A. 90 (2011), 1

Vanità e cultura: il salotto Turcati

Categoria:

Descrizione

Una conversazione con Francesco Valcanover

di Ezio Chini

Ezio Chini, Una conversazione con Francesco Valcanover, pp. 5-12

SAGGI
Giulia Gabrielli, L’ufficio di San Vigilio, pp. 15-54
Stefano Pierguidi, L’Astronomo della Sala Scarlatta del Castello del Buonconsiglio di Trento: Dosso o Fogolino?, pp. 55-61
Domizio Cattoi, I Lodron e il mecenatismo artistico, pp. 63-94
Fabien Benuzzi, Note sulle opere trentine di Saverio Dalla Rosa con aggiunte ai cataloghi di Francesco Faber e Stefano Varner, pp. 95-113
Emanuela Rollandini, Dall’archivio di Castel Thun: nuovi documenti su Teodoro Benedetti, Francesco Oradini e Francesco Antonio Giongo, pp. 115-128

ALBUM
Antonio Carlini, Scatti di cultura: la famiglia di Renato Lunelli, pp. 129-150
Ezio Chini, Gli affreschi di Ettore Lunelli, pp. 151-156

CARTE D’ARCHIVIO E FRAMMENTI 
Roberto Pancheri, Per Giovanni Segantini pittore di fiori, pp. 159-163
Antonio Carlini, La mondanità rivelata: uno scatto dal salotto di Giulia Turco-Turcati in Lazzari, pp. 165-170

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
a cura di Paola Maria Filippi, Angelo Foletto, Luciana Giacomelli, Lucia Longo-Endres, Monica Marsigli, pp. 173-183

Abstract

Giulia Gabrielli, L’ufficio di San Vigilio 

La figura di san Vigilio, evangelizzatore e patrono della diocesi trentina, è da molto tempo al centro di studi e ricerche volti a indagarne l’importanza storica, religiosa ed artistica. Il culto del santo riveste in questo senso un ruolo di primo piano. Nel corso dei secoli esso si è espresso in molteplici forme, tra cui anche quella liturgico-musicale dell’ufficio, celebrato in diocesi di Trento e in alcune diocesi limitrofe con testi e musiche propri. Il saggio si propone di illustrare e indagare le diverse fonti manoscritte e a stampa che, a partire dall’alto medioevo, tramandano i testi dell’ufficio di san Vigilio in tre versioni: l’ufficio medievale, il “nuovo” ufficio edito 1584 e l’ufficio attuale.
The figure of Saint Vigilius, evangelizer and patron saint of the diocese of Trento, has long been a topic of interest in historical, religious and artistic studies. In this context the worship of Saint Vigilius plays a prominent role. Over the centuries it has been expressed in many ways, including the office, celebrated from the Middle Age in the diocese of Trento and in some neighbouring dioceses with proper texts and music. It is the aim of this paper to describe and investigate the manuscripts and printed editions containing the office for Saint Vigilius in three different versions: the medieval office, the “new” one published in 1584 and then the last one, which is still in use.

Stefano Pierguidi, L’Astronomo della Sala Scarlatta del Castello del Buonconsiglio di Trento: Dosso o Fogolino?
L’affresco raffigurante un Astronomo in un paesaggio orna il camino della Sala Scarlatta del Castello del Buonconsiglio a Trento, uno degli ambienti decorati dai fratelli Dossi nel 1531-32. Stefano Tumidei notava già nel 1996 che i due monocromi laterali (Venere e Apollo) potevano essere stati aggiunti in un secondo momento rispetto all’esecuzione dei Dossi. Lo studioso attribuiva dubitativamente i dipinti a Marcello Fogolino, più volte impegnato tra il 1534 e il 1535 al Castello. Stefano Pierguidi si ricollega alle parole di Tumidei e segnala come un astronomo riproponga, anche nella posizione, un bulino di Enea Vico raffigurante Il tempo pubblicato da Marcolini a Venezia (1540, 1550). La probabile dipendenza da quella stampa escluderebbe quindi, per evidenti ragioni di cronologia, l’ipotesi attributiva in favore dei Dossi, riproponendo il nome di Fogolino come autore dell’opera.
The fresco representing an Astronomer in a Landscape adorns the fireplace of the Scarlet Hall of the Buonconsiglio Castle in Trento, one of the rooms decorated by the Dossi brothers in 1531-32. In 1996, Stefano Tumidei had already noted that the two lateral monochromes (Venus and Apollo) could have been added after the work of the Dossi brothers. The scholar doubtfully attributed these paintings to Marcello Fogolino who had been involved between 1534 and 1535 with the works of the Castle. Drawing from the words of Tumidei, Stafano Pierguidi points out that the motif of the astronomer in a landscape had an illustrious precedent in the engraving of Giulio Campagnola (1509), copied by Agostino Veneziano in 1514. The probable derivation of the fresco from that printing would therefore exclude, for chronological reasons, the hypothesis that ascribes the work to the Dossi brothers, putting forward again the name of Fogolino as the author of the fresco.

Domizio Cattoi, I Lodron e il mecenatismo artistico
L’articolo, di taglio storico-documentario, illustra le vicende legate alle committenze artistiche di alcuni illustri personaggi della famiglia Lodron vissuti nei secoli XVI e XVII, così come vengono tratteggiate nei documenti – in particolare lettere – conservati presso la Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto. I nobili intrattennero relazioni con artisti quali i pittori Orazio Vecellio e Giovanni Paolo Lomazzo, i medaglisti Pier Paolo Galeotti e Antonio Abondio, gli architetti Giulio Fontana e Gian Maria Filippi. La lettura di un passo delle Istorie di Paolo Giovio, inoltre, consente di precisare l’iconografia di uno degli episodi del fregio recentemente riscoperto nel salone di rappresentanza di Palazzo Lodron a Trento, realizzato nel 1588 in occasione delle nozze di Ludovico II Lodron con la giovanissima Margaretha Hohenems.
The essay illustrates the outcomes of an historical investigation concerning the artistic patronage of some famous members of Lodron’s family in the Sixteenth and Seventeenth century. The information come from documents – in particular letters – kept at the Public Library “G. Tartarotti” in Rovereto. The Lodron held relations with artists such as the painters Orazio Vecellio and Giovanni Paolo Lomazzo, the medallists Pier Paolo Galeotti and Antonio Abondio, the architects Giulio Fontana and Gian Maria Filippi. An excerpt from the Istorie of Paolo Giovio allows to cast new light on the iconography of the frieze recently rediscovered in the hall of the Palazzo Lodron in Trento. The fresco was painted in 1588 for the wedding of Ludovico II Lodron with Margaretha Hohenems.

Fabien Benuzzi, Note sulle opere trentine di Saverio Dalla Rosa con aggiunte ai cataloghi di Francesco Faber e Stefano Varner
Il saggio affronta l’attività trentina del pittore veronese Saverio Dalla Rosa (1745-1821), nipote di Giambettino Cignaroli e celebre per la redazione di un “Catastico” napoleonico del patrimonio storico-artistico di Verona. Per l’occasione si pubblica una sua inedita pala d’altare presente nella chiesa parrocchiale di Bolbeno, raffigurante La Vergine con il Bambino e i Santi Zenone e Luigi Gonzaga. Lo scritto si completa con l’esame di altre opere presenti nella stessa chiesa di Bolbeno; nello specifico si tratta delle due statue poste ai lati della pala e la lapide ottocentesca celebrante la fine dei lavori di ricostruzione dell’edificio, opere del tirolese Francesco Faber e del trentino Stefano Varner.
The essay deals with the Trentin activity of the painter Saverio Dalla Rosa (1745-1812), native of Verona. He was the nephew of Giambettino Cignaroli and is famous for the editing of a Napoleonic “register” recording the historical-artistic heritage of Verona. For the occasion, we are publishing Dalla Rosa’s original altar piece, found in the parish church of Bolbeno and representing The Virgin Mary with the Child and the Saints Zenone and Luigi Gonzaga. The essay further analyses other works exhibited in the church of Bolbeno; in particular, it refers to the two statues placed at the sides of the altar piece and to the nineteenth-century tombstone celebrating the end of the works commissioned for the reconstruction of the building. The authors of these pieces are the Tyrolean artist Francesco Faber and the Trentin artist Stefano Varner.

Emanuela Rollandini, Dall’archivio di Castel Thun: nuovi documenti su Teodoro Benedetti, Francesco Oradini e Francesco Antonio Giongo
Il testo prende in esame alcuni documenti inediti dell’archivio di Castel Thun, relativi ad importanti commissioni di opere scultoree nel corso del XVIII secolo. Sulla base di alcune registrazioni di spesa viene assegnato con certezza a Teodoro Benedetti l’altare maggiore della chiesa di Vigo di Ton, messo in opera nel 1739. I successivi pagamenti alla vedova di Francesco Oradini e a Francesco Antonio Giongo, supportati da opportuni confronti stilistici, consentono di ricondurre alla bottega di Oradini la decorazione lapidea della sala del consiglio di palazzo Thun a Trento, messa in opera tra il 1758 e il 1759, su commissione di Maria Antonia Thun. L’analisi dei documenti consente inoltre di individuare nella stessa bottega un fondamentale passaggio per la carriera di Giongo, tale da riflettersi nella sua successiva produzione attraverso elementi decorativi che provengono dall’eredità del maestro.
The text examines some unpublished documents found in the archives of the Thun Castle, referring to important orders of sculptured works commissioned during the Eighteenthcentury. According to some registered expenses, the major altar of the church of Vigo di Ton, whose works started in 1739, has been ascribed with certainty to Teodoro Benedetti. Further payments to the widow of Francesco Oradini and to Francesco Antonio Giongo, supported by some appropriate stylistic comparisons, allow us to attribute the tombstone decoration of the council hall of the Thun palace in Trento to the two sculptors. This work had been carried out between 1758 and 1759 and commissioned by Maria Antonia Thun. Moreover, the analysis of the documents allows us to identify the Oradini workshop as a fundamental step in the carrier of Giongo. The decorative elements that he inherited from his master and that can be seen in his following production attest to this crucial experience.