Sacco,  1824 – Rovereto, 1873

Nacque a Sacco presso Rovereto da una famiglia di condizioni sociali ed economiche modeste. Orfano a quindici anni e affidato a un tutore, negli anni Quaranta e Cinquanta cercò di occuparsi dell’attività commerciale paterna, non riuscendo a evitarne il fallimento, causato – secondo il giudizio dello zio Gaspare conte Crivelli – dalle sue manie culturali. Il matrimonio con la nobile Corona Caracristi von Brassburg gli permise d’intessere relazioni sociali di qualche prestigio. Lavorò come ragioniere in diverse istituzioni di Rovereto e quindi presso i municipi di Riva del Garda e Trento (1864-1869), svolgendo infine l’incarico di vice-bibliotecario della Biblioteca popolare a Trento (1869-1874).

Il suo percorso come pubblicista e storiografo iniziò negli anni Cinquanta, con la stesura di articoli di giornale o di opuscoli di argomenti vari e fra loro disorganici e la creazione di faldoni, nei quali riuniva materiale a stampa, suddiviso per tematiche (oggi conservati presso la Biblioteca comunale di Trento e la Biblioteca civica di Rovereto). Rivolse il proprio interesse all’attualità politica del suo tempo, facendo riferimento a un ambito liberale e nazionale e a figure vicine alle sue convinzioni quali Giovanni Battista barone a Prato (1812-1883) o Francesco Antonio Marsilli (1804-1863), già deputati all’Assemblea costituente germanica di Francoforte, ma anche allo storico don Gioseffo Pinamonti (1783-1848). Arrivò a controbattere le osservazioni di alcuni esponenti politici come l’imperiale regio consigliere d’appello Celestino Leonardi, rappresentante al Landtag tirolese, con i due articoli Della dipendenza del Trentino dal Tirolo negli ultimi secoli (1863) e Sugli scritti pubblicati dal sig. Celestino Leonardi nella Gazzetta di Trento, Conclusioni (1863). In seguito pubblicò altri opuscoli di tema politico, tra cui la Storia contemporanea delle elezioni dei deputati trentini alla dieta tirolese dal 1861 in poi (1871). Negli anni Sessanta e Settanta s’interessò di temi che nei decenni successivi avrebbero costituito terreno di confronto sotto il profilo nazionale: la figura di Dante Alighieri, la presenza di colonie tedesche (con un saggio solo parzialmente edito: Dell’origine delle colonie teutoniche che esistevano nel Trentino, post1862).

Coltivò un certo interesse per l’epigrafia: lo documenta in particolare una sua proposta di costituire un museo lapidario trentino, in occasione del trasferimento del Museo di Scienze Naturali e di Antichità (1872). Fu inoltre tra i promotori di una società filodrammatica trentina, scrivendo una pièces teatrale dedicata alla vicenda del feudatario Pietro Busio, morto nel 1525 nell’incendio appiccato dai contadini in rivolta al Palazzo vecchio di Nomi. In tale opera l’autore esprimeva le proprie valutazioni negative sul mondo feudale del tempo. La produzione di Zotti annovera anche opere rimaste manoscritte, per esempio la biografia del principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo (1872), scritta “per riempire un vacuo sentito nella storia patria”. Fu aggregato all’Accademia roveretana degli Agiati.

L’analisi dell’attività di Zotti è necessaria per evitare la sopravvalutazione del lavoro che lo rende oggi più noto, la Storia della Valle Lagarina (1862 e 1863), composta da due corposi volumi di oltre mille pagine. Nel primo dedica l’Introduzione alla “dominazione etrusca e romana”; descrive quindi la Signoria feudale (fino al 1411) e il Dominio della Repubblica veneta. Il secondo tomo (edito nel 1867) riguarda la signoria austriaca e feudale (1509-1796), l’età napoleonica (1796-1815), il governo austriaco (1815-1863).

Il lavoro di Zotti, che ebbe una ricezione modesta, costituì un unicum nella storiografia lagarina della seconda metà dell’Ottocento ed è l’esito di un notevole impegno, contraddistinto da una pregevole sistematicità e compiutezza d’impostazione. Lo aiutarono in questo, fornendo spunti e consigli, amici e collaboratori, per esempio Fortunato Zeni (1819-1879) e Tommaso Gar (1808-1871). Il giudizio complessivo non è comunque favorevole all’autore, che realizza una compilazione divulgativa priva di spessore metodologico, riflesso del suo percorso da autodidatta. La mancata capacità di un uso critico delle fonti è un aspetto stigmatizzato in più occasioni dagli eruditi trentini e lagarini tra fine Ottocento e inizio Novecento, come Cesare Ravanelli (1863-1903), Desiderio Reich (1849-1913) e Giuseppe Gerola (1877-1938). Nel lavoro di Zotti sono presenti delle digressioni, volute, che si dilungano a interpretare la storia trentina, ma dall’angolo visuale della Vallagarina. Una lastra apposta per i centocinquant’anni dalla nascita di Zotti, sulla sua casa natale a Sacco, commemora con parole forse troppo elogiative il suo lavoro storiografico: “della Val Lagarina storico insigne”.

 

Opere principali

  • Storia della Valle Lagarina, 1, Trento, Monauni, 1862; 2, Trento, Monauni 1863 (rist. anast. Bologna, Forni, 1969).

  • Cenni sul progresso delle industrie e delle arti nel Trentino, Trento, Monauni, 1863.

  • Sulla visita e dimora di Dante Alighieri nel Trentino. Dissertazione storico-critica, Rovereto, Caumo, 1864.

  • Pietro Busio, o l’eccidio del Castello di Nomi. Dramma storico in cinque atti tratto da un episodio della guerra rustica nel Trentino, Trento, Küpper-Fronza, 1868.

  • Una marmorea pagina di storia patria. La loggia del civico palazzo pretorio ed altri monumenti di Riva, Rovereto, Caumo, 1863.

  • Storia contemporanea delle elezioni dei deputati trentini alla Dieta tirolese dal 1861 in poi, Trento, Marietti, 1871.

 

Bibliografia su Raffaele Zotti

  • Memorie dell’I.R. Accademia di scienze lettere ed arti degli Agiati in Rovereto pubblicate per commemorare il suo centocinquantesimo anno di vita, Rovereto, Grigoletti, 1901.

     

  • Antonio Zieger, Il centenario della storia della Vallagarina di Raffaele Zotti, in “I Quattro Vicariati e le zone limitrofe”, 7 (1963), n. 2, pp. 5-7.

     

  • Sergio Benvenuti, Raffaele Zotti e la sua storia della Valle Lagarina in due scritti di Giovanni Bertanza, in “Bollettino del Museo del Risorgimento e della Lotta per la Libertà”, 21 (1972), n. 2, pp. 11-14.

     

  • Thomas Goetz, Città, Patria, Nazione. Geschichtskultur und liberales Milieu im Trentino: 1840-1870, in “Geschichte und Region. Storia e regione”, 5 (1996), pp. 93-142.

     

  • Alberto Petrolli, Raffaele Zotti storico e pubblicista (Sacco 28 dic. 1824 – Trento 24 mar. 1873), in “Il comunale. Periodico storico culturale della destra Adige”, 14 (1998), n. 28, pp. 65-90.

     

  • Gian Maria Varanini, Raffaele Zotti e la Storia della Valle Lagarina (1862-63), in Rovereto, il Tirolo, l’Italia: dall’invasione napoleonica alla Belle époque, a cura di Mario Allegri, Rovereto, Accademia roveretana degli Agiati, 2001, pp. 151-168.

Paolo Dalla Torre