Rovereto, 17 settembre 1859 – Rovereto, 8 novembre 1935

 Pietropaolo Giorgio Cesare Maria Orsi nacque a Rovereto da Pietro, commerciante benestante, e Maria Keppel. Penultimo di otto figli, rimase orfano di padre a tre anni. Cresciuto in un ambiente familiare fervido di patriottismo mazziniano e nel clima culturale permeato di positivismo della Rovereto del secondo Ottocento, compì gli studi superiori nell’Imperial Regio Ginnasio, frequentato nella stessa tornata d’anni anche da Ettore Tolomei, cui fu sempre legato da sincera amicizia, e dall’altra grande figura roveretana in campo archeologico-epigrafico, Federico Halbherr. Svolse il percorso universitario tra Vienna e Padova, frequentando contemporaneamente, a Roma, i corsi di paletnologia tenuti da Luigi Pigorini, padre dell’allora neonata disciplina. Si laureò nel 1882 nell’ateneo patavino in Storia antica e Letteratura greca. Nel 1884 rinunciò alla cittadinanza austriaca e optò per quella italiana. Nel medesimo anno iniziò la sua carriera di funzionario dell’amministrazione statale nei ruoli delle antichità e belle arti, dapprima presso la Direzione generale di Roma poi alla Biblioteca nazionale di Firenze. Nominato Ispettore degli Scavi, musei e gallerie del Regno, nel 1888 fu destinato al museo archeologico nazionale di Siracusa, inaugurato da tre anni, divenendone direttore due anni dopo. Al museo e alla città, basi operative della sua vastissima attività di archeologo (alloggiò in permanenza in una modesta stanza dell’hotel Roma spartanamente arredata con un letto, un tavolo e due sedie), rimase legato per oltre 45 anni, fino a pochi mesi prima della morte, avvenuta a Rovereto l’8 novembre 1935. 
In questo lungo arco temporale ricoprì numerosi altri incarichi ma l’impegno di gran lunga più gravoso, a partire dal 1907, fu, contemporaneamente, la direzione di tre Soprintendenze, all’archeologia, ai monumenti, alle gallerie delle province della Sicilia orientale nonché, fino al 1924, della Soprintendenza per il Bruzio e la Calabria (con gli enormi problemi generati dal terremoto del 1908). Condusse vaste campagne di scavo mirate alla scoperta e alla conoscenza di siti preistorici, magno-greci, romani, bizantini, medievali e diresse cantieri di restauro di importanti monumenti. Pioniere della ricerca archeologica in terra siciliana, sino allora inesplorata, portò alla luce e fece conoscere le culture pre- e protostoriche dell’isola, inserendole nel grande quadro delle civiltà mediterranee con un’ampiezza di arco cronologico prima mai adottato dagli studiosi italiani, contribuendo in modo determinante a dare veste scientifica e respiro europeo alla paletnologia italiana. Ciò grazie a una messe incredibile di ricerche e scavi condotti con rigoroso metodo scientifico allora inusitato in campo nazionale e modernamente aperti alla multidisciplinarità. Fondamentali pure gli altrettanto ponderosi e innovativi contributi scientifici volti alla conoscenza del mondo delle colonie magno-greche, dall’urbanistica all’architettura pubblica, alla numismatica, all’epigrafia, alla cultura materiale, con grandi campagne di scavo sia in Sicilia sia in Calabria. Si occupò pure delle antichità romane, cristiane, giudaiche e bizantine, effettuando e promovendo ricerche, studi, pubblicazioni, restauri, interventi di valorizzazione di fondamentali monumenti ad esse pertinenti. La sua attività prodigiosa, per mole e qualità, fu universalmente riconosciuta e apprezzata, lui ancora in vita.
A scavi e ricerche faceva puntualmente e celermente seguito – con “frenetico” impegno e con altrettanta oculatezza, scrupolo professionale e ricchezza di apparati iconografici – la pubblicazione di articoli e di corpose monografie, apparse sulle più importanti riviste e collane scientifiche nazionali (“Bullettino Italiano di Paletnologia”, “Notizie degli Scavi di antichità”, “Monumenti Antichi dell’Accademia dei Lincei”…), ancor oggi punto di riferimento nella bibliografia della Sicilia e dell’Italia meridionale.
Ai fini della ricerca, tutela e valorizzazione del vastissimo patrimonio archeologico del meridione, assieme a Umberto Zanotti Bianco, grande personalità italiana della prima metà del Novecento in ambito civile, culturale e politico, nonché archeologo, nel 1920 fondò – e ne rimase presidente fino alla morte – la Società Magna Grecia e nel 1931 diede vita alla rivista “Archivio storico per la Calabria e la Lucania” di cui fu primo direttore.
Ancora studente universitario e giovane laureato, Orsi ebbe modo di lasciare un’impronta indelebile anche nella storia degli studi delle scienze dell’antichità della sua terra natale. I primi anni Ottanta, un periodo decisamente breve ma incredibilmente denso di studi e ricerche, lo videro infatti percorrere valli, avvicinare collezioni private, esaminare reperti, frequentare archivi e i giovani musei civici di Trento e Rovereto, effettuare indagini sul terreno, dibattere con studiosi e uomini di cultura, forte della sua già ampia e profonda preparazione. Gli articoli esito di questa primissima attività scientifica, meno di venti, furono sufficienti per gettare le basi metodologiche e per garantire alla nostra terra gli sviluppi (magari non tutti immediati) di un ampio ventaglio di discipline dell’antichità, allora neonate o in fase di profondo rinnovamento rispetto a una ormai secolare storia di infruttuosa erudizione: dall’epigrafia alla numismatica, dalla topografia antica alla toponomastica, dalla paletnologia all’archeologia romana, dall’archeologia cristiana a quella medievale. Essi, salvo alcuni ospitati in prestigiose riviste del settore in Austria e in Italia, apparvero, a dimostrazione dei suoi sentimenti patriottici e della sua vicinanza al movimento irredentistico, in riviste scientifico-culturali politicamente schierate (“Annuario della Società degli Alpinisti Tridentini”, “Archivio Trentino”, “Archivio Storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”). 
Merito del giovane Orsi in tutte le discipline in cui si cimentò fu l’adozione del metodo storico-scientifico di impronta positivistica acquisito alla scuola viennese (da lui consolidato e applicato in tutta la sua successiva attività) che vedeva l’analitica e accurata illustrazione e interpretazione di reperti e siti con attenti e puntuali confronti e rimandi ad altri, trentini e non, e il loro inserimento in chiari e precisi quadri cronologico-culturali. A lui va inoltre attribuito il merito dei primi, seppur limitati, per durata ed areale, scavi archeologici condotti con metodo scientifico della storia dell’archeologia trentina (tra i primi anche nella penisola italiana), effettuati col finanziamento del Museo civico di Rovereto: paradigmatico quello relativo ad un insediamento datato a un’antica fase dell’età del Bronzo, eseguito nel novembre del 1881 in località “al Colombo” di Mori con scavo e lettura stratigrafica del terreno, disegno di planimetria e sezioni, schedatura e studio multidisciplinare dei reperti. Immediata la pubblicazione dei risultati sull’ottavo volume del prestigioso “Bullettino di Paletnologia Italiana” che destò notevole interesse e molta attenzione nell’ambiente scientifico.
Innumerevoli le onorificenze ricevute dall’Orsi in campo civile e culturale, le cariche rivestite in ambito scientifico, i premi e i riconoscimenti accademici. Nel settembre 1924 per gli altissimi meriti culturali acquisiti fu nominato Senatore del Regno.
A Orsi è intitolato il “suo” museo, il museo archeologico regionale (già nazionale) di Siracusa, dal 1988 allestito in una grande e moderna sede (progetto di F. Minissi). 
La vastissima bibliografia di Orsi comprende 327 pubblicazioni scientifiche; 325 le recensioni di opere di analogo argomento; 101 gli scritti minori (articoli, segnalazioni e lettere a giornali, note, memorie…). Un valore a parte rivestono gli oltre 150 ‘mitici’ quaderni dalla copertina nera (per un totale di oltre 10.000 pagine) compilati nel corso della sua lunghissima attività, veri e propri diari relativi ai siti esplorati, agli scavi, agli incontri, con riflessioni, notazioni, appunti di varia natura, arricchiti da disegni, schizzi…, potenziali fonti per ulteriori studi e approfondimenti, pressoché inediti, conservati presso il museo archeologico di Siracusa. L’Orsi, per tutta la vita profondamente legato alla città natale e alle sue istituzioni culturali (socio dell’Accademia degli Agiati dal 1884), fu ininterrottamente conservatore onorario del Museo civico dal 1879 all’anno di morte e per volere testamentario (1926) la sua collezione di reperti archeologici e quella di oltre 1.100 monete greche (egli fu anche un numismatico di altissima levatura), frutto di acquisizioni personali sul mercato, transitarono ad esso, mentre la sua biblioteca personale rimase presso il Museo di Siracusa. È recente (2013) l’acquisizione dai discendenti di migliaia di documenti personali (telegrammi, inviti, annunci, bozze di testi, corrispondenza con studiosi, amici, parenti) da parte della Fondazione Museo civico di Rovereto dei quali si sta procedendo all’inventariazione, schedatura e pubblicazione on-line.

Opere principali (inerenti la regione Trentino Alto Adige)

  • La topografia del Trentino all’epoca romana, Rovereto, Sottochiesa, 1880
  • La stazione del Colombo di Mori e l’età della pietra nel Trentino, in “Bullettino di Paletnologia Italiana”, 8 (1882), pp. 106-114, 173-194, 205-218.
  • Monumenti cristiani del Trentino anteriori al Mille, in “Archivio storico per Trieste, l’Istria e il Trentino”, 2 (1883), pp. 129-147.
  • Note di paletnologia trentina, in “Bullettino di Paletnologia Italiana”, 9 (1883), pp. 33-48.
  • Saggio di toponomastica ossia contributo alla etnografia e topografia antica del Trentino, in “Archivio Trentino” 3 (1884), pp. 209-256; 4 (1885), pp. 3-19.

Opere principali (inerenti l’attività di ricerca e scavo in Italia meridionale)

  • Megara Hyblea. Storia. Topografia. Necropoli e anathemata, Roma, Reale Accademia dei Lincei, 1892 (Monumenti Antichi, 1).
  • Pantalica e Cassibile, necropoli sicule del II periodo Roma, Reale Accademia dei Lincei, 1899 (Monumenti Antichi, 9).
  • Camarina. Scavi del 1899 e 1903, Roma, Reale Accademia dei Lincei, 1905 (Monumenti Antichi, 14).
  • Gli scavi intorno all’Atheneion di Siracusa negli anni 1912-17, Roma, Reale Accademia dei Lincei, 1919 (Monumenti Antichi, 25).
  • Le chiese basiliane della Calabria, Firenze, Vallecchi, 1929.

L’elenco della vastissima produzione bibliografica, ivi compresi gli scritti minori, è reperibile in Giuseppe Agnello, Bibliografia di Paolo Orsi, in Paolo Orsi (1859-1935), a cura di Umberto Zanetti-Bianco, Roma, Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 1935, pp. 353-488 e in Bibliografia degli scritti di Paolo Orsi, a cura di Anna Maria Marchese, Giusy Marchese, Pisa, Scuola normale superiore, 2000, pp. 13-197.

Bibliografia su Paolo Orsi 

Numerosi gli articoli, le memorie, gli incontri, i convegni dedicati nel corso degli anni all’archeologo roveretano o che trattano ampiamente la sua opera. Tra essi:

  • Stefania Caranti Martignago, La collezione archeologica “Paolo Orsi” del Museo Civico di Rovereto, Trento, Provincia. Assessorato alle attività culturali, 1981 (Patrimonio storico e artistico del Trentino, 5).

  • Gianni Ciurletti, 1881-1882: nascita della ricerca archeologica moderna nel Trentino, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 60 (1981), pp. 1-11.
  • Atti del Convegno Paolo Orsi e l’archeologia del ‘900, Rovereto, 12-13 maggio 1990, Rovereto, Musei Civici, 1991.
  • Magna Graecia. Archeologia di un sapere, a cura di Salvatore Settis, Maria Cecilia Parra, Milano, Mondadori Electa, 2005.
  • Orsi, Halbherr, Gerola. L’archeologia italiana nel mediterraneo, a cura di Barbara Maurina, Elena Sorge, Rovereto, Osiride, 2010.
  • Maurizio Battisti, Barbara Maurina, L’Archivio Orsi della Fondazione Museo Civico di Rovereto, in Atti della Giornata di studi “Archivi dell’Archeologia Italiana. Progetti, problemi, prospettive” [in corso di stampa].

Gianni Ciurletti