Terragnolo, 12 aprile 1924 – Trento, 12 marzo 2007

Cresciuto in una famiglia numerosa (sei fratelli e due sorelle), si diploma all’Istituto Magistrale “F. Filzi” di Rovereto nel 1943. Nel 1950 sposa Maria Leonardi; dal matrimonio nascono cinque figlie. Tra il 1948 e il 1976 esercita l’attività di maestro di scuola elementare in Valsugana (Grigno, Serso) e a Trento (San Bartolomeo). Nel 1976 lascia l’insegnamento per passare all’amministrazione della Provincia autonoma di Trento in cui presta servizio quale funzionario per i Beni culturali fino al 1989, allorché è collocato a riposo.
Dal 1962 è collaboratore esterno del Museo Tridentino di Scienze naturali nel settore delle ricerche preistoriche. Nel 1973 è nominato Ispettore Onorario dalla Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, nello stesso anno è fatto socio aggregato dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, nel 1974 diviene diviene membro della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e l’anno successivo socio dell’Accademia roveretana degli Agiati. Nel 1990 è insignito della laurea honoris causa dall’Università di Innsbruck, nel 1994 riceve la cittadinanza onoraria dal comune di Fiavè. Nel 1998 è menzionato nell’Enzyklopädisches Handbuch zur Ur- und Frühgeschichte Europas.

Nel Trentino gli studi paletnologici avevano trovato i propri fondamenti scientifici e metodologici nell’ultimo quarto del XIX secolo negli scritti giovanili di Paolo Orsi, prima della sua prodigiosa avventura in terra siciliana. Dopo di allora, lungo il Novecento, si erano impegnati in questo campo diverse figure di cultori e studiosi: si erano distinti per preparazione, competenza, capacità di analisi e sintesi Luigi de Campi, Pia Laviosa Zambotti e Giacomo Roberti (non dimenticando apporti scientifici episodici ma assai utili di altri studiosi italiani e stranieri). Ma negli anni Sessanta, allorché il Perini avvia, da autodidatta, la sua attività scientifica, tali studi languivano in episodiche ricerche sul terreno e in altrettanto sporadiche pubblicazioni da parte di singoli appassionati o di qualche istituzione culturale, non sorrette però da probanti supporti scientifici.
Gli scavi dei resti di un villaggio appartenente alla Cultura Fritzens-Sanzeno ai Montesei di Serso a Pergine Valsugana, da lui stesso individuato, promossi tra il 1963 e il 1966 dalla Società di cultura preistorica tridentina, costituiscono il primo approccio del Perini con l’archeologia di campo (di qui le sue attenzioni e i suoi scritti sul mondo retico). Seguirono, nel 1969-1970, su incarico del Museo tridentino di scienze naturali e in collaborazione con l’Istituto di Geologia dell’Università di Ferrara, le ricerche nel sito pluristratificato di Romagnano Loch nella valle dell’Adige, con l’individuazione di una sequenza cronologico-culturale lunghissima, una delle maggiori a livello europeo, dal mesolitico all’età romana. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta egli opera nelle valli Giudicarie, individuando e indagando il sito protostorico e romano di Vigo Lomaso e il tumulo, di natura sepolcrale prima e cultuale poi, di Stenico. Particolarmente note sono le campagne di scavo nella torbiera di Fiavè-Carera, fra il 1969 e il 1976, che misero in luce uno dei siti palafitticoli più noti in Italia e il cui studio costituì un contributo fondamentale alla risoluzione del dibattito scientifico internazionale sulla “questione palafitticola”; ad esse fecero seguito negli anni Ottanta le indagini paleoambientali in tutto l’areale umido. Conduce altre ricerche in torbiera, quella del Lavagnone di Desenzano sul Garda, nel 1974 e tra il 1976 e il 1979, su incarico della Soprintendenza Speciale per il Museo Nazionale di Preistoria e l’Etnografia “L. Pigorini” di Roma. Densa e proficua la sua attività anche negli anni Ottanta: nel 1980 dà il via alle indagini negli insediamenti retici sul Dos Castel a Fai della Paganella e sul Dos dei Pigui a Mazzin di Fassa; dello stesso anno le indagini sul Monte Ozol in val di Non; fra il 1979 e il 1981 e fra il 1985 e il 1987 quelle, in collaborazione col Bergbaumuseum di Bochum, nell’area fusoria metallurgica della tarda età del Bronzo presso il passo del Redebus nel Trentino orientale. Negli anni Settanta e Ottanta numerosi sono gli interventi di emergenza da lui seguiti nel novero dell’azione di tutela e salvaguardia territoriale promossa dall’amministrazione provinciale.
Contemporaneamente alle ricerche sul terreno, Perini studia lotti di materiali presenti nei musei locali, cura diverse mostre relative a scavi e reperti, partecipa a convegni e incontri scientifici e pubblica con riconosciuta sollecitudine e chiara documentazione i risultati dei suoi studi su riviste specialistiche, in Italia e all’estero. Stante il fervore degli studi e delle iniziative cui dà vita o a cui partecipa, entra in contatto con molti importanti studiosi italiani e stranieri, con alcuni dei quali, soprattutto nel mondo germanofono, stringe rapporti di fruttuosa collaborazione, testimoniati dalla presenza di suoi articoli in riviste, cataloghi, miscellanee e dai riconoscimenti sopramenzionati.
Il Perini, con l’alto livello dei risultati da lui raggiunti relativamente alle età del Bronzo e del Ferro, e Bernardo Bagolini, altrettanto stimato esperto per il mesolitico e il neolitico (personalità assai distinte, diverse per formazione e ambienti scientifici di riferimento), negli ultimi tre decenni del secolo scorso hanno portato nuova luce sulla pre- e protostoria trentina, legandola a quella di territori più ampi, rinnovando a fondo gli studi paletnologici locali e inserendoli a pieno titolo in quelli nazionali e internazionali, anche grazie ad innovazioni metodologiche di scavo e di analisi dei reperti che suscitarono diffuse attenzioni ed espliciti riconoscimenti.
Di Renato Perini vanno segnalate anche la sensibilità e la manualità artistica (affinate da un breve esperienza giovanile nel campo del restauro e della scultura vissuta in Alto Adige) che gli risultarono di particolare aiuto nella documentazione grafica delle strutture e dei materiali archeologici emersi dal terreno, indispensabile corredo delle pubblicazioni, ma che trovarono espressione anche in estemporanei rimarchevoli lavori di scultura lignea a carattere sacro (opera sua sono i pannelli della porta laterale della chiesa di San Giorgio a Serso, delle porte di accesso alla chiesa di San Carlo a Trento, della mensa del collegio dei padri Cappuccini a Mattarello e il Cristo dell’altare maggiore della parrocchiale di Cogolo in val di Peio).

Opere principali (in ordine cronologico)

  • La casa retica in epoca protostorica, in “Studi Trentini di Scienze Naturali”, 14 (1967), pp. 279-297.
  • Documenti di preistoria trentina da 3 scavi, Trento, Museo tridentino di Scienze naturali, 1974, pp. 1-39.
  • La successione degli orizzonti culturali dell’abitato dell’età del Bronzo nella torbiera del Lavagnone (com. Desenzano del Garda e Lonato), in “Bollettino di Paletnologia Italiana”, 24 (1975), n. 82, pp. 117-166.
  • Appunti per una definizione delle fasi della Cultura Luco sulla base delle recenti ricerche nel Trentino, in “Studi Trentini di Scienze Storiche. Sezione seconda”, 55 (1976), pp. 151-176.
  • 2000 anni di vita sui Montesei di Serso. Mostra archeologica, Trento, Provincia. Assessorato alle attività culturali, 1978, pp. 1-87.
  • Sulle tracce delle antiche genti giudicariesi. Mostra di documentazione archeologica, Castello di Stenico, 17 luglio-31 dicembre 1983, Trento, Provincia. Assessorato alle attività culturali, 1983, pp. 1-55.
  • Scavi archeologici nella zona palafitticola di Fiavé-Carera, Trento, Provincia. Servizio beni culturali, 1984-1994.
  • Preistoria alpina. Annotazioni, Milano, Áncora, pp. 1-111.
  • Le suppellettili lignee nell’Età del Bronzo sudalpina e la relativa cronologia,in Archeologia del legno. Documenti dell’età del bronzo dall’area sudalpina, Trento, Provincia.
  • Servizio beni culturali, 1988, pp. 51-94.
  • L’età del Bronzo Antico e Medio, in Storia del Trentino, 1: La preistoria e la protostoria, a cura di Michele Lanzingher, Franco Marzatico, Annaluisa Pedrotti, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 287-335.
  • La Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento ha riunito gran parte della sua produzione scientifica nei due volumi Scritti di archeologia, a cura di Gianni Ciurletti, Trento, Provincia. Soprintendenza per i beni archeologici, 2004.

Bibliografia su Renato Perini

  • Gianni Ciurletti, Jürg Rageth, Franco Marzatico, in Renato Perini, Scritti di archeologia, pp. 9-15.
  • Gianni Ciurletti, Renato Perini, in “Judicaria”, 2014, n. 86, pp. 29-31.

Gianni Ciurletti