A. 91 (2012), 2

Meravigliosa salamandra

Categoria:

Descrizione

Trento: cinquant’anni di piani regolatori

di Beppo Toffolon

Beppo Toffolon, Trento: cinquant’anni di piani regolatori, pp. 191-215

SAGGI
Marco Piccat, “Meravigliosa salamandra”: le avventure di Marco Polo negli affreschi di Palazzo Noriller (Rovereto), pp. 219-239
Massimo Favilla, Ruggero Rugolo, Gli scultori Giusto Le Court, Filippo Parodi, Giuseppe Torretti e Antonio Gai per i Corner: committenze di una famiglia veneziana fra Sei e Settecento, pp. 241-264
Luciana Giacomelli, Giuseppe Sava, Scultura barocca in Trentino: i Crocifissi. Modelli e compresenze culturali, pp. 265-300
Stefano L’Occaso, Per l’attività mantovana di Antonio Giuseppe Sartori, pp. 301-315

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
a cura di Marco Bizzarini, Paola Pettenella, Annely Zeni, pp. 319-322

Provincia autonoma di Trento. Attività di restauro e valorizzazione dei beni culturali del Trentino
Ezio Chini – Paola Pizzamano, L’attività di valorizzazione e restauro delle collezioni d’arte della città di Rovereto (1980-2012), pp. 325-380

Abstract

Marco Piccat, “Meravigliosa salamandra”: le avventure di Marco Polo negli affreschi di Palazzo Noriller (Rovereto)

Nel ciclo affrescato sulle pareti del palazzo Noriller, a Rovereto, si sono conservate scene rare e fastose di una ‘storia’ profana, alcune meglio ed altre leggibili sole per lacerti, con le avventure di un viaggio in terre d’Oriente. Totalmente prive di scritte, abbinano l’immagine grandiosa di un incontro con un potente sovrano, ai frammenti di scena con un corpo avvolto dal fuoco, con un accampamento militare e infine a quello di uno scontro nelle vicinanze di un castello. Le immagini dei viaggiatori, riconoscibili nelle due prime immagini citate, vestiti alla moda delle grandi corti europee di fine Quattrocento, costituiscono il perno dell’ intero ciclo. L’articolo, dall’individuazione del motivo della ‘meraviglia della salamandra’, focalizza nella redazione del Libro di viaggi di Marco Polo, e nella sua libera ed intrecciata trasmissione per immagini, il nodo culturale ed iconografico di riferimento.
In the cycle of frescoes on the walls of Noriller palace, in Rovereto are preserved rare and magnificent scenes of a profane ‘story’, telling the adventures of a trip in Eastern lands; some of the scenes are quite easily legible, others only for fragments. Totally without words, they combine the grandiose image of an encounter with a powerful king, to fragments of scene showing a body wrapped in fire, a military camp and finally a fight near a castle. The images of travellers, recognizable in the first two quoted images, dressed up like in the great European courts at the end of the fifteenth century, are the motiv of the whole cycle. The article, starting from the identification of the theme of the ‘wonder of the salamandra’, locates the cultural and iconographic reference in the Travel book of Marco Polo, and in its free and interlaced expression through.   

Massimo Favilla – Ruggero Rugolo, Gli scultori Giusto Le Court, Filippo Parodi, Giuseppe Torretti e Antonio Gai per i Corner: committenze di una famiglia veneziana fra Sei e Settecento
Nella millenaria storia della Repubblica di Venezia il casato dei Cornaro fu uno dei pochi a rendersi protagonista oltre i confini del proprio Stato, unico, fra le famiglie ascritte al Libro d’oro, a sfoggiare vincoli di parentela con una casa reale, i Lusignano, regnanti della strategica isola di Cipro. Attraverso la ricognizione negli archivi privati della famiglia, sia del Ramo della Regina di San Cassiano che di quello di San Polo, . stato possibile far luce su alcuni aspetti della committenza artistica sei settecentesca: Giusto le Court per il monumento a Caterino Corner nella basilica del Santo a Padova; Filippo Parodi per una cornice intagliata destinata a Giovanni Corner; Giuseppe Torretti per il monumento dinastico nella chiesa veneziana dei Tolentini e Antonio Gai per gli arredi del palazzo di Campo San Polo.
In the millennial history of the Republic of Venice, the Cornaro family was one of the few families whose fame moved beyond the borders of the State. The Cornaros were the only family, among the ones included in the Golden Book, to be related to a royal family – the Lusignanos – rulers of Cyprus, a strategic island. Through the survey of the family’s private archives, belonging to the branch of the Queen of San Cassiano as well as to the one of San Polo, it has been possible to shed light on some aspects of the 17th-18th century artistic patronage: Giusto le Court was the sculptor of the monument honoring Caterino Corner in the basilica of St. Anthony in Padua; Filippo Parodi was the author of a carved frame intended for Giovanni Corner; Giuseppe Torretti was the sculptor of the dynastic monument in the Venetian Chiesa dei Tolentini and Antonio Gai of the furnishings of the Cornero palace in Campo San Polo.  

Luciana Giacomelli – Giuseppe Sava, Scultura barocca in Trentino: i Crocifissi. Modelli e compresenze culturali
Il saggio indaga un particolare aspetto della scultura del Sei e Settecento in Trentino rappresentato dal Crocifisso, uno dei cardini dell’iconografia cristiana e tra i temi pi. ricorrenti nell’arte sacra. Argomento assai poco frequentato dagli studi di Storia dell’arte ma sensibile a diversi approcci, il tema si rapporta inevitabilmente allo sviluppo della sensibilit. devozionale e all’evoluzione dei modelli di riferimento dalla Controriforma all’et. barocca, disegnando una trama di rapporti ad ampio raggio, spesso impliciti, che spaziano da Roma al mondo tedesco e fiammingo. L’obiettivo che il contributo si prefigge . quello di porre in relazione queste premesse con un contesto circoscritto ma estremamente articolato come quello del Principato di Trento, nel quale gli aspetti di fondo risultano intrecciati a componenti figurative decisamente diversificate. Ne scaturisce una sorta di ‘piccola’ geografia culturale che sintetizza le principali coordinate della scultura e ancora una volta i fitti rapporti con Venezia, la Lombardia, l’Impero.
The essay focuses on one particular aspect of the sculpture in the 17th and 18th century in Trentino. The Crucifix represents indeed one of the pivots of Christian iconography and one of the most recurrent themes in religious art. This topic is rarely addressed by studies on the History of Art, even though the crucifix is of interest to different approaches. The topic is inevitably related to the development of religious devotion and the evolution of different models of reference from the Counter-Reformation to the Baroque age, drawing a wide net of relations, mostly implicit, which extend from Rome to the German and Flemish world. The primary aim of this essay is to put these premises in relation with a small yet extremely complex context – the Princedom of Trento – in which more local elements are interwoven with very heterogeneous figurative components. The result is a sort of ‘little’ cultural geography that summarizes the main coordinates of the sculpture and once again the intricate relations between Venice, Lombardy, and the Empire.          

Stefano L’Occaso, Per l’attività mantovana di Antonio Giuseppe Sartori
L’articolo illustra una sinora inedita committenza a Antonio Giuseppe Sartori per un altare completato nel 1757 per la chiesa mantovana di San Francesco da Paola. Il committente, Francesco Eugenio d’Arco, si era precedentemente rivolto al mantovano Giuseppe Tivani e al veronese Daniele Corneglio, prima di optare per lo scultore trentino. L’altare dopo varie traversie giunse nel 1902 alla chiesa parrocchiale di Castelbelforte, nel Mantovano; la sua composizione lascia sospettare un coinvolgimento di Domenico Sartori, fratello di Antonio Giuseppe, nella realizzazione del progetto.
The present essay illustrates a previously unpublished commission to Antonio Giuseppe Sartori, who sculpted in 1757 a marble altar for the Mantuan church dedicated to San Francesco da Paola, under patronage of the nobleman Francesco Eugenio d’Arco. The latter had at first encharged the Mantuan sculptor Giuseppe Tivani and the Veronese Daniele Corneglio. The altar itself was bought in 1902 by the parish church of Castelbelforte, in the Mantuan province; its aspect lets us suppose, on stylistical grounds, that Domenico Sartori, brother to Antonio Giuseppe, took part in its accomplishment.