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Care socie e cari soci di Studi Trentini,
ringrazio i presenti a questa Assemblea sociale 2015, ringrazio chi ci ha fatto pervenire gli auguri di buon lavoro e tutti coloro – e sono tanti – che nel corso dell’anno appena trascorso hanno prestato la loro collaborazione alla vita associativa e all’attività scientifica di Studi Trentini. Saluto i nuovi soci, che tra poco presenteremo e accoglieremo tra noi.
Desidero prima di tutto ricordare con gratitudine i soci che ci hanno lasciato dopo il nostro ultimo incontro del maggio scorso. Si tratta di:
Klaus Brandstätter, medievista tirolese tra i più noti e preparati della sua generazione. Brandstätter si è occupato tra l’altro della Trento quattrocentesca e dei conflitti fra città e signore: Studi Trentini pubblicò nel 1995 la traduzione del suo studio, con il titolo Vescovo, citta, signori e contestualmente lo aggregò alla Società. Brandstätter, che da allora ebbe sempre un contatto amichevole e fecondo con la storiografia trentina, è morto a Innsbruck per un male incurabile il 23 agosto 2014.
Gino Tomasi, eminente naturalista e pioniere degli studi sui laghi del Trentino, grande figura nella comunità scientifica e nella politica culturale del territorio. Tomasi, scomparso il 13 settembre 2014, è stato ampiamente ricordato in diverse sedi, prima fra tutte il Museo Tridentino di Scienze Naturali di cui fu a lungo direttore: noi oggi salutiamo un socio di cultura poliedrica e in particolare un riconosciuto esperto di storia della cartografia.
In memoria di questi studiosi, ai quali la nostra rivista ha già dedicato un necrologio, chiedo all’Assemblea qualche istante di raccoglimento.

Attività istituzionale
Possiamo sommariamente affermare che se la seconda parte del 2014 è stata dedicata principalmente ad attività scientifiche, sulle quali riferirò tra poco, i primi mesi del 2015 hanno consentito alla Direzione di concentrarsi maggiormente su alcuni obiettivi strategici di medio e lungo periodo. D’altra parte, si è scelto consapevolmente, per il 2015, di rallentare le iniziative pubbliche – come in una sorta di anno semisabbatico – sia per alleggerire il bilancio, sia per consentirci di affrontare alcuni nodi che vorremmo sciogliere entro la fine dell’attuale consigliatura, che scadrà l’anno prossimo.
Il primo nodo riguarda le nostre prospettive economiche e in senso lato operative. Già in altre occasioni ho avuto modo di ragionare sul sostanziale superamento del regime di contributi pubblici che hanno permesso a Studi Trentini di sopravvivere onorevolmente, e in certe fasi quasi di prosperare, fino al 2010. Allo stato attuale le risorse sono in drastico calo e, come potrete constatare tra poco dai nostri bilanci, il contributo provinciale in convenzione assommerà per il 2015 a 43.500 € contro i 46.000 del 2014. Un taglio preannunciato e atteso, ridotto rispetto alle prime indicazioni, grazie a una paziente negoziazione e alla sensibilità dei nostri interlocutori, ma ormai del tutto insufficiente a coprire il nostro deficit. Alla fine di quest’anno dovrà essere rinegoziata con il Servizio Attività Culturali della Provincia la Convenzione triennale che garantisce il sostegno alla Società di Studi Trentini; a questo scopo, tra l’altro, il bilancio 2015 dovrà presentare un attivo di cassa, in modo da rispettare i requisiti per l’accredito della Società nella lista dei soggetti culturali di interesse provinciale. Le prospettive non sono nere, intendiamoci, ma probabilmente dovranno indurci a qualche riflessione di sistema. Su questo mi riservo, tempo permettendo, di dire due parole in chiusura.
Passando invece a un nodo che sta davvero per sciogliersi, una notizia positiva e foriera di una certa soddisfazione riguarda il magazzino di Studi Trentini. Ricorderete – se ne è parlato praticamente tutti gli anni – che il nostro consistentissimo magazzino, centinaia di metri quadri, migliaia e migliaia di volumi, era dal 2010 ricoverato presso lo stabilimento ex Peterlini di Rovereto. In questi anni abbiamo cercato spazi alternativi rivolgendoci alla Provincia, al Comune di Trento, al Centro Santa Chiara, agli ordini religiosi: ma la carenza e la razionalizzazione degli spazi, nonché la necessità di precisi requisiti tecnici per la conservazione della carta, hanno impedito di trovare una soluzione. Lo scorso autunno, il magazzino ha subito dei danni: ignoti si sono introdotti nello stabile aprendo scatoloni e disperdendo libri sul pavimento. Questa circostanza ha imposto una decisione drastica, che era comunque già nell’aria: considerando la difficoltà di ricoverare tutto il materiale, ma anche la sostanziale immobilità del magazzino (le copie vendute sono pochissime) e il progressivo deperimento, la Direzione ha stabilito un deciso ridimensionamento, allo scopo di costituire un magazzino ordinato, ben conservato e di coerente valore economico.
Per rendere operativa questa decisione è stata preziosa e tempestiva la disponibilità della Casa Editrice TEMI, che ci ha offerto gli spazi per il deposito provvisorio, l’ordinamento e lo scarto del materiale e ci ha fornito un’attiva collaborazione per il trasloco e il concreto lavoro di smistamento dei volumi. Consentitemi di ringraziare per questo in particolare il dott. Luca Bacchi, la famiglia e il personale della TEMI. L’intervento è stato rapido ed efficace grazie anche e soprattutto alla disponibilità del nostro socio e revisore Livio Cristofolini, che ha seguito e in buona parte materialmente svolto i lavori, trascorrendo diverse giornate alla TEMI e consegnandoci un magazzino ordinatissimo nel giro di poche settimane. Permettetemi qui di ringraziarlo di cuore a nome di tutti noi.
Il risultato, in sintesi, è che ora presso la sede della Casa Editrice TEMI, in via Maccani, si trovano alcune centinaia di scatole nelle quali sono conservati ordinatamente e in sicurezza – come da mandato della Direzione – 10 fascicoli di ogni numero della rivista e 30 esemplari di ogni monografia: si tratta già di un volume ingente, che sulla base delle statistiche di vendita dovrebbe coprire il nostro fabbisogno commerciale per l’eternità. Le rimanenze esorbitanti sono già state eliminate (di alcuni volumi erano rimaste diverse migliaia di copie, che facevano ormai solo massa inerte). Diverse decine di ogni nostra pubblicazione dal 1920 ad oggi sono state conservate per poter essere distribuite a soci e studiosi prima della definitiva dismissione. Facendo seguito alla delibera della Direzione, i soci, in particolare ai più giovani, potranno servirsi liberamente nel magazzino di Studi Trentini, prelevando una copia di ogni pubblicazione – fascicolo o monografia – di loro interesse. L’operazione è a costo zero per le casse della Società, in quanto il magazzino è stato svalutato, contestualmente al ridimensionamento, fino a tutto l’anno 2009. Viceversa, si richiederà a tutti il versamento di un’offerta libera, ma auspicabilmente generosa e proporzionata al numero di volumi prelevato, che andrà a rimpinguare il bilancio 2015.
L’operazione partirà il prossimo giovedì 21 maggio, o al più tardi lunedì 25 maggio, dalle ore 14 alle ore 18, presso la sede della TEMI, comodamente raggiungibile in automobile. Ne sarà data tempestiva comunicazione. TEMI ci ha gentilmente messo a disposizione i propri spazi, a condizione che due soci di Studi Trentini siano sempre presenti per l’accoglienza e l’assistenza ai visitatori. Abbiamo già cominciato a fare i turni, ma servono forze fresche, perciò pregherei tutti coloro che vogliono contribuire alle attività sociali con un paio d’ore del loro tempo di comunicare la loro disponibilità a Roberto Pancheri che gestisce il planner. L’intenzione è di proseguire poi con la cessione gratuita, estesa a studenti, studiosi e interessati, fino a venerdì 29 maggio, eventualmente – se richiesto – fino alla mattina di sabato 30. Finite le operazioni e dismesse le ultime rimanenze, il magazzino di Studi Trentini, decisamente ridimensionato ma molto più facilmente gestibile, rimarrà depositato in comodato gratuito presso TEMI fino a eventuale e libera rescissione.
Risolto il nodo del magazzino resta ancora in sospeso l’ultimo impegno “di legislatura”, vale a dire la riforma dello statuto. Chi era presente lo scorso anno ricorderà che l’assemblea era stata interpellata su diversi punti e la risposta era stata ampia e molto indicativa. La commissione preposta ha messo insieme le indicazioni e tracciato una mappa di lavoro, che possiamo riassumere nel motto “dalla rivoluzione alla riforma”. È chiaro che lo statuto andrà adattato all’attualità, ma possiamo dire che l’impianto dello statuto vigente sostanzialmente tiene. I lavori riprenderanno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di giungere prima delle prossime elezioni a un’assemblea costituente per la riforma statutaria.
Un altro progetto che va avanti è il sito della Società, al quale dalla scorsa estate si è aggiunta una pagina Facebook che sta ottenendo un discreto successo e che come tutte le pagine Facebook va tenuta viva e arricchita di contenuti e di nuovi visitatori. Vorrei chiedere al responsabile del nostro sito, Silvano Groff, di spendere qualche minuto per farci vedere le principali novità, riassumibili in tre parole chiave: struttura; indici; antiche riviste trentine.
Infine un’indicazione di servizio. L’ufficio di segreteria da circa due mesi ha ridotto il suo orario: perciò troverete Roberto Pancheri dal martedì al giovedì dalle 9.00 alle 18.00, esclusa pausa pranzo, e il venerdì dalle 9.00 alle 13.00. L’ufficio sarà chiuso in agosto. Nel corso dell’estate segreteria e redazioni saranno coadiuvate da due giovani tirocinanti provenienti dal Liceo “Giovanni Prati” di Trento.

Attività culturali e collaborazioni
Passando ora al capitolo delle nostre attività culturali, riferisco sull’ultimo scorcio del 2014, che è stato – come si diceva – particolarmente ricco di iniziative.
Una su tutte: l’organizzazione e l’allestimento della mostra “L’ultimo giorno di pace”, inaugurata a palazzo Trentini il 25 luglio 2014. Dell’ideazione e dell’organizzazione, che ha richiesto diversi mesi di lavoro, avevo dato conto già nella relazione dell’anno scorso e a quella rinvio, salvo per un doveroso e ripetuto ringraziamento a chi ha materialmente reso possibile l’impresa: i soci Fabio Bartolini, ideatore e allestitore; Mirko Saltori e Quinto Antonelli, curatori scientifici; Ezio Chini, Lia Camerlengo e Luca Gabrielli, consulenti; e i tanti che in un modo o nell’altro, in un momento o nell’altro, si sono resi disponibili per dare una mano. La mostra, come ricorderete, è stata ospitata negli spazi espositivi di Palazzo Trentini e interamente finanziata dalla Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento: è doveroso un ringraziamento al presidente Dorigatti, al capogabinetto dott. Fracalossi e al personale amministrativo e tecnico di Palazzo Trentini. A mostra chiusa, possiamo dire che l’operazione è stata un successo, anche se sarà necessario valutare bene il risultato in termini di rapporto tra costi e benefici: intendendo per “costi” il fatto che la fragile struttura di Studi Trentini è stata impegnata pressoché interamente nell’impresa della mostra per almeno cinque mesi (il che giustifica anche qualche ritardo in altri settori).
I benefici, d’altra parte, vanno calcolati non solo e non tanto in termini economici, ma soprattutto in termini di visibilità, di impatto culturale, di collaborazione e incontro tra persone, di circolazione di idee. Della mostra si è parlato molto, sui giornali e in televisione; ci sono stati alcuni buoni riscontri online; all’inaugurazione la sala dell’Aurora era gremita e sul nostro libro firme abbiamo contato oltre 700 nomi, spesso accompagnati da frasi di congratulazione, il che significa che i visitatori reali sono stati alcune migliaia, mediamente soddisfatti, tra cui diversi gruppi e una mezza dozzina di classi scolastiche. L’impatto culturale è stato forse ancora maggiore, benché i contenuti della mostra non fossero semplici: ma ci sembra che, sia attraverso l’allestimento, sia attraverso il catalogo, i concetti di territorio complesso e di costruzione della memoria siano abbastanza passati. Questo anche grazie alle persone e alle istituzioni che hanno collaborato per i prestiti, dalla Fondazione Museo Storico alla Biblioteca Comunale di Trento, dal Museo degli Usi e Costumi di San Michele al MUSE, passando per il Museo Nazionale degli Alpini e per collezionisti privati o mediatori intelligenti come la nostra neo socia Manuela Baldracchi. E grazie soprattutto ai soci che hanno accettato di parlare in occasione del ciclo di conferenze organizzate in autunno a palazzo Trentini: oltre ai curatori, Antonio Carlini, Fabrizio Rasera, Gianluigi Fait e Paola Filippi.
Dal 15 marzo 2015 la mostra è ospitata nella Rocca di Riva presso il Museo dell’Alto Garda. Ci onora molto che questo nostro prodotto sia stato apprezzato da un’istituzione museale del livello del MAG: per l’occasione è stata realizzata un’interessante appendice “gardesana” della mostra, per cura del socio Mauro Grazioli, accompagnata da specifica brochure. In due mesi si sono contati circa 3.500 visitatori ed è notizia di questi giorni che la direzione ha deciso di prorogare la chiusura della mostra dal 28 giugno al 19 luglio, intercettando così anche un po’ di turismo estivo. Anche a Riva del Garda, dove i lavori sono stati seguiti da Alessandro Paris, è stato organizzato un ciclo di conferenze, per le quali si sono prestati i nostri soci Quinto Antonelli, Gianluigi Fait e Nicola Fontana.
Speriamo di poter portare la mostra anche in altre località trentine. Ci sembra importante favorire un approccio divulgativo ma problematico e antiretorico al centenario della Grande Guerra. Potremo almeno dire di averci provato.
Con una considerazione d’insieme passo a parlare delle altre iniziative dell’anno trascorso. La considerazione d’insieme, sulla quale vorrei anche sollecitare la riflessione dell’assemblea, è che tali iniziative hanno avuto un successo di pubblico decisamente disomogeneo. Le due inaugurazioni della mostra, a Trento e a Riva, hanno registrato il tutte esaurito; non così le conferenze di contorno, pur più interessanti scientificamente. A Riva c’è stato forse un difetto di comunicazione; non così a Trento, dove il ciclo degli “Incontri in mostra” era stato pubblicizzato a dovere.
Qualcosa di simile si può dire per le altre manifestazioni. Pienone in Biblioteca comunale di Trento, il 25 giugno 2015, per la presentazione degli atti del Convegno sulla Torre di Piazza, con relatori Alessandro Franceschini ed Emanuele Curzel e intervento del sindaco di Trento Andreatta: un momento atteso da molti, che ha fatto seguito al grande successo del convegno stesso (e anche, lasciatemelo ricordare, della meritoria iniziativa del Museo Diocesano e del Comune di consentire la visita alla Torre: per la quale iniziativa ci sembra che Studi trentini, con la sua proposta, abbia giocato un importante ruolo propulsore). Pienone al convegno storiografico su Antonio Zieger, sempre organizzato presso la Biblioteca Comunale, il 24 novembre, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, relatori Emanuele Curzel, Mirko Saltori, Anselmo Vilardi e il sottoscritto. Discreta affluenza il primo dicembre, in biblioteca comunale, per il seminario “Storie. Riviste”, organizzato insieme a Biblioteca Comunale e Soprintendenza per i beni culturali / Archivio provinciale di Trento: Giorgio Antoniacomi, Emanuele Curzel, Mauro Hausbergher, Mauro Nequirito e Armando Tomasi hanno presentato le risorse online e a stampa per lo studio della storia. Infine, pienone come al solito per la conferenza inaugurale dell’anno sociale, quest’anno tenuta in questa stessa sala, il 12 gennaio, dalla socia Elvira Migliario sul tema “Tra storia locale e grande storia. Il dibattito storiografico e politico sulla Romanità nelle Alpi Orientali”. Nella medesima occasione, come di consueto, è stato proclamato il vincitore del premio Onestinghel 2014, il dott. Francesco Frizzera, autore di una pregevole ricerca sul rientro dei profughi trentini dopo il 1915. Ringrazio a questo proposito il Liceo Prati e soprattutto la Cassa Rurale di Trento che per la seconda volta ha finanziato l’intero ammontare del premio.
Viceversa, sale vuote – o quasi – in occasione delle presentazioni dei nostri volumi monografici e delle nostre riviste, di cui dirà poi il direttore Curzel. E sala vuota il 19 marzo, al Liceo Prati di Trento, per la conferenza del dottor Frizzera sui profughi trentini: un intervento molto bello e interessante, pieno non solo di numeri ma anche di vita, che avrebbe dovuto attirare curiosità ma che è passato inosservato, nonostante un discreto battage pubblicitario anche attraverso la pagina Facebook.
Questi dati impongono una riflessione. La mia è questa. Ormai il pubblico – compresi i soci della Società, certo interessati ma come tutti coinvolti in mille reti operative e tentati da mille proposte diverse – risponde sostanzialmente alla logica dell’evento e, magari a malincuore, ha abbandonato la logica dell’incontro. Le nostre manifestazioni di maggior successo sono state quelle accompagnate da una sorta di attesa, non mediatica, certo, ma diffusa e condivisa; forse più “facili” alla fruizione, più “social”, più adatte al “rimanere informati” che all’approfondimento problematico. Se così stanno le cose, bisognerà forse ridimensionare, nella programmazione, le iniziative a misura “incontro” e distinguere piuttosto nettamente le iniziative “evento”, rivolte al “grande” pubblico, dalle iniziative “seminario”, riservate a studiosi e studenti e dedicate all’approfondimento scientifico.
Sono spunti di riflessione, non nuovi e non originali, che interpellano però il senso del nostro lavoro e del nostro impegno. Nei prossimi mesi abbiamo in programma infatti alcune iniziative la cui “natura” sarà forse opportuno definire. Per il momento mi limito ad elencarle, anche perché sono quasi tutti lavori in corso.
Prosegue il progetto di ricognizione, trascrizione e pubblicazione delle opere di Giovanni a Prato, in collaborazione stretta con l’Accademia roveretana degli Agiati, grazie al lavoro di Francesca Brunet e di Michele Toss sotto la guida del comitato scientifico composto da Marco Bellabarba, Marcello Bonazza, Stefania Franzoi, Paolo Marangon, Fabrizio Rasera e Mirko Saltori. Nel corso dei prossimi mesi contiamo inoltre di perfezionare un accordo di collaborazione con il Centro di competenza Storia Regionale di Bolzano, diretto dal socio Oswald Überegger e per il tramite di Florian Huber. I risultati sono finora molto promettenti e l’intenzione è quella di svolgere un primo seminario il prossimo inverno.
Il prossimo 11 giugno, in collaborazione con la Biblioteca comunale di Trento, la Società patrocinerà la presentazione di due libri curati dal professor Francesco Leoncini, nostro socio e già docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. I volumi sono dedicati alle cospirazioni liberali nell’Europa dell’Ottocento e alla Legione cecoslovacca costituita dopo il Patto di Roma. Insieme a Leoncini sarà presente la nostra socia Francesca Brunet che ha seguito per conto di Studi Trentini tutta l’operazione. Vorrei qui inserire un ringraziamento e una nota di apprezzamento per il nuovo direttore della Comunale di Trento, Giorgio Antoniacomi, che con grande attenzione e sensibilità ha confermato e valorizzato la consuetudine di collaborazione tra Società e Biblioteca già posta in essere negli anni scorsi dal suo predecessore e nostro socio Fabrizio Leonardelli.
Di nuovo con gli Agiati stiamo pensando alla presentazione incrociata di qualche volume. In particolare, saremo onorati di ospitare una presentazione trentina, il prossimo autunno, degli atti del convegno Trento e Trieste, usciti l’anno scorso e curati da Fabrizio Rasera.
È in corso di preparazione, per cura della Soprintendenza per i beni culturali e in particolare dei nostri soci Roberta Arcaini e Armando Tomasi, un convegno dedicato alla figura di Giovanni Gozzer, politico, pedagogo e uomo di scuola.
Abbiamo poi in programma, entro ottobre, un momento di riflessione sull’alimentazione in area alpina tra storia e antropologia che vorremmo inserire nel contesto di Expo 2015. Un modo per dare un contributo, locale ma non localistico, alla riflessione sul tema della nutrizione e della cultura alimentare intercettando l’interesse e la cultura diffusa propiziate in questo periodo dall’esposizione milanese. Collaboriamo allo scopo con la nostra socia Mirella Grandi dell’Università di Trento e con l’antropologa Marta Villa.
A cavallo tra 2015 e 2016 avremo il doppio incontro che ha cominciato a prendere forma negli ultimi anni. Un incontro di riflessione storiografica a dicembre, che farà seguito ai seminari su Umberto Corsini e Antonio Zieger e che questa volta, nell’imminenza del centenario battistiano, ci faremo un dovere di dedicare alla figura del Cesare Battisti studioso. E poi l’apertura dell’anno sociale, a gennaio 2016, per la quale abbiamo già delle idee piuttosto precise.
Restano infine in preparazione, più o meno progettati ma in attesa del via libera, il convegno che vorremmo dedicare, nel bicentenario del Congresso di Vienna, al passaggio del Trentino sotto il governo austriaco; e il convegno storico-artistico su Bernardo Cles in collaborazione con il Castello del Buonconsiglio. Su entrambi i progetti rinvio alla relazione dello scorso anno.

Attività editoriali
Il 2014 è stato un anno particolarmente effervescente sul piano editoriale. Lascio ai direttori l’onore e l’onere di fornire informazioni più dettagliate. Per me vorrei solo riservare il compito, e il piacere, di lodare la scelta di razionalizzazione editoriale compiuta lo scorso anno, con la fondazione di una nuova collana di Monografie, comprendente anche le Rerum Tridentinarum fontes, salvaguardando i Quaderni per utilizzi più divulgativi e, passatemi il termine, popolari. Abbiamo pubblicato nei Quaderni un agile catalogo della mostra sull’Ultimo giorno di pace, che ha riscosso un certo successo. E la collana di Monografie è arrivata già al quinto numero, mentre attendiamo di qui a poche settimane l’uscita del numero 6, gli atti del convegno su Carlo Gottardo Firmian organizzato con l’Accademia degli Agiati, curato – come lo saranno del resto gli atti – dal socio Stefano Ferrari e tenutosi a Trento e Rovereto nel maggio 2013. La monografia uscirà con il contributo della Regione Trentino Alto Adige e con il generoso sostegno delle Cantine Mezzacorona, che già sponsorizzarono il convegno, e della cui attenzione siamo grati e onorati.

Conclusioni
Quest’ultimo cenno al concetto di “sponsorizzazione” mi induce a riprendere brevemente il discorso, toccato all’inizio, del finanziamento delle nostre attività istituzionali e culturali di fronte al progressivo deperimento dovuto al drastico calo delle risorse pubbliche. Una malattia degenerativa del nostro tessuto societario, e forse sociale, che potrebbe richiedere cure drastiche in un futuro non troppo lontano e che esige perciò di essere compresa.
La diagnosi la conosciamo ormai bene, e l’ha ribadita con una certa chiarezza l’Assessore provinciale Mellarini nell’incontro con le associazioni culturali dello scorso febbraio al teatro di Sanbapolis. Il numero di chi richiede un finanziamento è aumentato a dismisura: quello che in superficie sembra essere un ricco sottobosco di attivismo rischia di soffocare anche piante dotate di buone radici. Questo perché la politica non è in grado di discernere con sicurezza e decisione; perché i costi di gestione delle associazioni e istituzioni culturali sono eccessivi, ancora tagliati su un regime di ricchi contributi; perché la legge 15/2007 impone un meccanismo di finanziamento che premia il deficit ma esclude la copertura con risorse pubbliche. Si parla molto di cultura come risorsa e investimento, ma al momento non si intravvede, né da parte dell’ente pubblico, né da parte di altri soggetti, la reale intenzione di investire sulla cultura, nel senso tecnico di destinare più risorse e di attendersi un ritorno: il richiamo è semmai all’ottimizzazione, alle economie di scala, ad aggregare i servizi. Tutte cose sulle quali bisognerà riflettere, ma che allo stato non cambiano la situazione, anche perché sarà forse necessario interrogarsi, in prospettiva, su quale ruolo possa giocare e quale peso possa avere un’associazione di volontariato culturale come la nostra nel mercato della cultura in Provincia di Trento.
“Mercato della cultura” non è più da tempo un concetto generico, ma la realtà nella quale anche la Società di Studi Trentini deve ormai muoversi. Al di fuori del finanziamento pubblico alle attività di interesse culturale – del cui trend si è detto – stanno infatti scomparendo le altri fonti di sostegno istituzionale (leggi: a fondo perduto, come aiuto liberale a un sodalizio e alla sua attività), sostituite semmai, quando va bene, da sovvenzioni mirate a specifici progetti: questa è ormai l’esperienza normale e comune a tutti. Nulla di male, intendiamoci, anzi si tratta per certi aspetti di un’opportuna razionalizzazione delle risorse. Forse poco adatta però a un sodalizio privo di una struttura deputata al fund raising, privo di ricercatori a tempo pieno, privo anche di programmazione a lunga scadenza. Se ci avete fatto caso, buona parte delle iniziative – passate e future – citate poco fa dipende da un finanziamento ad hoc, più o meno faticosamente ottenuto. In tanti altri casi, quando siamo andati a sondare la possibilità di sostegni istituzionalizzati – per esempio presso il Comune di Trento o la Cassa Rurale – la risposta è stata sempre quella: si finanziano progetti mirati e specifici, concordati, studiati e rigorosamente quantificati.
Di fronte a questa situazione, che rappresenta ormai la normalità e che impegna il gruppo dirigente ben oltre la normale amministrazione, la Direzione, e io per primo, ha finora usato prudenza. Non si è ritenuto di potenziare la struttura amministrativa, sia per non snaturare la vocazione volontaristica e associativa di Studi Trentini, sia perché le prospettive sarebbero comunque rimaste piuttosto vaghe. Ma è evidente che nei prossimi anni sarà necessario ripensare, o meglio: ricalibrare, l’identità del nostro sodalizio, e magari tradurla in norme statutarie. Accontentarsi della dimensione associativa e della produzione scientifica “basic”, limitando sostanzialmente le attività agli incontri annuali e alla pubblicazione delle riviste, potrebbe essere una soluzione. All’estremo opposto, bisognerebbe implementare la nostra organizzazione, imparare a far da tramite a progetti individuali, sondare e dragare il mercato delle risorse, ma dotandosi dei mezzi per farlo. Il concetto di “iniziativa-evento” di cui ho parlato sopra rientrerebbe appieno in questa prospettiva.
Probabilmente, com’è d’altronde giusto che sia, rimarremo ancora per qualche tempo in una situazione ibrida. Saranno poi le concrete circostanze a imporre scelte, forzatamente provvisorie. Ma mi sembra importante che tutti i soci siano consapevoli della situazione e delle prospettive e partecipino alla necessaria riflessione collettiva. Sarò pertanto grato a chi vorrà cogliere i pochi spunti che ho cercato di offrire.
Grazie a tutti per l’attenzione

Marcello Bonazza