancora di impronta liberale, quale sede distaccata dell’Archivio di Stato di Trento per accogliere la gran mole di documentazione storica versata dallo Stato austriaco alle autorità italiane in seguito al trattato di pace; trovò inizialmente posto a castel Maretsch/Mareccio. Lì Santifaller poteva attingere a piene mani al materiale archivistico della Chiesa di Bressanone e del suo Capitolo, cui indirizzò larga parte della sua attività scientifica degli anni Venti. Pubblicò quindi in rapida successione numerose e imponenti opere, fondamentali per la storia delle istituzioni medievali, non solo nell’ambito regionale. Spicca l’ampia monografia sulla composizione del Capitolo di Bressanone, ricavata dalla tesi di dottorato viennese, e pubblicata nel 1924/25 dall’editore Wagner a Innsbruck nella collana delle “Schlern-Schriften”. La svolta che Santifaller diede a un tema classico della storia ecclesiastica, modellato peraltro sulle ricerche del già citato Schulte, consistette nella combinazione di una dettagliata parte prosopografica, che conteneva le biografie dei singoli canonici, con una corposa parte sistematica che affrontava invece le questioni dell’estrazione sociale e cetuale del collegio ecclesiastico, e ne metteva in luce il carattere di network fondamentale per indagare la formazione della società tra il pieno e il tardo medioevo. L’opera ottenne recensioni su riviste importanti che ne rilevarono l’approccio metodologico innovativo, e Santifaller ebbe così una certa notorietà negli ambienti di ricerca medievistica; il suo metodo fece scuola e fu, fino in anni recenti, seguito da analoghe monografie. Santifaller stesso avrebbe voluto far seguire al lavoro su Bressanone uno simile sulle vicende del Capitolo di Trento: dopo un’importante edizione dei documenti capitolari trentini (1948) esso rimase però sostanzialmente incompiuto, e poté essere edito solo postumo (2000).
In quegli anni Santifaller scrisse anche un numero ragguardevole di recensioni sulla rivista “Der Schlern”, intese a far conoscere alla storiografia di lingua tedesca le ricerche più importanti prodotte in quelli anni da colleghi come Giuseppe Gerola o Carl Ausserer. In questa prospettiva è senz’altro anche da vedere la collaborazione che Santifaller intraprese con l’“Archivio per l’Alto Adige”, la rivista propagandistica promossa da Ettore Tolomei. L’intento di Santifaller era di avvicinare i due mondi storiografici, pur nella fase del primo fascismo, i cui risvolti autoritari e aneliti nazionalistici stavano per avvelenare anche i rapporti fra gli intellettuali della regione, spingendo molti dei colleghi tirolesi e austriaci verso posizioni apertamente revansciste e imperialiste. A questa tentazione etnocentrica Santifaller in sostanza resistette, pur in condizioni assai difficili che portarono al suo distacco dal Sud-Tirolo dove il regime fascista gli precluse poco a poco ogni proficuo lavoro scientifico.
Sempre più inviso alla politica culturale del regime – che mirava a una completa italianizzazione dell’Alto Adige e pertanto alla sostituzione del personale amministrativo di madrelingua tedesca – Santifaller e sua moglie Bertha Richter lasciarono Bolzano nel 1927 alla volta di Berlino. Paul Fridolin Kehr, presidente della direzione generale dei “Monumenta Germaniae Historica”, gli aveva offerto un impiego da assistente scientifico presso la MGH, con l’incarico di dedicarsi in special modo alla diplomatica papale. La carriera accademica di Santifaller lo allontanò dai temi della storia regionale trentino-tirolese: egli pubblicò studi e edizioni di grande respiro sul papato medievale, sul sistema della chiesa imperiale, e di diplomatica, anche dell’area bizantina. Nel 1928 ottenne l’abilitazione universitaria a Berlino, sotto l’egida di Albert Brackmann, e divenne nell’anno successivo professore di storia medievale e dell’età moderna a Breslau, dove mise in atto un ampio programma di ricerca sulla storia della Slesia. Non si iscrisse al partito nazista. Dal 1942 professore a Vienna, dopo la sconfitta del nazifascismo accumulò una serie imponente di funzioni nella vita istituzionale della ricerca austriaca. Fu direttore dell’Institut für Österreichische Geschichtsforschung (1945-62), direttore generale dell’Archivio di Stato di Vienna (1945-55) e direttore dell’Istituto di Cultura austriaco a Roma (1956-64), infine membro dell’Accademia delle Scienze austriaca e di numerose altre istituzioni internazionali. In tutti questi ruoli Santifaller si attivò con successo per rimettere in moto grandi progetti scientifici, come i Regesta Imperii, i Diplomata dei MGH o il Censimento dei documenti papali. Professore emerito nel 1962, morì nel 1974 a Vienna e fu sepolto a Castelrotto, suo paese natale.
La stima di cui Santifaller godette anche in ambito trentino si evince dalla sua nomina a corrispondente di scienze umanistiche dell’Accademia Roveretana degli Agiati: ciò avvenne nel gennaio 1950, in un periodo in cui il dialogo fra le comunità scientifiche italiana e austriaca continuava a soffrire dell’ipoteca dei rispettivi nazionalismi.

Opere di Leo Santifaller su tematiche trentine (in ordine cronologico)

  • Studenti della Diocesi di Trento all’Università di Vienna nel medio evo, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, 3 (1922), pp. 168-172.
  • Über die Verleihung der Grafschaft Trient an den Bischof von Trient, in “Historisches Jahrbuch”, 54 (1934), pp. 476-479.
  • Papsturkunden für das Trientner Domkapitel, in “Historisches Jahrbuch der Görres-Gesellschaft”, 56 (1936), pp. 46-58.
  • Tirolische Analekten, I. Papsturkunden für das Augustiner-Chorherrenstift St. Michael an der Etsch,in “Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung”, 55 (1944), pp. 448-460; rist. 57 (1949), pp. 396-403.
  • Urkunden und Forschungen zur Geschichte des Trientner Domkapitels im Mittelalter, 1: Urkunden zur Geschichte des Trientner Domkapitels 1147-1500, Wien, Universum, 1948 (Veröffentlichungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, 6).
  • Über die Verleihung der Grafschaft Trient an den Bischof von Trient, in Beiträge zur Geschichte Tirols. Festgabe des Landes Tirol zum 11. Historikertag, Innsbruck, Wagner, 1971, pp. 101-112.
  • Das Trientner Domkapitel in seiner persönlichen Zusammensetzung im späten Mittelalter, hrsg. von Klaus Brandstätter, Bozen, Athesia, 2000 (Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs, 9).

Bibliografia su Leo Santifaller (in ordine cronologico)

  • Leo Santifaller, Autobiographie, in Österreichische Geschichtswissenschaften der Gegenwart in Selbstdarstellungen (Schlern-Schriften, 69), hrsg. von Nikolaus Grass, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 1951, 2, pp. 163-208 (con bibliografia completa fino al 1951; a p. 162 una fotografia).
  • Heinrich Appelt, Leo Santifaller,in “Mitteilungen des Österreichischen Instituts für Geschichtsforschung”, 82 (1974), pp. 556-560.
  • Hermann Wiesflecker, Leo Santifaller (1890-1974). Versuch eines Lebensbildes, in Beiträge zur Allgemeinen Geschichte. Alexander Novotny zur Vollendung seines 70. Lebensjahres gewidmet, hrsg. von Othmar Pickl, Hermann Wiesflecker, Graz, Akademische Druck- und Verlagsanstalt, 1975 (Publikationen aus dem Archiv der Universität Graz, 4), pp. 185-205.
  • Harald Zimmermann, Leo Santifaller, in “Almanach der Österreichischen Akademie der Wissenschaften”, 125 (1975), pp. 478-502.
  • Nikolaus Grass, Leo Santifaller, 1890-1974, in Wissenschaftsgeschichte in Lebensläufen, hrsg. von Louis Carlen, Hans Constantin Faußner, Hildesheim, Weidmann, 2001, pp. 393-399.
  • Fritz Fellner, Doris A. Corradini, Österreichische Geschichtswissenschaft im 20. Jahrhundert. Ein biographisch-bibliographisches Lexikon, Wien, Böhlau, 2006, pp. 353-355.
  • Hannes Obermair, Leo Santifaller (1890-1974). Von Archiven, Domkapiteln und Biografien, in Österreichische Historiker 1900-1945. Lebensläufe und Karrieren in Österreich, Deutschland und der Tschechoslowakei in wissenschaftsgeschichtlichen Porträts, hrsg. von Karel Hruza, Wien, Böhlau, 2008, pp. 597-617.

Hannes Obermair