A. 92 (2013), 2

Il senso dei musei di Tomaso Montanari

Categoria:

Descrizione

Il senso dei musei

di Tomaso Montanari

SAGGI
Lucia Longo-Endres, Rose color porpora e altri fiori per la Vergine del Rosario di Cavalese, pp. 203-216
Sonia Cristofaro, Gli arredi ottocenteschi della chiesa di Santa Margherita in Trento. Nuove scoperte documentarie, pp. 217-266
Anita F. Moskowitz, Stefano Bardini: the Early Years, pp. 267-288
Salvatore Ferrari, Due pittori garibaldini a Bersone: Stefano Bardini e Alessandro Trotti, pp. 289-302
Chiara Radice, La cappella di Sant’Adalberto a Gocciadoro, pp. 303-320
Bruno Passamani, Io e Depero, pp. 321-326
Barbara Babić, Edmund Meisel e la Geräuschmusik per il teatro berlinese di Erwin Piscator, pp. 327-338
Mauro Cappelletti, Il tempo di Astrazione oggettiva, tra testimonianza e riflessioni, pp. 339-358
Roberto Pancheri, Bruno Colorio e la pittura murale, pp. 359-384
Floriano Menapace, Con gli occhi dei fotografi. Cenni sulla fortuna fotografica del paesaggio trentino 1839-2013, pp. 385-402

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
Marco Bettotti, Antonio Carlini, Alberto Carotta, Franco de Battaglia, Mauro Grazioli, pp. 405-426

Abstract

Lucia Longo, Rose color porpora e altri fiori per la Vergine del Rosario di Cavalese

Il contributo illustra con dovizia di dettaglio il vistoso dipinto murale raffigurante la Vergine del Rosario (1587) e messo in luce nel 2010 a Cavalese nella pieve dell’Assunta, durante i lavori di restauro effettuati in seguito all’incendio che colpì l’edificio nel 2003, distruggendone il tetto e le strutture portanti. Si tratta di una testimonianza storico-artistica di bella fattura, che rievoca fonti grafiche molto note, come l’incisione di Nicolas Beatrizet (1565 ca) e il frontespizio del Rosario figurato di Luis de Granada (1577).
The essay illustrates in great detail the flashy mural depicting the Vergin of the Rosary (1587), which was brought to light during the restoration of the parish church of the Assumption in Cavalese in 2010. The renovation was carried out after a fire had hit the building in 2003 and destroyed the roof and its supporting structures. The mural is a beautiful proof of the artistic achievements that were reached in that particular historical period and evokes well-known graphic sources on the same subject, such as the engraving by Nicolas Beatrizet (ca 1565) and the title-page of the Rosario Figurato by Luis de Granada (1577).

Sonia Cristofaro, Gli arredi ottocenteschi della chiesa di Santa Margherita in Trento. Nuove scoperte documentarie
Il presente articolo nasce dalla tesi della scrivente intitolata La chiesa di Santa Margherita in Trento. Spunto di questa ricerca è stato l’intervento di restauro che dal luglio 2008 al settembre 2010 ha coinvolto l’intero complesso prepositurale, restituendo splendore anche alla cappella di Santa Margherita; restauro seguito dalla Soprintendenza provinciale per i beni storico-artistici di Trento, in accordo con la Curia vescovile trentina, proprietaria dell’immobile. In particolare, la disamina è incentrata sugli altari e sui pulpiti della chiesa, elementi fortemente voluti dal beato Antonio Rosmini, proprietario della chiesa e del vicino Palazzo Prepositurale per un breve ma intenso lasso temporale, nel corso degli anni Trenta dell’Ottocento.
Drawn from my thesis titled The Church of Santa Margherita in Trento, the present article focuses on the restoration works that were carried out from July 2008 to September 2010 involving the entire complex. The renovation – supervised by the local department for the historical and artistic heritage of the Province of Trento, in agreement with the Diocesan Administration, which owns the building – returned the chapel of St. Margherita to its original splendor. In particular, the analysis focuses on the altars and pulpits of the church, elements that the blessed Antonio Rosmini, owner of the church and the near Provost’s Palace for a short but intense period of time during the 1830s, strongly wanted.

Anita F. Moskowitz, Stefano Bardini: the Early Years
Stefano Bardini, one of the most important Florentine dealers of the second half of the nineteenth century, built his business during the decades following the Risorgimento by acquiring discarded or undervalued monuments, objects and architectural fragments, and restoring or adapting them to marketable condition. Less widely known, however, is the fact that prior to becoming a dealer he studied at the Academy of Fine Arts in Florence and began his professional life as a painter. Between c. 1855 and 1867 he produced a series of paintings, five of which have been traced but remain largely unknown to scholars. Among these are works in fresco as well as oil on canvas, including an altarpiece signed and dated 1867 in the parish church of Santi Fabiano e Sebastiano in the village of Bersone. Not a commission, this canvas was executed after Bardini returned to Florence from a stint in Garibaldi’s army during the Third War of Independence in the Trentino. During the heat of battle, Bardini had vowed that if he survived he would thank the Virgin Mary by painting an altarpiece. This was to be sent to the parish priest of Bersone, from whom the troops had received 15 days of welcome hospitality. His activity as an artist shows that he was capable of a variety of stylistic and technical modes. His experience in both fresco and oil would serve him well for his future success as a restorer and dealer.
Stefano Bardini, uno dei più importanti antiquari fiorentini della seconda metà del XIX secolo, costruì la sua attività durante i decenni che seguirono il Risorgimento, acquisendo monumenti ignorati o sottovalutati, oggetti e frammenti architettonici, restaurandoli o adattandoli a specifiche condizioni di mercato. Meno noto, tuttavia, è il percorso fatto da Bardini prima di diventare un antiquario: egli studiò presso l’Accademia di Belle Arti a Firenze e iniziò la sua vita professionale come pittore. Tra il 1855 e 1867 circa, Bardini produsse una serie di quadri, cinque dei quali sono stati rintracciati, ma che rimangono in gran parte sconosciuti agli studiosi. Tra queste opere ci sono affreschi, così come alcuni dipinti ad olio su tela, tra cui una pala d’altare firmata e datata 1867 nella chiesa parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano a Bersone. Non una semplice commissione, questa tela venne eseguita dopo il rientro di Bardini a Firenze; il giovane infatti aveva combattuto per un breve periodo nell’esercito di Garibaldi durante la terza guerra d’indipendenza in Trentino. Nel cuore della battaglia, Bardini aveva promesso che se fosse sopravvissuto, avrebbe ringraziato la Vergine Maria dipingendo una pala d’altare. Questa doveva essere inviata al parroco di Bersone, da cui le truppe garibaldine avevano ricevuto per quindici giorni ospitalità. La sua attività come artista rivela una spiccata capacità nell’adattare la propria arte a una varietà di modalità stilistiche e tecniche. La sua esperienza ad affresco e ad olio sarà molto utile per il suo futuro successo come restauratore e antiquario.

Salvatore Ferrari, Due pittori garibaldini a Bersone: Stefano Bardini e Alessandro Trotti
Nel 1867 nella chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano a Formino di Bersone furono collocate due nuove pale d’altare, eseguite e donate da Stefano Bardini, più conosciuto come antiquario, mercante e collezionista d’arte, e da Alessandro Trotti, nipote di Alessandro Manzoni. L’anno precedente i due pittori si erano arruolati nel Corpo Volontari Italiani guidato da Giuseppe Garibaldi, avevano combattuto a Monte Suello e a Bezzecca ed erano stati alloggiati per alcuni giorni a Bersone. In segno di riconoscenza per l’ospitalità ricevuta inviarono le tele, da Firenze e da Roma, al curato del paese don Pietro Galletti, già deputato alla Dieta provinciale di Innsbruck.
In 1867, two new altarpieces were placed in the Church of the Saints Fabian and Sebastian in the village of Formino di Bersone. Both of them had been executed and donated by Stefano Bardini, better known as an antiquary, merchant and art collector, and by Alessandro Trotti, nephew of Alessandro Manzoni. The previous year the two painters had joined up the Corpo Volontari Italiani (Army of Italian Volunteers) led by Giuseppe Garibaldi and had fought at Monte Suello and in Bezzecca; they had also spent a few days in Bersone. As a sign of gratitude for the hospitality, Bardini and Trotti sent the canvas from Florence and from Rome to the local parish priest don Pietro Galletti, former Deputy of the Provincial Assembly in Innsbruck.

Chiara Radice, La cappella di Sant’Adalberto a Gocciadoro
Si staglia serena nella cornice rigogliosa della collina di Gocciadoro, immersa nel verde del parco da oltre 150 anni, la cappella di Sant’Adalberto, recentemente restaurata e restituita all’antico splendore, dopo anni di abbandono e dimenticanza, dovuti alla cessazione dei riti religiosi che fino al 1975 lì vi furono celebrati. L’edificio fu costruito e inaugurato nel 1873, su commissione dell’avvocato Pietro Bernardelli che lo volle in memoria dell’amatissimo nipote Adalberto; da qui l’intitolazione a sant’Adalberto martire. Le forme pure ed eleganti dell’architettura, così nostalgicamente neoromaniche, sono debitrici degli studi che negli stessi anni interessavano il Duomo di Trento, oggetto di lunghi restauri che si protrassero per tutto l’Ottocento. È un piccolo gioiello d’arte ottocentesca, debitrice d’un sentire romantico che anche in Trentino lasciò eccellenti testimonianze.
The Saint Adalberto Chapel, built during the XIX Century, is placed on the quiet and luxuriant hill of Gocciadoro park and it has been restored recently, because of a long period of neglect and abandon after its closing in 1975. The chapel, unveiled in 1873, was committed by Pietro Bernardelli, in devoted memory of his beloved nephew Adalberto. The pure and elegant architectural shapes, respecting Romanticism style, are based on the nineteenth-century restoration studies for the Cathedral of Trento.

Bruno Passamani, Io e Depero
Il 10 maggio 2013, in occasione della presentazione al pubblico del volume Muse trentine. Materiali per la storia di collezioni e musei, con un gesto generoso la signora Sara Bizzotto, moglie di Bruno Passamani, ha voluto consegnare nelle mani di Laura Dal Prà un ultimo scritto dell’illustre storico dell’arte riservato all’artista Fortunato Depero. Studi trentini accoglie con riconoscenza la raccomandazione della signora Passamani di pubblicarlo sulla propria rivista. Anche se l’aggravarsi del suo male ha impedito all’autore un’ultima rilettura, il testo risulta compiuto, scritto con quella passione e competenza che sempre hanno caratterizzato l’operare del nostro indimenticabile socio Bruno Passamani.

Barbara Babić, Edmund Meisel e la Geräuschmusik per il teatro berlinese di Erwin Piscator
La Geräuschmusik (musica rumorista) rappresenta senza dubbio la fondamentale cifra stilistica della produzione del compositore Edmund Meisel (Vienna, 1896 – Berlino, 1930). Accanto alla composizione di colonne sonore per alcuni capolavori del cinema del primo Novecento (La corazzata Potëmkin, Ottobre, Berlino – Sinfonia di una grande città, La montagna incantata) Meisel si occupò anche di musiche per il teatro, trovando nel Theater am Nollendorfplatz di Erwin Piscator un fertile terreno di sperimentazione. Sulla scia delle teorie di Luigi Russolo, con lo sguardo teso verso le avanguardie rumoriste sovietiche, il compositore costruì una Geräuschmaschine, una sorta di intonarumori approntato appositamente per l’effettistica sonora teatrale, le cui musiche-rumore (il treno, la stazione, la battaglia, la città, le macchine) vennero incise dalla Deutsche Grammophon su sei dischi, da utilizzare per il cinema, il teatro o per un ascolto domestico. La composizione di musica rumorista, sia per Meisel con la sua Geräuschmaschine sia per Russolo con l’intonarumori, definisce la volontà di delineare attraverso il rumore il paesaggio sonoro della propria epoca, trasponendolo dal livello puramente sensoriale a quello artistico, ponendo così le basi per una nuova estetica che avrà grande fortuna nel corso del Novecento.
The Geräuschmusik (noise music) certainly represents the hallmark of the music of Edmund Meisel’s music. He was an Austrian composer who was born in Vienna in 1896 and died in Berlin in 1930. Besides having composed soundtracks for some masterpieces of the 1920s cinema (Battleship Potëmkin, October, Berlin – Symphony of a Metropolis, The Magic Mountain), Meisel also wrote music for the theater, in particular for Erwin Piscator at the Theater am Nollendorfplatz in Berlin, a fertile terrain of experimentation. Drawing on the theories of Luigi Russolo, influenced by the sound experiments of the Russian Avant-Garde, Meisel built a noise-machine (Geräuschmaschine), whose music-noises (the train, the station, the war, the city, the machines) were recorded by the Deutsche Grammophon on six records to be used in theatres, cinemas or for private listening. The composition of noise-music, both in the case of Meisel’s noise-machine and Russolo’s noise-tune-machine (intonarumori), reveals the composers’ desire to record, through the noise, the soundscape of their historical time; in doing so, they contributed to upgrade the noise experience from a merely sensory to an artistic level and create a new aesthetics which will predominate in the twentieth century.

Mauro Cappelletti, Il tempo di Astrazione oggettiva, tra testimonianza e riflessioni
Astrazione Oggettiva rappresenta, per la storia dell’arte trentina della seconda metà degli anni ’70, l’unico esempio di un gruppo di giovani artisti che con i loro programmi e il loro lavoro hanno inciso un nuovo percorso, in linea con le ricerche più avanzate a livello europeo e capace di dare spunti anche a generazioni successive. Il rapporto con la prassi pittorica, intesa nelle sue accezioni più radicali, ha permesso a tutti i componenti del gruppo (Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Giuseppe Wenter Marini) di sviluppare significative e articolate ricerche, nella pittura e nella grafica, nell’ambito del colore e del segno. Particolarmente significativa e organizzata è risultata anche l’attività espositiva, accompagnata da dibattiti e conferenze tenuta dal gruppo soprattutto in ambiti extra-regionali. Con la tragica morte di Aldo Schmid e Luigi Senesi avvenuta sul treno Bologna-Roma il 15 aprile 1978 il gruppo perse due figure carismatiche di grande spessore. Tale avvenimento segnò la fine di un percorso comune, ma vide i rimanenti compagni di viaggio, forti delle esperienze acquisite, proseguire la loro attività, in modi diversificati ma ancora fedeli alla pittura e alla grafica nella ricerca di nuove significanze.
Objective abstraction represents, for the history of art in Trentino around the second half of the 1970s, the only example of a group of young artists who succeeded, through their programs and activities, in tracing a new trajectory within the artistic production of the same period. Their art was in line with the most advanced researches at the European level and capable of influencing the following generations. The group’s nonconventional relationship to the pictorial practice, understood in its most radical terms, allowed all members (Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Giuseppe Wenter Marini) to develop meaningful and well-defined researches in painting, graphics, in the field of color and sign. They also engaged in important exhibition activities, accompanied by debates and conferences, which were held by the group in areas outside the region. With the tragic death of Aldo Schmid and Luigi Senesi, who died on the Bologna-Rome train on April 15, 1978, the Group lost two charismatic figures of great impact. This event marked the end of a common path; and yet, thanks to a strong experience gained by working collectively for many years, the rest of the group continued to engage in different and innovative activities in the field of painting and graphics.

Roberto Pancheri, Bruno Colorio e la pittura murale
Il contributo indaga per la prima volta l’attività del pittore Bruno Colorio (Trento, 1911-1997) nell’ambito della decorazione monumentale, con particolare riferimento alla pittura sacra. Sulla traccia di un documento inedito, che fornisce un elenco delle chiese decorate dall’artista tra il 1943 e il 1947, e fino ai più recenti interventi nel Palazzo di Giustizia di Bolzano e in edifici scolastici del Trentino e dell’Alto Adige, viene ricostruito un capitolo finora trascurato della vicenda umana e creativa di uno dei più autorevoli protagonisti della scena artistica trentina del Novecento.
The essay explores for the first time the activity of the painter Bruno Colorio (Trento, 1911-1997) in the field of monumental decoration, with particular reference to his sacred paintings. Drawing from an unpublished document, which provides a list of churches decorated by the artist between 1943 and 1947, and taking into consideration the artist’s more recent interventions in the courthouse of Bolzano and in school buildings in Trentino and South Tyrol, the article reconstructs a hitherto neglected part of Colorio’s human and creative life, which reconfirms his role as one of the most significant protagonists of the Trentino artistic scene in the twentieth century.

Floriano Menapace, Con gli occhi dei fotografi. Cenni sulla fortuna fotografica del paesaggio trentino 1839 – 2013
Giovanni Battista Unterveger, Giuseppe Garbari, Silvio Pedrotti, Flavio Faganello sono stati i maggiori fotografi che, dalla metà dell’Ottocento fino ai nostri tempi, hanno operato in Trentino, fotografando l’evoluzione del paesaggio attraverso una cronologia fatta di guerre, profonde modificazioni e disastrosi interventi. Ogni epoca ha un suo modo di osservare il mondo circostante e la sua evoluzione, a partire da quello generico dell’atto fisico del vedere, per passare alla consapevole analisi e descrizione, per arrivare, infine, a ridarne una propria interpretazione con i più svariati mezzi. Ne nasce l’esigenza di conoscere la storia del paesaggio e della sua rappresentazione, visto non solo come porzione di natura legata all’entroterra fantastico e sentimentale che lo unisce alle persone che lo riconoscono come tale. Compare anche la volontà di capire e saper leggere ciò che il paesaggio contiene, superando il dato emotivo per entrare nei particolari significativi ed emergenti e riportarne, nel caso dei fotografi, delle immagini da decodificare, da descrivere, rinforzando il messaggio in esse mostrato.
Giovanni Battista Unterveger, Giuseppe Garbari, Silvio Pedrotti, Flavio Faganello have been outstanding photographers who, from the second half of the 19th century onward, have operated in Trentino, taking pictures of the landscape evolution, which bears the signs of a rich history of wars, deep changes and destructive interventions. Each historical period is characterized by a particular outlook on the world and its evolution: from the generic physical act of seeing to a more attentive analysis and description, and ultimately to a personal interpretation through the use of a variety of media. It follows a need to learn about the history of the landscape and its representation, intended not only as a portion of the nature tightly connected to a fantastic and sentimental hinterland and to a group of people who recognizes it as such. The desire emerges to understand and learn to read the content of the landscape, by overcoming emotional data to capture instead the central and emerging elements and to reproduce, in the specific case of the photographers, images that need to be decoded, described in order to reinforce the message they contain.