Come è ormai lunga consuetudine, il direttore di “Studi Trentini. Storia” offre prima di tutto un resoconto quantitativo. La rivista è uscita nei mesi di maggio e di ottobre, con un ritardo rispettivamente di 40 e 14 giorni rispetto al previsto (il n. 1/2017 è uscito con un anticipo di 2). Al fatto di aver raggiunto, con il n. 1/2016, il massimo ritardo di questa gestione, ha corrisposto un risultato eccezionale in termini di dimensioni, 410 pagine, cui ha fatto seguito un secondo fascicolo di 354, per un totale di 764 pagine. Un risultato che spero rappresenti un’eccezione, sia per il carico di lavoro che richiede, sia per i costi che comporta; d’altronde riconosco che ci sono casi nei quali è opportuno che i fascicoli si amplino per fare spazio a interventi di particolare interesse o a sezioni tematiche che per loro natura devono essere presentate in modo unitario. Nel primo numero si è infatti trattato degli atti del convegno Antonio Zieger: il destino italiano di una regione, nel secondo degli atti del convegno Archivi d’impresa in Trentino dal basso Medioevo all’età contemporanea. Il n. 1/2017 è uscito con 330 pagine.
Le due sezioni monografiche hanno ospitato due introduzioni e 11 contributi; sulla rivista sono stati poi pubblicati complessivamente nove saggi, sette tra note, comunicazioni e notizie di “lavori in corso” e due cronache. Escludendo le introduzioni e le cronache, si tratta di 27 testi: nessuno dedicato specificamente alla storia antica, quattro di storia medievale, otto di storia moderna, 15 di storia dell’Ottocento e del Novecento. “Studi Trentini”, nel 2016, ha parlato (in ordine alfabetico) di Abramo e Davide (compagni di Romedio), dei Bossi Fedrigotti, di Mathias Burglechner, del monte Casale, del casellario politico, dei comuni rurali, dell’accordo Degasperi-Gruber, delle Deputazioni di storia patria, dell’opposizione al fascismo, di Gardumo, dei Gasperini, dell’insegnamento del greco, di cause matrimoniali, di Nomi, dei Pizzini, di archivi d’impresa, dell’impresa postale, degli a Prato, di Giovanni a Prato, dell’archivio della Società di Studi Trentini, degli statuti medievali di Trento, dei Tacuina sanitatis, dei Tambosi, dei Viesi, di Antonio Zieger. Grande l’eterogeneità dei contenuti; costante la presenza di solide fondamenta di fonti, archivistiche o meno.
Nella sezione di apertura, sul n. 1 c’è stato l’intervento di Renato Mazzolini, che ha fatto una sintesi su scienza e scienziati in Trentino tra età moderna e contemporanea; la riflessione di Armando Tomasi sul futuro delle fonti archivistiche nell’era digitale; ben tre repliche al testo scritto dal direttore nel numero precedente sul tema della “cultura popolare”. Sul n. 2 il direttore ha riflettuto sul rapporto tra Trentino e Alto Adige riferendo dell’incontro con Carlo Romeo e Martha Verdorfer. Sulla rivista sono poi comparse infine ben 19 recensioni; quattro necrologi; le notizie sulla vita della Società, con il verbale della riunione del 16 maggio 2016, sciaguratamente attribuito al 2015 (il più grosso errore dell’attuale gestione, cui si è cercato di far fronte con un errata corrige sul n. 1/2017); le schede bibliografiche riferite a pubblicazioni di storia e cultura trentina uscite nell’anno 2015, in numero di 238 (in calo rispetto all’anno precedente ma in linea con i dati degli anni trascorsi).
Ringrazio coloro che hanno permesso tutto questo: una redazione e delle commissioni che hanno lavorato efficacemente e che nel corso dell’anno hanno visto parzialmente mutata la loro composizione, dopo la nuova elezione della direzione della Società e la riconferma del direttore. Hanno funzionato regolarmente la redazione esecutiva, della quale ora fanno parte Franco Cagol, Italo Franceschini, Marina Garbellotti. Silvano Groff e Mauro Nequirito; la commissione recensioni, nella quale Marco Bettotti e Italo Franceschini hanno avviato un’opera di coordinamento dei collaboratori disponibili che ha già dato buoni risultati; la commissione per la schedatura della produzione bibliografica, affidata ora alla supervisione di Mauro Hausbergher e Giovanni Delama; e quella per la copertina. Il Dizionario Biografico degli Storici Trentini, raggiunte le 32 schede, nel 2016 ha attraversato una fase di stasi, recentemente superata: prego coloro che sono stati contattati da Christian Zendri di fare il possibile per portare a termine le schede già assegnate; poi sarà valutata la possibilità di coinvolgere un numero più ampio di collaboratori. Nel corso dell’anno 2016 la redazione si è riunita in forma plenaria solo una volta, il 26 luglio (una nuova riunione si è poi tenuta il 23 gennaio 2017); in alcune occasioni si è riunita, in orario meridiano, la redazione ristretta mentre i redattori e i collaboratori scientifici hanno continuato a ricevere informazioni con ritmo almeno mensile.
Se nel 2016 l’attività editoriale è stata particolarmente ricca, più difficoltà vi sono state sul fronte delle presentazioni. Tra le numerose proposte alla fine se ne è concretizzata solo una: giovedì 24 novembre, presso il Museo delle Scienze, dove hanno preso la parola Renato Mazzolini e Cinzia Lorandini. Nonostante il prestigio della location, l’esito in termini di pubblico è stato piuttosto deludente (meglio è andata con il n. 1/2017, presentato già in due occasioni). L’altro evento pubblico del 2016 è stato la presentazione trentina dei tre volumi bolzanini Passaggi e prospettive, tenutasi presso la FBK l’11 marzo: ne hanno parlato Carlo Romeo e Martha Verdorfer. È stata un’occasione molto interessante, anche se purtroppo anche in questo caso non molto partecipata (per essere espliciti: eravamo una decina, relatori compresi). Parte delle riflessioni sul rapporto tra politica, istituzioni e divulgazione storiografica e sul rapporto tra storia trentina e storia sudtirolese-altoatesina sono confluite nell’editoriale del n. 2/2016. Tale appuntamento si collocava in continuità con i tre incontri sulla Storia del Trentino ITC; dopo di allora la redazione di “Studi Trentini. Storia” non ha ritenuto opportuno organizzare altri momenti pubblici, e l’impegno della redazione sarà ora quello di collaborare alle iniziative della Società di cui il presidente vi ha già parlato.
Per concludere, vorrei comunicare all’assemblea una mia riflessione (che è anche il tema cui vorrei dedicare il secondo editoriale del 2017). È a tutti noto che è stato avviato un percorso partecipativo per la definizione del nuovo statuto autonomistico. È possibile che il nuovo Statuto si apra con un preambolo storico: in questo senso vanno le proposte finora presentate. Ciò rende secondo me opportuna un’attiva partecipazione della Società al dibattito, partecipazione che spero vorrà anche concretizzarsi in una presa di posizione ufficiale.

Emanuele Curzel