Denno,  10 novembre 1859 – Denno, 5 aprile 1945

Nacque il 10 novembre 1859 a Denno, in val di Non; compiuti gli studi presso il Seminario vescovile di Trento, nel luglio del 1884 fu ordinato sacerdote e inviato a prestare servizio di cura d’anime dapprima a Vermiglio, poi, dal 1886, a Baselga di Pinè e in seguito a Cavedago. A queste brevi esperienze seguì l’incarico di priore della chiesa di San Martino a Trento, che egli assunse nel gennaio del 1892 e mantenne per oltre cinquant’anni.

Insediato in un piccolo quartiere popolare, don Weber entrò così in contatto con la vivace atmosfera della città, unendo le sue energie a quelle del movimento cattolico che in quegli anni prendeva forma grazie alla leadership del futuro vescovo Celestino Endrici (1866-1940) e di Guido de Gentili (1870-1935), da poco rientrati in diocesi dopo aver completato gli studi a Roma. Muovendosi sulla scia segnata dal pontificato leonino, il movimento scosse dall’interno i moduli tradizionali della Reichskirchetridentina, dotandola di un fortissimo radicamento sociale e sviluppando un’organizzazione moderna e capillare. L’attività di ricerca storica di don Weber trovò stimolo in tale contesto, nei primi anni del nuovo secolo, in piena consonanza di intenti con il monito lanciato da un giovanissimo Alcide De Gasperi in uno dei suoi primi interventi pubblici, al Congresso dell’Associazione universitaria cattolica di Mezzocorona (21 settembre 1901): “Non trascuriamo nella nostra educazione i sussidi dell’arte le correnti moderne della vita. E soprattutto studiamo, studiamo molto”.

A raffinare la penna del sacerdote noneso è inizialmente l’esercizio di un’attività pubblicistica mai scissa da “un’instancabile missione sociale e patriottica”, come avrà a rilevare Giovanni Ciccolini all’indomani della sua morte: un connubio ideale che pur attraversando stagioni diverse caratterizzerà la sua intera produzione. Nel 1901 fu chiamato alla direzione della “Rivista tridentina”, il periodico culturale nato l’anno precedente su impulso di Celestino Endrici e pubblicato dall’Associazione universitaria cattolica trentina (conservò la direzione fino al 1912, quando gli subentrò Emilio Chiocchetti). Nel 1905 iniziò una significativa collaborazione con il settimanale “L’amico delle famiglie” e, soprattutto, ideò un annuario di larga circolazione, la“Strenna trentina”, che diresse fino al 1921. Tale pubblicazione che rivela il significato anche pastorale dell’impegno storiografico di don Weber. La “Strenna trentina” nacque infatti come sussidio tecnico rivolto alla popolazione rurale, che in essa poteva trovare strumenti quali il calendario lunare, i tempi di semina e le date di fiere e mercati, cui però venivano affiancate riflessioni di cultura generale. Sotto il rassicurante pseudonimo di fra Martino, don Weber trovò così il canale per portare all’attenzione di un pubblico non intellettuale brevi notizie e aneddoti di carattere storico, immagini emblematiche e piccoli componimenti poetici capaci di contribuire alla formazione dell’opinione pubblica dei cattolici trentini. All’inizio degli anni Venti la pubblicazione raggiungeva oltre 10.000 lettori.

La “buona stampa” popolare e la capacità di divulgazione culturale di Weber diventarono così un’arma nella contesa ideologica che opponeva i cattolici alle forze politiche laiche, liberali e socialisti. Nell’attenzione che egli dedicava allo studio del patrimonio storico e artistico delle valli trentine, negli attenti resoconti su I rinvenimenti archeologici di Sanzeno (1903), nei suoi saggi su Gli stemmi dei vescovi e p. di Trento (1907) si intravede lo sforzo di contribuire alla definizione di uno spazio culturale trentino coerente con gli indirizzi ideali del movimento cattolico trentino e capace di opporsi tanto agli eccessi del radicalismo anticlericale quanto alle propagande germanizzatrici, attraverso la presentazione di un’identità trentina imperniata su una declinazione regionale dell’appartenenza nazionale e su un’antica tradizionale confessionale. La sua sensibilità storica era tendenzialmente ottocentesca e attribuiva grande importanza alle fonti d’archivio e alla puntuale ricostruzione di vicende minori, di rilievo perlopiù locale. Con severo rigore metodologico, don Weber si dedicava a restituire all’attenzione pubblica tratti del tutto inediti della storia delle vallate trentine, anteponendo il gusto per carotaggi archivistici minuziosi e circoscritti alla pretesa di una maggiore sistematizzazione dei saperi acquisiti entro più complessi quadri di contesto.

Nel primo dopoguerra il suo lavoro storiografico si precisò attraverso il confronto avviato nel 1919 in seno alla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, di cui fu tra i principali promotori. Mentre i suoi interessi piegavano verso ricerche di carattere storico-artistico, i suoi scritti tendevano a trovare una destinazione editoriale più matura, finendo spesso su “Studi Trentini”, la rivista della Società. Nel 1920 Weber divenne anche socio dell’Accademia degli Agiati di Rovereto. Queste esperienze associative ebbero un peso nel determinare l’allargamento dei suoi orizzonti di ricerca, che pur vincolati ai criteri metodologici tradizionali si aprirono all’interesse per le discipline ausiliarie. Tra gli studi principali vanno citati I maestri di grammatica a Trento fino alla venuta dei P.P. Gesuiti (1920), i saggi dedicati alla storia della condizione servile in Trentino e le numerose ricerche a sfondo storico-artistico. Complessivamente, la sua produzione negli anni Venti si accordò però alla tendenza generale della storiografia trentina che, esaurita la sua funzione prebellica legata alla questione nazionale, dopo un’inziale fase di entusiasmo ricostruttivo finì per sbiadirsi nel confronto con il clima culturale portato dall’affermazione del fascismo. Il ripiegamento nel culto delle memorie patrie, per la minuzia erudita, toponomastica e glottologica, così come l’allargamento degli orizzonti cronologici verso un passato più lontano, possono interpretarsi come una reazione ai crescenti rischi di strumentalizzazione cui era esposta l’attività della comunità degli storici trentini. Pur entro gli angusti spazi concessi dal regime, Weber prosegì la sua collaborazione con la stampa diocesana e, in particolare, con il settimanale Vita Trentina, che dal 1926 divenne il solo organo di stampa dei cattolici trentini. In quegli anni la corrispondenza con Alcide De Gasperi rivela la diffidenza che il priore di San Martino manteneva nei confronti del fascismo.

Negli anni Trenta Weber, oltre a riassumere gli esiti della sua vasta produzione in alcune significative monografie dedicate agli Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), a Le chiese della Val di Sole (1936) e a Le chiese della Valle di Non (1937-1938), scrisse numerosi altri contributi specialmente d’ambito storico-artistico. Degna di menzione è anche la collaborazione al prestigioso repertorio Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, per il quale tra 1930 e 1942 compose una decina di voci. Alle varie cariche diocesane ricoperte negli anni, nel 1933 si aggiunge quella di canonico onorario e nel 1942 quella di Commissario diocesano per le biblioteche e gli archivi.

Quando, durante la Seconda guerra mondiale, la sua parrocchia venne bombardata, dovette lasciare San Martino per rifugiarsi a Denno, presso la sua casa natale, dove morì il 5 aprile 1945.

L’archivio personale, conservato a Trento presso la parrocchia di San Martino, è andato in buona parte perduto in occasione dell’alluvione del 1966. I documenti rimasti sono ora conservati presso la Biblioteca provinciale dei padri Cappuccini e comprendono appunti, materiali a stampa, regesti, corrispondenza, documenti di varia natura. Inoltre, presso l’archivio parrocchiale di Denno è conservato materiale preparatorio delle sue ricerche.

 

Opere principali (in ordine cronologico)

  • Vita del Beato Stefano Bellesini agostiniano da Trento, Trento, Comitato diocesano, 1904.
  • Artisti trentini ed artisti che operarono nel Trentino, Trento, Artigianelli, 1933.
  • I vescovi suffraganei della chiesa di Trento, Trento, Ardesi, 1932.
  • Memorie del Borgo e del Priorato di S. Martino in Trento, Trento, Artigianelli, 1934.
  • La Pieve di Denno e le sue chiese filiali, Trento, Artigianelli, 1935.
  • L’abazia benedettina di S. Lorenzo a Trento, Trento, Ardesi, 1936.
  • Le chiese della Val di Sole nella storia e nell’arte, Trento, Artigianelli, 1936.
  • Le chiese della Valle di Non nella storia e nell’arte, Trento, Artigianelli, 1937-38.
  • Il Concilio di Trento, Trento, Artigianelli, 1943.

 

Bibliografia su Simone Weber (in ordine cronologico)

  • Giovanni Ciccolini, Mons. Simone Weber, in “Archivio Veneto”, 75 (1945), pp. 298-316 (con Bibliografia degli scritti, a cura di Bruno Emmert).
  • Bonfiglio Marcolla, Mons. Simone Weber: un illustre storico, in “Montanara”, 1946, p. 79.
  • L’eredità culturale di Simone Weber (1859-1945). Atti della giornata di studi. Denno, 14 novembre 2009, a cura di Roberto Pancheri, Trento, Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 2010.
  • Maurizio Cau, Simone Weber, in Per il popolo trentino. Protagonisti del movimento cattolico a inizio Novecento, a cura di Alfredo Canavero, Andrea Leonardi, Giuseppe Zorzi, Trento, Fondazione Museo Storico del Trentino, 2014, pp. 323-333.

 

Marco Odorizzi