A. 93 (2014), 2

Il de Cerwit mecenate a Bressanone

Categoria:

Descrizione

SAGGI

Stefanie Paulmichl, Un affresco in memoria di un giurista di Colonia nel chiostro del Duomo di Bressanone, pp. 259-279

Giuseppe Sava, “Sol, e Luna, e altri divini Lumi”. Arazzi fiamminghi del Cinquecento nei versi di Leonardo Colombino: astrologia e cosmografia nelle stanze di Bernardo Cles, pp. 281-293

Greta Benedetti, Tommaso Rues (1636-1703). Uno scultore tirolese nella Venezia del Seicento, pp. 295-322

Stella Fava, “La forza del destino” prima di Verdi. La collaborazione tra Vincenzo de Lutti e Antonio Somma, pp. 323-347

Mauro Zazzeron, Aggiunte al catalogo di Umberto Moggioli e qualche considerazione sulla ritrattistica del primo decennio del secolo, pp. 349-390
Danilo Curti, Carlo Martinelli, Luigi Serravalli: un ricordo a cento anni dalla nascita, pp. 391-402

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
Roberta G. Arcaini, Fabien Benuzzi, Alberto Conforti, Paolo Delama, pp. 405-429

 

Abstract

Stefanie Paulmichl, Un affresco in memoria di un giurista di Colonia nel chiostro del Duomo di Bressanone

Argomento di questo articolo è un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, santa Caterina e un offerente esposto al Museo Diocesano di Bressanone. Partendo da una
ormai illeggibile iscrizione posta in sommità dell’opera – fortunatamente trascritta da un erudito settecentesco – e da alcune fotografie storiche, si discute l’affresco nel suo contesto originale, si affronta la questione dell’identità del suo pittore e si propone infine un’identificazione per l’offerente che vi è ritratto.
The article discusses a fresco depicting the Virgin and Child with Saint Catherine and a Donor exhibited at the Diocesan Museum of Bressanone. The essay starts from a now illegible inscription collocated on the top of this work, which was fortunately transcribed by an eighteen-century erudite, and illustrates then some historical photographs of the fresco. Furthermore, the paper discusses the original collocation of the fresco, the problems related to the identity of its painter and proposes finally an identification of its donor.

Giuseppe Sava, “Sol, e Luna, e altri divini Lumi”. Arazzi fiamminghi del Cinquecento nei versi di Leonardo Colombino: astrologia e cosmografia nelle stanze di Bernardo Cles
Il saggio commenta alcuni versi del Trionfo Tridentino, il poemetto composto nel 1547 da Leonardo Colombino per eternare i festeggiamenti celebrati al Buonconsiglio in onore
di Carlo V vittorioso a Mühlberg. Una dispersa serie di arazzi fiamminghi di tema astrologico o cosmografico, descritta dal notaio poeta, viene discussa in rapporto alla originaria dotazione di arazzi nel Magno Palazzo e all’interesse per le stesse tematiche espresse nei cicli pittorici del castello. In questo quadro trova un preciso significato il rapporto intercorso tra Clesio e il celebre astrologo campano Luca Gaurico, mentre la perduta serie tessile evidenzia rilevanti nessi con l’affermazione, negli anni trenta del secolo, di metafore geografiche e cosmografiche della potenza di Carlo V.
The paper comments on some verses of the Trionfo Tridentino (Tridentine Triumph), the poem composed in 1547 by Leonardo Colombino to immortalize the festivities that were celebrated at the Buonconsiglio in honour of Charles V, who had won the battle at Mühlberg. A scattered series of Flemish tapestries with astrological or cosmographic themes, which are described by the poet, is discussed in relation to the original set of tapestries which equipped the great Palace and to the interest in the same topics in the pictorial cycles of the Castle. In this context, the relationship between Clesio and the famous astrologer Luca Gaurico plays a crucial role, while the lost textile series highlights important links with the use of geographic and cosmographic metaphors to celebrate the power of Charles V.

Greta Benedetti, Tommaso Rues (1636-1703). Uno scultore tirolese nella Venezia del Seicento
Il saggio, che prende le mosse dalla tesi di laurea dell’autrice, indaga la personalità artistica di Tommaso Rues, solo recentemente accolto dalla critica tra i maggiori scultori a Venezia nella seconda metà del Seicento. Il profilo è tracciato partendo dalla formazione nella città natale di Brunico assieme al padre e prosegue con l’arrivo in laguna, dove Tommaso fu messo a bottega da Giovanni Hach, che lo formò come intagliatore. Ispirato dall’opera di Giusto Le Court e Melchior Barthel il Rues si dedicò ben presto alla scultura in pietra, assimilando il linguaggio dei due celebri artisti e approdando a una maniera del tutto personale, dagli esiti qualitativamente differenti. Se ne presentano qui le principali opere e si propone una scultura inedita del figlio Paolo, attivo nella bottega paterna.
The essay, which originates from the author’s thesis, investigates the artistic personality of Tommaso Rues, who has only been recently recognized by critics as one of the leading sculptors in Venice in the second half of the seventeenth century. The article takes into exam Rues’s training in his hometown Brunico together with his father and his subsequent activity in Venice, where he worked as a sculptor in Giovanni Hach’s workshop. Inspired by the work of Giusto Le Court and Melchior Barthel, Rues soon devoted himself to sculpture in stone, assimilating the language of the two famous artists, which he reworked in a very personal manner producing different results. The essay illustrates the artist’s main achievements and presents an unpublished sculpture of his son Paul, who was active in his father’s workshop.

Stella Fava, La forza del destino prima di Verdi. La collaborazione tra Vincenzo de Lutti e Antonio Somma
L’articolo indaga la collaborazione tra il musicista e compositore trentino Vincenzo de Lutti (1832-1896) e il poeta Antonio Somma avviata verso la fine degli anni Cinquanta
dell’Ottocento per la realizzazione di un melodramma, poi rimasto incompiuto, tratto del dramma Don Alvaro o la fuerza del sino dell’autore spagnolo Angel de Saavedra duca di Rivas. Il lavoro di indagine prende avvio dall’analisi di documenti epistolari inediti che, benché frammentari, consentono di approfondire i primi anni della carriera del giovane artista e i suoi contatti negli ambienti culturali milanesi, dove egli è introdotto dall’amico e protettore Andrea Maffei. I dati emersi forniscono infine nuovi e interessanti elementi per uno studio della fortuna in Italia dell’opera di Angel de Saavedra nonché per un approfondimento della genesi della Forza del destino di Giuseppe Verdi, opera composta solo qualche anno più tardi per il Teatro imperiale di Pietroburgo.
The article explores the collaboration between the Trentino musician and composer Vincenzo de Lutti (1832-1896) and the poet Antonio Somma. Towards the end of the 1850s, the two artists started to work together for the realization of a melodrama, which in fact remained unfinished and had been drawn from the drama Don Álvaro o la fuerza del sino, written by the Spanish author Angel de Saavedra, Duke of Rivas. The essay opens with an analysis of unpublished epistolary documents that, although fragmentary, enable us to know more about the early years of the career of the young artist and his contacts in the cultural circles of Milan, where he was introduced by his friend and patron Andrea Maffei. The findings provide us with new and interesting elements for the study of the success of the work of Angel de Saavedra in Italy and for a deepening of the genesis of Giuseppe Verdi’s opera Forza del destino, which was composed only a few years later for the Imperial Theatre of St. Petersburg.

Mauro Zazzeron, Aggiunte al catalogo di Umberto Moggioli e qualche considerazione sulla ritrattistica del primo decennio del secolo
Il presente contributo si propone di offrire – attraverso l’esempio di alcune opere inedite e di altre invece già note, tutte realizzate entro i primi tre lustri del secolo – un particolare spaccato della produzione del pittore trentino Umberto Moggioli: la sua attività di ritrattista, più legata alle dinamiche della committenza e che finora ha goduto di minor credito presso la letteratura critica e il pubblico degli appassionati. L’analisi di una parte dei dipinti scalati tra il 1904 e il 1913 è spesso condotta tenendo conto delle testimonianze scritte. Si alternano così ritratti accomunati da medesime caratteristiche d’impianto e stilistico-formali (date soprattutto dal taglio dell’inquadratura e dallo sfondo) o che ben si inseriscono nel clima di fiducia e di benessere proprio della Belle Époque, dominato dal gusto borghese, e altri che invece tradiscono la volontà di aggiornamento sulla ritrattistica coeva del prefuturista Boccioni o sulle ricerche di alcuni protagonisti del divisionismo romano (Arturo Noci).
The article aims to highlight a particular period of Umberto Moggioli’s creations through some unpublished works and other known ones of this painter. The period demostrates how the dynamics of his relationship with his clients, has not been up to now fully appreciated. The analysis of the paintings, dating between the years 1904 and 1913, was made possible thanks to documented evidence. It has been possible to retrieve some portraits that were lost, thanks to the letters that Moggioli sent to his relatives. The styles of these portraits alternate such in a harmonius way that they express, on one hand the positivity of the Middle Classes (typical of the Belle Époque) and on the other hand, his experimental research style that reflects the work of the pre-futurist painter Boccioni and the roman divisionist Arturo Noci.

Danilo Curti, Carlo Martinelli, Luigi Serravalli, Luigi Serravalli: un ricordo a cento anni dalla nascita
A cento anni dalla nascita la rivista Studi Trentini. Arte propone il ritratto di uno dei protagonisti più vivaci ed esuberanti della vita artistica e culturale nel Trentino Alto Adige del Novecento riprendendo anche un articolo poco conosciuto riservato al cinema nella nostra regione. Lasciando a un futuro emotivamente più distaccato il compito di un profilo accademico, le memorie qui evocate intendono richiamare il suo indimenticabile carattere disinvolto ma acuto nei confronti di una cultura mai separata dalla vita quotidiana.
One hundred years after the birth of Studi Trentini. Art, the magazine offers a portrait of one of the most lively and exuberant protagonists of the artistic and cultural life in Trentino Alto Adige. Among others, the magazine presents an article devoted to the cinema in our region. The memories evoked by the magazine reveal a tight and vital interrelation between culture and everyday life, a combination that scholars may decide to explore in a more detached way in the future.