A. 90 (2011), 2

Allegoria delle arti a Castle Howard

Categoria:

Descrizione

Una città tra memoria e progetto: il caso di Trento

di Alessandro Franceschini

Alessandro Franceschini, Una città tra memoria e progetto:
il caso di Trento, pp. 189-217

SAGGI 
Giuseppe Sava, Giovanni Demio e Francesco Vicentino: l’Allegoria delle arti a Castle Howard, pp. 221-233
Chiara Tozzi, Il Cristo d’argento di Riva dei Garda, pp. 235-243
Ilaria Conzatti, Riconsiderazioni sull’altare della Beata Vergine nel Duomo di Padova, opera di Mattia Carneri “scultor in Venetia”, pp. 245-258
Lorenza Liandru, Déjà‑vu. I modelli figurativi nell’opera di un pittore collezionista di stampe, pp. 259-299
Katia Fortarel, Riflessioni sul pittore Giuseppe Angelico Dallabrida (1874‑1959) alla luce di nuove scoperte, pp. 301-321

CARTE D’ARCHIVIO E FRAMMENTI
Roberto Pancheri, Due ritratti di Carl Henrici per nozze Menz‑Zallinger, pp. 325-328
Paolo Dalla Torre, Mezzolombardo “Io Simon Ramus a fato questa opera 1656”, pp. 329-332
Giovanni Delama, Due recenti donazioni di fondi musicali alla Biblioteca comunale, pp. 333-338
Fabien Benuzzi, Una traccia documentaria per il periodo veneziano di Antonio Gresta, pp. 339-340

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
a cura di Pietro Delpero, Monica Marsigli, Roberto Pancheri, pp. 343-351

Provincia autonoma di Trento. Attività di tutela, restauro e valorizzazione dei beni culturali
Franco Marzatico, Consuntivo dell’attività del museo Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali 2009 (cura redazionale di Carmen Calovi), pp. 355-386

Abstract

Giuseppe Sava, Giovanni Demio e Francesco Vicentino: l’Allegoria delle arti a Castle Howard

Oggetto del contributo è un dipinto firmato dal pittore di Schio Giovanni Gualtieri Demio, l’Allegoria delle arti, conservato dal 1837 a Castle Howard (York). Nonostante la firma, l’opera presenta caratteri stilistici che solo in parte si accordano con le opere giovanili dell’artista vicentino tra terzo e quarto decennio del Cinquecento e che indirizzano invece al pittore noto come Monogrammista FV, attivo nello stesso tempo nell’alto Garda e del quale la critica ha da tempo registrato affinità con Giovanni Demio. La compresenza di FV e Demio nel dipinto inglese confermerebbe l’identificazione del primo nel pittore Francesco Gualtieri, fratello e collaboratore di Giovanni. Ricordato dal Giampaolo Lomazzo come Francesco Vicentino – da cui l’acronimo FV – egli rivela nelle opere giovanili uno spirito autonomo successivamente ridimensionato dalla svolta manieristica ma soprattutto dalla fervida attività a fianco del più celebre fratello Giovanni.
The essay revolves around the painting Allegory of the Arts, signed by the painter Giovanni Gualtieri Demio, native of Schio, and held since 1837 in Howard Castle (York). Despite the signature, the work presents stylistic characters that match only in part the early works of Gualtieri Demio, dating back to the third and fourth decade of the 16th century. Rather, the style of the paintings points to the artist known as Monogrammista FV who was active in the same period in the northern part of the Garda Lake and whose work, according to the critics, has an affinity to the one of Giovanni Demio. The coexistence of both FV and Demio in the English painting would confirm the identification of the first in the painter Francesco Gualtieri, brother and collaborator of Giovanni. Mentioned by Giampaolo Lomazzo as Francesco Vicentino – a name that would explain the acronym FV – he manifests in his juvenile paintings an indipendent spirit that was put back by his Mannerist turn and especially by his fervent activity side by side with his more famous brother Giovanni.

Chiara Tozzi, Il Cristo d’argento di Riva del Garda
La sacrestia della chiesa parrocchiale di Riva del Garda custodisce un Crocifisso d’argento, derivato da un modello di Alessandro Algardi e realizzato da un argentiere attivo a Venezia, presumibilmente nell’ultimo ventennio del Seicento. Il ritrovamento di un documento archivistico del 1848 ha rivelato la collocazione originaria dell’opera: il presbiterio della chiesa di Santa Maria Inviolata di Riva del Garda, edificata all’inizio del XVII secolo per volere della famiglia Madruzzo. I frati Gerolimini, provenienti dal convento della chiesa romana di Sant’Onofrio al Gianicolo ed amministratori dell’Inviolata, risultano i committenti più probabili del Crocifisso.
The sacristy of the parish Church in Riva del Garda preserves a silver Crucifix who comes from Alessandro Algardi’s model. The Crucifix was made by a silversmith who worked in Venice, probably during the last twenty years of the seventeenth century. The discovery of an archival document of 1848 revealed the original location of the work: the presbytery in Santa Maria Inviolata Church in the town of Riva del Garda, at the beginning of the seventeenth century by the family Madruzzo’s wish. The Gerolimini Friars, who come from the convent in the roman Church of Sant’Onofrio on the Gianicolo and who were administrators of the Inviolata Church, are the most probable buyers of the Crucifix.

Ilaria Conzatti, Riconsiderazioni sull’altare della Beata Vergine nel Duomo di Padova, opera di Mattia Carneri “scultor in Venetia”
Tra le opere di Mattia Carneri va certo annoverato l’altare della Beata Vergine nel Duomo di Padova, contemporaneo, secondo quanto argomentato da Francesco Cessi nell’unica monografia tuttora esistente sull’artista, alla cosiddetta “voltura del coro” della Basilica di Sant’Antonio del 1648-52. Documenti da me consultati permettono di anticipare, anche se di pochi anni, l’erezione dell’altare da parte dell’architetto trentino, già menzionato in documenti del 1644.
The altar of the Blessed Virgin Mary in the cathedral of Padua must certainly be included amongst the works of Mattia Carneri. According to the only existing monograph of the artist edited by Francesco Cessi, the altar would be contemporary to the so-called “vault of the choir” that was carried out during 1648-52 in the Sant’Antonio Basilica. Drawing from some documents dating back to 1644 and already mentioning the altar, it is possible to anticipate by a few years the erection of the altar by the architect Carneri, native of Trento.

Lorenza Liandru, Déjà‑vu. I modelli figurativi nell’opera di un pittore collezionista di stampe
Nell’articolo sono raccolti e posti a confronto ventuno dipinti, quasi tutti pale d’altare, realizzati nella prima metà del Seicento per chiese delle valli trentine. Le opere, oltre a condividere elementi stilistici omogenei, sono accomunate sul piano compositivo dalla sistematica e scaltra ripresa di invenzioni figurative desunte dalla produzione a stampa cinquecentesca. Benché non siano stati finora rintracciati documenti che svelino l’identità dell’autore di questo corpus di opere, una firma segnata sul retro di una pala d’altare sembrerebbe indirizzare la ricerca verso un pittore della famiglia Lugo, originaria del veronese, ma attestata a Trento già nel Cinquecento.
The essay analyzes and compares twenty one paintings made in the first half of the Seventeenth century for the churches of the valleys of Trentino. All the paintings are stylistically homogeneous and have in common the systematic and clever use of compositions deduced from sixteenth-century engravings. Although no documents revealing the author’s identity of these works have been found so far, a signature on the back of an altarpiece seems to direct the research toward a painter belonging to the Lugo family, originally from Verona but documented in Trento in the Sixteenth century.

Katia Fortarel, Riflessioni sul pittore Giuseppe Angelico Dallabrida (1874-1959) alla luce di nuove scoperte
L’articolo ha il principale scopo di presentare alcune opere inedite di Giuseppe Angelico Dallabrida custodite in collezioni private di difficile accesso al pubblico. Attraverso l’analisi di questi dipinti che rappresentano le tematiche maggiormente sviluppate dall.artista durante tutta la sua attività pittorica, si cercherà di ripercorrere le fondamentali tappe della sua vita, dalla formazione artistica al raggiungimento di quella maniera di dipingere che lo distinguerà dagli altri paesaggisti trentini della prima metà del Novecento.
The article has the main purpose to present some unknown works of Giuseppe Angelico Dallabrida, guarded in private collections difficult to get. Through the analysis of this paintings, which represent the most developed themes during all his painting activities, we will try to retrace his fundamental life stage, from the artistic education to the achievement of that way of painting which will distinguish him from the other landscape painters of the first half of nineteenth century.